il Tacco di Bacco

Io e te di Bernardo Bertolucci, la recensione

Io e te di Bernardo Bertolucci, la recensione
Se si prende un romanzo di uno scrittore abile e sensibile, qual è Niccolò Ammaniti e si da’ in mano ad uno dei più grandi registi viventi, qual è Bernardo Bertolucci, non si può che aspettarsi un capolavoro. “Io e te” è stato presentato fuori concorso a Cannes lo scorso maggio 2012, ed è uscito nelle sale italiane questo autunno senza tradire le aspettative degli appassionati. La storia è pressoché quella del romanzo di Ammaniti, che ha partecipato alla sceneggiatura: Lorenzo è un ragazzo di 14 anni in cura dall’analista, che gli diagnostica un disturbo narcisistico della personalità. Lorenzo, cioè, non ha bisogno di nessuno, preferisce la solitudine e le uniche persone a cui esprime affetto sono i genitori e la nonna, che lo credono in settimana bianca mentre in realtà il ragazzo si è esiliato volentieri nella cantina del suo palazzo con i suoi fumetti, la sua musica e un formicaio. A scombinare i suoi piani arriva la sorellastra ventenne ed eroinomane, Olivia. I due trascorreranno la settimana di isolamento insieme, dapprima forzatamente, poi iniziando ad aiutarsi vicendevolmente, e infine, arrivando a stringere un forte legame. Solo un maestro come Bertolucci poteva rendere estremamente poetica e naturale una storia ambientata in una cantina con due attori emergenti, Jacomo Olmo Antinori e la catanese Tea Falco. La cantina è un posto angusto ma sicuro, dove Lorenzo/Jacopo, si sente finalmente libero di poter essere, senza sentire la pressione della socializzazione ad ogni costo, che la madre, interpretata da Sonia Bergamaschi si augura. Ma in quel rifugio, in quell’Io chiuso e inaccessibile, irrompe Olivia/Tea, rumorosa e spavalda, quanto fragile quando è in crisi d’astinenza. Non siamo stati, forse, un po’ tutti Lorenzo? Senza entrare nel patologico, chi non ha avuto paura di affrontare la vita a 14 anni, soprattutto oggi, che gli equilibri mondiali e le vicende economiche ci scippano il futuro, togliendoci le speranze? E poi arriva Olivia, a dirci che lei tuttavia è ancora qui, a dirci che forse si può fare meglio, a dare coraggio a quel Lorenzo che non sorride mai, a ricordarci che quell’Io senza il Te non esiste. La vera chicca poi è la colonna sonora in cui domina il brano “Space Oddity” che David Bowie ricantò in italiano nel 1970 su un testo di Mogol, “Ragazzo solo, ragazza sola” e che il regista inserisce abilmente nel film, creando una sequenza indimenticabile. Bertolucci non può non dedicare questa piccola opera d’arte, senza tempo, al fratello Giuseppe scomparso pochi mesi fa e lascia aperto il finale, al contrario del romanzo, perché nessuno sa come andrà, ma bisogna provarci comunque a uscire da quella cantina e ad affrontare il mondo. Una curiosità: le fotografie di Olivia sono realmente opere dell’attrice Tea Falco. Angela Maria Centrone

11/11/2012 14:40
Angela Maria Centrone

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