il Tacco di Bacco

A Palazzo Ducale l'unica rappresentazione scenica mondiale di Giovanna D'Arco nell'anno delle celebrazioni del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi

A Palazzo Ducale l'unica rappresentazione scenica mondiale di Giovanna D'Arco nell'anno delle celebrazioni del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi
Quest’anno ricorre il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi e tutto il mondo della lirica celebra il compositore riproponendo le sue opere. Per l’occasione il Festival della Valle d’Itria, nella sua trentanovesima edizione, ha scelto un’opera che fa parte del repertorio verdiano cosiddetto “giovanile”: Giovanna D’Arco, un lavoro poco rappresentato, più che altro per le difficoltà sceniche e interpretative, poiché in realtà molto apprezzato da pubblico e critica. La prima rappresentazione di Giovanna D’Arco risale al 15 febbraio 1845, presso il Teatro della Scala di Milano. All’epoca la critica espresse poco entusiasmo, al contrario del pubblico che apprezzò molto, tanto che in breve tempo Giovanna D’Arco fece il giro d’Italia e oltrepassò anche le Alpi, in particolare fu applauditissima nel Theatre des Italiens di Parigi. La particolarità di quest’opera è data innanzitutto dalla spettacolare overture iniziale, che simboleggia appunto la guerra dei cent’anni in corso, che vede i francesi soccombere in favore dell’esercito inglese. Il Delfino di Francia, Carlo VII, è ormai rassegnato a deporre le armi, ma come tutti sappiamo la Pulzella D’Orleans giungerà in suo aiuto dando una svolta alla battaglia e permettendo a Carlo di sedere sul suo trono. Nel libretto di Temistocle Solera, dove si fondono storia e fantasia, nasce una storia d’amore tra Giovanna e Carlo, osteggiata dal padre di lei, Giacomo, il quale crede che la figlia si sia venduta l’anima al demonio e in un primo momento la denuncia agli inglesi, ma poi, prima che la brucino sul rogo, si pente e la libera. Nel libretto di Solera, contrariamente alla realtà, Giovanna D’Arco muore coraggiosamente in battaglia e infine viene accolta al cielo dalla Madonna, a dimostrazione che la sua era una missione divina, nonostante il forte conflitto interiore che la protagonista vive durante il corso della storia: divisa tra l’amore per la patria, l’amore per Carlo e la devozione per il padre. A impersonare la Santa-Guerriera qui al Festival della Valle d’Itria, una delle cantanti liriche del momento, l’australiana Jessica Pratt, con lei sul palcoscenico del Palazzo Ducale, il tenore Jean-Francois Borras e il baritono Julian Kim. I tre cantanti, di una bravura eccezionale, hanno nettamente dominato la scena, a scapito di una regia silenziosa, statica, un po’ troppo di contorno. Fabio Ceresa, giovane e promettente regista, è stato schiacciato probabilmente da una rappresentazione alquanto difficile, infatti nel libretto ci sono le visioni di Giovanna, che sono stata ben rappresentate dai danzatori, una foresta e un rogo, che sono ovviamente suggeriti, in quanto la messa in scena sarebbe stata onerosa e probabilmente esagerata. In quest’opera la musica domina, l’Orchestra d’Italia, diretta dal Maestro Riccardo Frizza, e i tre interpreti principali rapiscono il pubblico, a scapito di un allestimento scenico senz’infamia e senza lode. Eppure il coro onnipresente sul palcoscenico poteva essere gestito in maniera più dinamica. Ceresa non sbaglia ma non eccelle, forse delude un po’ chi aveva assistito all’Orfeo dello scorso anno, che però bisogna precisare, era tutta un’altra storia e ci auguriamo che il giovane regista torni a sorprenderci l’anno prossimo a Martina Franca, perché il suo è sicuramente un apporto di innovazione, qualità e talento all'interno di questo Festival. Una curiosità: quella di Palazzo Ducale è l’unica messa in scena di Giovanna D’Arco in quest’anno di celebrazioni verdiane mondiale, l’unica eccezione è un’esecuzione sotto forma di concerto a Salisburgo. Angela Maria Centrone

31/07/2013 13:59
Angela Maria Centrone

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