il Tacco di Bacco

Quinto Potere, esce il film su WikiLeaks

Quinto Potere, esce il film su WikiLeaks
Il 24 ottobre uscirà al cinema Il Quinto Potere, storia che intende rappresentare quella dei rapporti tra Julian Assange e il suo portavoce Daniel Domscheit-Berg, un flash sul fondatore di Wikileaks. Pubblichiamo in esclusiva degli estratti della postfazione di "Inside WikiLeaks - La mia esperienza con Julian Assange nel sito più pericoloso del mondo", il libro scritto da Daniel Domscheit-Berg per Marsilio editore: Dopo l’uscita di Inside WikiLeaks nella mia vita ci sono naturalmente stati dei momenti in cui mi sono domandato se raccontare questa storia fosse stata la decisione giusta. [...] Ma l’ho fatto per due motivi, che valgono oggi come allora. Uno è di natura personale: avevo bisogno di sfogarmi parlando di quella parte della mia vita. L’altro è legato al fatto che in generale ritengo importante dare il mio contributo alla verità, specialmente quando riguarda eventi da cui si possono trarre insegnamenti per il futuro e che possono aiutare a comprendere meglio tanto il passato quanto il presente. [...] Parte delle accuse erano così assurde da lasciarmi spesso senza parole. Voglio dire, come fai a dimostrare che non lavori per la polizia, la CIA o l’FBI? È difficile che io riesca a farmi rilasciare un documento in cui si attesta che non sono sul loro libro paga. Sono stato addirittura da un notaio per depositare una dichiarazione giurata. (Il che si è rivelato un semplice spreco di denaro ed è stato il più inutile di tutti i miei tentativi di convincere della mia buona fede chi mi attaccava.) Essere continuamente accusati da un gruppo di persone di aver cooperato con dei poteri occulti è una sensazione molto strana. Nel giro di poco tempo non ti viene più in mente nulla di tutto ciò che potresti controbattere. In un mailing che da allora viene costantemente citato, Julian non solo accusa me di contatti con l’FBI, ma sostiene addirittura che mia moglie collabori con la CIA. Avrebbe anche sentito dire che al nostro matrimonio ci sarebbe stata la fidanzata di un agente del Mossad. Si potrebbe pensare che le accuse di appartenenza a quattro o cinque servizi segreti siano così assurde, da risultare incredibili per chiunque. Ma ancora oggi Anke e io continuiamo a doverci confrontare con quelle voci diffamanti. Poche settimane fa, quando si è saputo che uno dei migliori amici “pro tempore” di Julian è stato un informatore dell’FBI, mi è quasi venuto da ridere. Persino il Sedicenne, come l’abbiamo chiamato nel libro e su cui ci sono state così tante polemiche, è stato una spia di quart’ordine dell’FBI, assoldato per cinquemila dollari e per un certo periodo scelto da Julian come persona più importante della chat. Piccola ironia della sorte: il film della Dreamworks inizia proprio con la scena in cui Julian è in auto con quel super-agente. In quel momento io lo chiamo sul cellulare e Julian dice al Sedicenne: “Riattaccagli in faccia!” [...] Tutto quel frastuono mediatico e quelle dicerie mi hanno così snervato, che a un certo punto ho staccato la spina. Mi scuso di essermi sottratto al dibattito pubblico. Ma non sono né un’istituzione, né un rappresentante eletto dal popolo e ho bisogno del mio tempo per i progetti che ritengo sensati e importanti. Ho la sensazione di aver scelto la strategia giusta. Pian piano, sembra che l’opinione di tizio o caio su questa faccenda inizi a cambiare. In ogni caso noi andremo avanti senza clamore con il progetto OpenLeaks. [...] ho la sensazione che in un questo momento ci sia ancora una piccola finestra temporale in cui avremmo la possibilità di difendere la libertà nella nostra società e sottrarla dalle grinfie di uno Stato di polizia. Io e parecchia altra gente lottiamo da anni per questo, ma ora c’è la possibilità che molte più persone comprendano il problema e le sue pericolose conseguenze. Finalmente non siamo più considerati dei paranoici, grazie a Snowden è provato nero su bianco che siamo tutti sorvegliati da servizi segreti ormai fuori controllo. [...] Personalmente, vedo le piattaforme tecniche come WikiLeaks, OpenLeaks e altre, innanzitutto come complementari rispetto ai canali tradizionali. Tali piattaforme forniscono una nuova via a tutti coloro che vogliono divulgare notizie relative a comportamenti illegali, inclusi quelli – e sono la stragrande maggioranza – che desiderano farlo, ma non possono o non vogliono affrontare la NSA o un apparato di sorveglianza analogo. [...] Nel film, Julian è interpretato da Benedict Cumberbatch, che per l’occasione ha imparato a parlare con un perfetto accento australiano. Ero affascinato da come è riuscito a calarsi nel ruolo. Poi, durante le riprese a Berlino, quando quel Julian “di una volta”, un tipo dinoccolato, con i capelli lunghi e la camicia bianca, è entrato nel mio campo visivo, per un attimo sono rimasto di stucco. All’improvviso tutto era di nuovo lì, presente, tanto più che ci trovavamo nel BCC di Berlino, il luogo dove si erano tenuti i congressi del CCC nel 2008 e 2009, un set cinematografico assolutamente autentico. Era una sensazione davvero curiosa. [...] La lista delle cose che andrebbero cambiate nel film è sicuramente lunga. Per esempio è quasi ridicolo che tra noi comunichiamo con un telefono criptato, ma poi alcune conversazioni importanti avvengano su Skype. Il fatto che io venga descritto come solitario e violento distruttore di WikiLeaks invece non mi fa affatto ridere. [...] Il potenziale delle vecchie rivelazioni è ben lungi dall’essere stato indagato a fondo, anche se oggi se ne parla meno. Gli studiosi stanno avviando solo ora i primi progetti di ricerca. Inoltre, per quelle rivelazioni vale lo stesso discorso fatto per le rivelazioni di Edward Snowden e per quelle sui paradisi fiscali: spesso si tratta di accuse che erano già nell’aria, ma finalmente ora ci sono delle prove convincenti. E questo cambia tutto. Lo si è scritto spesso anche a proposito della Primavera Araba: che si trattasse di regimi corrotti e senza scrupoli, le popolazioni arabe lo sapevano già. All’improvviso però è stato possibile provare quelle accuse. Una cosa del genere conferisce alla rabbia latente la sostanza necessaria per diventare una resistenza attiva. Daniele Milazzo

08/10/2013 11:33
iltaccodibacco.it

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