Compagnia Nest
"Love Bombing"
Scritto e diretto da
Giuseppe Miale di Mauro
con
Gennaro Di Colandrea / L’Ergastolano
Giuseppe Gaudino / Il Falco
Stefano Jotti / L’Avvocato
Adriano Pantaleo / ‘O Guaglione
Giampiero Schiano / Il Mujahideen
Andrea Vellotti / Il Pediatra
LOVE BOMBING
Perché Love Bombing? Perché parlare di Stato Islamico, di jihad, di resistenza, di sopravvivenza?
Partiamo col dire che il collettivo Nest ha nel suo dna utilizzare il teatro come mezzo artistico per denunciare con feroce concretezza le malattie di cui è affetta la nostra società, con un occhio sempre vigile sulle problematiche universali di un mondo, geograficamente parlando, sempre più in difficoltà. Tenta di esprimere attraverso il linguaggio teatrale, un deciso dissenso verso chi cova il desiderio di lobotomizzare la massa per indurla più facilmente al proprio tornaconto personale.
L’attenzione all’attualità, alla cronaca, alle problematiche che attanagliano il nostro spazio vitale e creativo, sono da sempre spunto di riflessione per il collettivo Nest, e molto spesso diventano gli argomenti degli spettacoli che si decide di portare in scena. Sottoporli all’attenzione di un pubblico che ha voglia di sapere, di scoprire, di riflettere, di accendere la luce su quello che troppo spesso è volontariamente tenuto al buio da altri mezzi di comunicazione, diventa per noi una mission cui tendiamo, linfa vitale che ci fa sentire in grado di toccare l’animo umano troppo spesso costretto ad assopirsi difronte al “niente” proposto.
Ecco, la messa in scena di LOVE BOMBING va esattamente e precisamente in questa direzione, un progetto che punta il faro su quella che è la minaccia dello Stato Islamico, ma soprattutto immagina quello che potrebbe essere in futuro. Utilizzando il teatro come luogo di ragionamento e approfondimento, immaginando quello che non c’è ma che potrebbe esserci. Sperando di aver francamente toppato qualsiasi tipo di previsione.
Collettivo Nest (Napoli est Teatro)
Il Testo
«…Finora, comunque, in base a tutto quello che si sa sull’ISIS e sulla sua capacità militare, non rischiamo la distruzione di massa. La rischieremmo se lasciassimo diventare il Califfato molto più potente di quello che è ora.»
In questi ultimi tempi leggo e sento parlare di Stato Islamico un po’ dappertutto, tant’è che ho approfondito l’argomento guardando documentari, leggendo interviste, articoli di giornale, non ultimo ho letto un articolo, appunto, che si chiudeva proprio come ho riportato in corsivo sopra. Così ho partorito l’idea di scrivere per il teatro qualcosa che parlasse di tutto ciò. Mi sono domandato in che modo farlo e, come sempre, mi è venuto incontro il teatro. Ho immaginato che il mondo abbia fatto diventare il califfato molto più potente di quello che è ora, e che i Mujahideen stanno conquistando tutto sterminando chiunque non sia musulmano. Un nuovo genocidio, e come tale, non diverso da quelli passati. Le strade, i palazzi, le case, i musei, gli ospedali, tutto non appartiene più ai legittimi proprietari, ma ai militari jihadisti che conquistano, saccheggiano, uccidono. Un gruppo di cinque uomini, si ritrova a sfidare il destino nascondendosi in un bunker di fortuna e resiste provando a combattere quella che agli occhi dei protagonisti pare la fine del mondo. L’esercito è crollato, così come la Marina e l’Aeronautica, nessuno più è in grado di difendere la popolazione. Le voci circolano e pare che il Papa sia stato decapitato in Piazza San Pietro, le comunicazioni sono interrotte, le famiglie separate, il cibo scarseggia, così come i medicinali e i generi di prima necessità. Se non è la fine del mondo, poco ci manca. I sei uomini resistono, si uniscono, si fanno forza, finché uno del gruppo riesce a catturare un Mujahideen e decide di portarlo nel bunker per torturalo e vendicarsi di tutto il male che stanno facendo. È questo l’episodio che scatenerà un acceso dibattito e porterà i cinque personaggi a scegliere tra quello che erano e quello che sono diventati. L’idea che ne viene fuori è che si sono formati due eserciti, uno dentro il bunker e uno fuori, non dissimili tra loro. D’altronde c’è chi sostiene che la guerra sia insita nell’essere umano come la vita e la morte. La storia dei cinque superstiti al genocidio si chiude a sacco sulle vite individuali, ma ci sono sussulti in cui le singole esistenze spezzano la camicia di forza e inventano la propria libertà.
Giuseppe Miale di Mauro
http://napoliestteatro.com/lovebombi
ng.html
Sabato 23 maggio ore 21.00
Domenica 24 maggio ore 18.00
Prezzi
Intero - 12 €
Ridotto (under 25 e over 65) - 10€
Per info e prenotazioni:
info.teatronest@gmail.com
Tel. 3497818580 / 3382376132
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