Prendi una disperata compagnia di improbabili quanto miserabili attori di giro, un ricco signorotto locale innamorato della bella e giovane Bice che non sa essere la moglie del conte Tolentano, e ancora una doppia gravidanza inconsapevolmente scambiata e un solerte e troppo ingessato commissario di pubblica sicurezza alle prese con i debiti della sgangherata compagnia e con la complicata tresca amorosa! Ed eccovi servita la più classica delle commedie degli equivoci.
Opera tra le più note di Eduardo de Filippo, nata nel 1922 con il titolo di “Ho fatto il guaio? Riparerò!”, “Uomo e galantuomo”, questo il suo definitivo titolo dal 1933, sarà in scena il 10 e 11 aprile al Teatro Tatà presentata al suo vasto e affezionato pubblico, dalla Compagnia instabile Napolinscena.
Francesco D’Andria, come sempre assoluto protagonista, sarà Gennaro de Sia capocomico della scalcinata compagnia “la Eclettica” di cui fanno parte anche la sua donna Viola (Bettina Calcagno), Attilio (Mimmo Macrì) e la sua anziana madre (Michela Cera), Vincenzo (Sergio Tersigni) e in qualche modo anche Salvatore de Mattia fratello di Viola e classico “guappo” napoletano (Ciro Fornari). Moglie del Conte Carlo Tolentano (Martino Granaldi), la bella Bice (Simona Lezzi) croce e delizia dell’anziana madre Matilde (Margherita Buono). Altero, almeno quanto irritabile, il commissario Lampetti (Roberto Grande) con i suoi aiuti (Achille Zizzi e Antonio La Gioia). Infine, ma non per importanza, le due cameriere, quella dell’albergo la focosa Ninetta (Paola Langella) e quella di casa Tolentano la ”distratta” Assunta (Andreina Figuereo Ruiz).
Insomma, in scena un numeroso e affiatato gruppo di amici, prima ancora che di attori, guidati dalla regia di Ascanio Cimmino, che interpreterà anche il ruolo del ricco don Alberto de Stefano, tutti uniti da un denominatore comune: l’amore per il teatro di Eduardo che, ormai da tanti anni, mettono in scena sempre con la massima coralità e passione possibili.
Divertimento assicurato, quindi, grazie soprattutto ad un testo straordinariamente ricco di geniali quanto esilaranti trovate comiche e alla ricerca di personaggi divertenti, colorati, variegati che pescano in quella napoletanità cosi cara e naturale alla penna di Eduardo.
Naturalmente, sebbene classica commedia degli equivoci al limite della farsa, non possono non cogliersi anche in questa Uomo e galantuomo alcuni di quei temi cari al grande autore partenopeo. L’atavica lotta tra la miseria di chi tira a campare e la ricchezza che gioca con gli eventi e la vita delle persone. Il falso perbenismo nobil-borghese del Conte per il quale “…che non scoppi lo scandalo! Solo questo mi interessa!”. La sottile, irriverente censura eduardiana verso un teatro dell’improvvisazione e del pressapochismo che la mitica scena delle prove “…’nzerra chella porta!” esemplifica mirabilmente. O ancora il tema della pazzia, o meglio della finta pazzia, usata quale geniale stratagemma per confondere il marito tradito.
Insomma, come sempre nei lavori di Eduardo, anche in questo Uomo e galantuomo, si possono trovare i semi di innumerevoli creature teatrali che nascono o meno a seconda della lettura che lo spettatore sarà disposto a fare. In fondo, proprio come lo stesso commediografo napoletano amava dire dei suoi scritti: “Io scrivo per tutti, ricchi, poveri, operai, professionisti…tutti, tutti! Belli, brutti, cattivi, buoni, egoisti. Quando il sipario si apre sul primo atto di una mia commedia ogni spettatore deve potervi trovare una cosa che gli interessa!”.
Il 21 e 22 maggio Uomo e galantuomo sarà a Bari, ormai per il terzo anno consecutivo, all’interno della rassegna “In nome della prosa” organizzata dal Teatro Di Cagno.
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