da venerdì 6 Novembre 2015 a domenica 21 febbraio 2016
in mostra
Hayez in mostra a Milano
Arte e fotografia
Venerdì 6 novembre, Intesa Sanpaolo apre presso le Gallerie d’Italia – Piazza Scala, polo museale della Banca a Milano, Hayez, una grande mostra sul maggiore interprete in pittura del Romanticismo, curata da Fernando Mazzocca, con il coordinamento generale di Gianfranco Brunelli. Il catalogo sarà a cura di Fernando Mazzocca, con Cecilia Ghibaudi, Isabella Marelli e Francesca Valli.
Questo importante evento si colloca nell’ambito di Progetto Cultura, articolato programma di interventi promossi dalla Banca, ed è stato realizzato in collaborazione con le prestigiose istituzioni milanesi e veneziane intimamente legate alla storia del grande artista: l’Accademia di Belle Arti di Brera, la Pinacoteca di Brera e le Gallerie dell’Accademia di Venezia.
La mostra rappresenta la più completa e aggiornata esposizione monografica su Francesco Hayez (Venezia 1791 – Milano 1882), a più di trent’anni dall’importante rassegna milanese del 1983, e raccoglie in un’unica sede circa 120 tra dipinti e affreschi dell’artista, tra i quali i quattro della collezione Fondazione Cariplo esposti nella permanente dedicata all’Ottocento delle Gallerie di Piazza Scala, La morte di Abradate, realizzato nel 1813, Papa Urbano II sulla piazza di Clermont predica la prima crociata e Valenza Gradenigo davanti agli inquisitori, entrambi del 1835 e L'ultimo abboccamento di Jacopo Foscari con la propria famiglia, noto come I due Foscari, dipinto tra il 1838 e il 1840.
Il percorso segue una successione cronologica, ritmata dalla presenza degli autoritratti dell’artista, in mondo da rievocare insieme la sua vicenda biografica e il percorso creativo, dagli anni della formazione tra Venezia e Roma, ancora nell’ambito del Neoclassicismo, sino all’affermazione, a Milano, come protagonista del movimento Romantico. L’eccezionale sequenza di opere, tra cui capolavori più noti accanto ad altri presentati al pubblico per la prima volta, restituisce le esperienze di vita e d’arte di un autore in costante rinnovamento. Viene quindi confermata la grandezza del suo genio, tanto nella straordinaria padronanza dello stile e della tecnica - abile sia nella pittura a olio sia nell’affresco - quanto nella continua invenzione e rielaborazione dei temi iconografici prediletti.
Le diverse sezioni della mostra riflettono i mutamenti del clima culturale, storico e sociale di cui Hayez è stato un sensibile e versatile interprete, padrone di diversi generi come la pittura storica e il ritratto, la mitologia, la pittura sacra e un ambito allora di gran moda come l’orientalismo, sino a giungere alle composizioni – forse quelle più affascinanti e che più riflettono la sua indole di libertino – dove trionfa il nudo femminile, declinato in una potente sensualità che lo rende unico nel panorama del Romanticismo italiano e europeo.
Nell’esposizione assumono un particolare rilievo temi – dalla Malinconia alla Meditazione sino al celeberrimo Bacio, uno dei dipinti più riprodotti dell’intera storia dell’arte – risolti nella chiave di allegorie moderne per esprimere le attese e le inquietudini del Risorgimento, epoca di cui Hayez è stato, con Giuseppe Verdi e Alessandro Manzoni, il maggiore interprete, contribuendo insieme a loro a costruire l’unità culturale del nostro paese, ancora prima che questa divenisse politica. Di questi capolavori vengono messe a confronto le diverse versioni, come le due della Malinconia e in particolare - per la prima volta - le tre del Bacio.
Protagonista sullo straordinario palcoscenico della Milano romantica, oltre a rappresentarsi in molti autoritratti, Hayez ha inserito la propria immagine all’interno dei suoi quadri storici, dando le proprie sembianze a uno dei personaggi che rivolgono lo sguardo allo spettatore. Intendeva testimoniare, in questo modo, la sua partecipazione diretta alle vicende che aveva voluto rendere vive e attuali con un processo di immedesimazione che ricorda quello del melodramma, con cui la pittura di Hayez ha avuto un rapporto diretto.
La rassegna pone a confronto - grazie a prestiti eccezionali come quello della Maddalena canovina - la pittura di Hayez con la scultura del suo maestro e grande protettore, soprattutto negli anni romani del suo esordio, Antonio Canova, e con quella del suo seguace Vincenzo Vela, destinato a diventare il maggiore interprete del Romanticismo in scultura.
Questa mostra rappresenta l’occasione per la riconsiderazione e la rivalutazione della cultura figurativa del Romanticismo, grazie all’approfondimento degli studi sul pittore e alla considerazione di nuovi materiali. Si potranno infatti ammirare dipinti mai visti o non più esposti dall’Ottocento. Tra questi, dieci lunette che facevano parte di un ciclo di affreschi realizzati nel 1819 per decorare l’ufficio della Borsa di Venezia, che si trovava allora al pianterreno del Palazzo Ducale. L’insieme, che aveva suscitato l’ammirazione di Stendhal nel suo soggiorno a Venezia nel 1828, era costituito da quattordici lunette, di cui quattro sono andate perdute. Le restanti, distaccate e a lungo dimenticate nei depositi di Palazzo Ducale, sono state ora recuperate con un impegnativo restauro realizzato anche con il contributo di Intesa Sanpaolo.
La fama di Hayez, da subito affermatasi in Italia, in Austria e Germania, è oggi consacrata anche a livello internazionale da dipinti importanti entrati nelle collezioni private di tutto il mondo, oltre che dalle acquisizioni da parte di grandi musei stranieri, come il Louvre, la National Gallery di Londra, la National Galerie di Berlino, il Museo Nazionale di Budapest e le raccolte del principe di Liechtenstein a Vienna.
Il popolare autore del Bacio, nato a Venezia (ma il padre era di origine francese), ha contribuito in modo determinante al prestigio dell’Accademia di Belle Arti, di cui fu a lungo professore, e alla formazione della Pinacoteca di Brera. Anche per questo, oltre che per riconoscere il suo genio, Milano gli ha dedicato un monumento significativo, dove è rappresentato a figura intera, nella piazza a lui dedicata antistante al Palazzo di Brera. Si tratta di un onore che la città ha riservato soltanto a Leonardo, il cui monumento si trova in piazza Scala proprio di fronte all’ingresso delle Gallerie d’Italia. Sono stati così celebrati i due artisti, milanesi non di nascita ma di adozione, che provenendo da due città come Firenze e Venezia, capitali mondiali dell’arte e della bellezza, hanno fatto di Milano, con la loro presenza e le loro opere, una grande città d’arte.
Info di base:
La mostra sarà aperta dal 6 novembre 2015 al 21 febbraio 2016
Orari: da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30; giovedì dalle 9.30 alle 22.30
Francesco Hayez
Nasce l’11 febbraio a Venezia, da Chiara Torcellan di Murano e da Giovanni Hayez originario di Valenciennes, nel nord della Francia. La famiglia poverissima lo affida in adozione a uno zio antiquario che, avendone intuito la predisposizione per la pittura, lo vorrebbe far diventare un restauratore di quadri antichi.
Dopo aver frequentato per alcuni anni la vecchia e la nuova Accademia di Belle Arti di Venezia si trasferisce a Roma nel 1809, avendo vinto il concorso per il cosiddetto “pensionato”, un periodo di formazione in quella che era ancora considerata la capitale mondiale dell’arte. Protetto da Leopoldo Cicognara, il grande storico dell’arte Presidente dell’Accademia veneziana e amico di Canova, viene affidato al grande scultore che, apprezzandone subito le doti, lo segue con affetto e ne favorisce gli esordi.
Nel 1812 vince con il Laocoonte il primo premio al Grande Concorso di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Comincia a frequentare Gioacchino Rossini, di cui rimarrà amico per tutta la vita.
Dopo aver affrescato, su incarico di Canova, alcune lunette nella Galleria Chiaromonti - nei Musei Vaticani - dedicata a celebrare i meriti come protettore delle arti di Papa Pio VII, sposa la romana Vincenza Scaccia – da cui non avrà figli – e torna a Venezia dove è soprattutto impegnato, sino al 1820, nella decorazione di palazzi privati, del Palazzo Reale e dei locali della Borsa a Palazzo Ducale. Svolge questa attività, per cui prova però insofferenza, anche a Padova.
Dopo il travolgente successo ottenuto nel 1820 all’esposizione di Brera con il dipinto storico Pietro Rossi, considerato insieme con il Carmagnola (dalla tragedia di Manzoni) del 1821 il manifesto del Romanticismo in pittura, inizia in questa città la sua travolgente carriera come pittore storico e ritrattista. Accolto con favore nei salotti, nel 1823 si trasferisce definitivamente a Milano dove nel 1829 apre un grande studio in Contrada della Spiga.
Impegnato come professore di pittura all’Accademia di Brera, continuerà a esporre ogni anno con grande successo alle mostre organizzate dall’Accademia stessa, diventando molto richiesto dall’aristocrazia e dalla borghesia milanesi, e dai grandi collezionisti italiani e stranieri.
Nel 1833 inizia, su commissione di re Carlo Alberto, il monumentale dipinto La Sete dei Crociati, terminato solo nel 1850, per il Palazzo Reale di Torino dove è attualmente esposto.
Nel 1837 si reca a Vienna – da cui passerà a Monaco di Baviera – per presentare al nuovo imperatore d’Austria Ferdinando I il suo progetto per affrescare la grande volta della Sala delle Cariatidi in Palazzo Reale a Milano, che poi realizzerà velocemente nel 1838 durante il soggiorno del sovrano a Milano, per farsi incoronare in Duomo con la corona ferrea di re d’Italia. Nell’ occasione gli viene commissionato il dipinto Due Foscari destinato alla Galleria del Belvedere di Vienna.
Nel 1844 è a Napoli e a Palermo per preparare un quadro particolarmente impegnativo, anche per il suo significato patriottico, I Vespri Siciliani, terminato nel 1846 per il principe napoletano Ruffo di Sant’Antimo.
Frequenta Alessandro Manzoni e Giuseppe Verdi. È consulente del Teatro alla Scala.
Partecipa attivamente alle Cinque Giornate di Milano, per cui disegna anche una medaglia commemorativa e che ricorderà nel 1851 nel dipinto La Meditazione.
Nel 1855 alcune sue opere significative vengono inviate all’Esposizione Universale di Parigi.
Nel 1858 compie un secondo viaggio a Monaco, dove era già stato nel 1837.
Il Bacio, destinato a diventare la sua opera più famosa, viene esposto a Brera nel 1859 alla rassegna organizzata dopo l’ingresso a Milano di Vittorio Emanuele II e Napoleone III. Ne eseguirà altre due versioni, tra cui quella presentata con grande successo all’Esposizione Universale di Parigi del 1867.
Sempre nel 1867 espone a Brera i suoi due ultimi dipinti storici Gli ultimi momenti del Doge Marin Faliero e La Distruzione del Tempio di Gerusalemme. Destinati rispettivamente all’Accademia di Brera e a quella di Venezia, rappresentano il suo testamento spirituale.
Nel 1870 esegue, da una fotografia, il ritratto postumo di Gioacchino Rossini, scomparso due anni prima.
Carico di fama e di onori, muore a Milano nel 1882. L’amico Verdi invia un affettuoso messaggio di condoglianze alla figlia adottiva dell’ artista.
Milano, Gallerie d’Italia – Piazza Scala
Piazza della Scala 6
6 novembre 2015 – 21 febbraio 2016
Curatore: Fernando Mazzocca
Coordinamento generale: Gianfranco Brunelli
da venerdì 6 Novembre 2015 a domenica 21 febbraio 2016
Milano (Milano)
Gallerie d’Italia – Piazza Scala
da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30; giovedì dalle 9.30 alle 22.30
ingresso a pagamento
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