Guida all'ascolto
L’Adagio e l’Andante con variazioni – rispettivamente catalo- gati WoO 43/2 e 44/2 – per mandolino e pianoforte videro la luce nel 1796 durante il soggiorno di Beethoven a Praga, ed erano quasi certamente dedicati alla contessa Josephine con Clary-Aldringen, la quale si dilettava nello studio del mandolino. Come spesso accade per questi repertori cameristici, la loro destinazione privata con- finata ai salotti aristocratici e borghesi rendeva economicamente poco conveniente – se non priva di senso – la pubblicazione a stam- pa, ed è per questo motivo che entrambe le opere rimasero allo stadio manoscritto, almeno finché era in vita il compositore. Come si conviene a brani funzionali all’Hausmusik praticata da facoltosi dilettanti e giovani fanciulle di buona famiglia lo stile musicale è elegante, squisito e talvolta lezioso, tecnicamente non troppo faci- le (i due strumenti coinvolti hanno ruolo paritario) ma nemmeno virtuosistico. Gentile e garbato l’Adagio WoO 43/2, l’Andante WoO 44/2 è invece più brioso: al tema esposto inizialmente dal mandoli- no Beethoven fa seguire una serie di variazioni in cui gli strumenti sono protagonisti a turno.
Viene inoltre qui proposta in trascrizione l’incantevole ghirlanda di variazioni su Ein Mädchen oder Weibchen op. 66, origina- riamente concepita da Beethoven per violoncello e pianoforte e ba- sata sull’aria di Papageno dal Flauto magico di Mozart (il cui debutto era avvenuto sette anni prima, nel 1791). Di cifra ben distante dalle variazioni per mandolino WoO 44/2, in queste il compositore non si limita al primo e più scontato livello di trasformazione della me- lodia originale (ossia la semplice variatio di ritmo e ricombinazione del materiale motivico): nella III variazione il tessuto armonico che fa da sfondo al tema viene sostanzialmente stravolto, sorprendendo e frustrando non di poco le ‘certezze’ dell’ascoltatore. Arguta e iro- nica è la V variazione, ricca di ritmi puntati, e se nella VI i valori sono ancora più veloci e precipitosi, la VII ristabilisce il disteso clima delle conversazioni galanti dei salotti aristocratici settecenteschi. «Qua- si una marcia umoristica» (Luigi della Croce, Ludwig van Beethoven. La musica pianistica e da camera) è la variazione VIII, mentre nuove sorprese si hanno con la X e la XI in tonalità minore, vera e propria «inaspettata oasi romantica» (Luigi della Croce, idem); infine, la XII conclude il set ristabilendo tonalità maggiore e clima iniziale.
La Trio Sonata n. 1 BWV 525 di Johann Sebastian Bach nasce originariamente per organo solo, nonostante il nome convenzio- nalmente assegnato all’opera (Trio Sonata) suggerisca un organico più nutrito. La ragione di questa – solo apparente – incoerenza terminologica è dovuta alla stessa struttura compositiva del brano (e delle analoghe altre cinque sonate catalogate dal BWV 526 al 530): questo è infatti costruito intrecciando tre parti contrappun- tistiche indipendenti esattamente come avviene, ad esempio, nelle Invenzioni a tre voci, probabilmente riprendendo materiale e stile di precedenti sonate a tre risalenti al periodo bachiano di Cöthen e ad oggi purtroppo perdute. Significativamente il manoscritto autografo riporta il titolo Sechs Orgel-Trios für zwei Manuale mit dem obligaten Pedal (‘sei trii per organo a due tastiere e pedale obbligato’) confer- mando quindi la destinazione ideale dell’opera ad un solo esecutore all’organo o, come parte della ricerca musicologica suggerisce, al clavicembalo a pedali.
Come sovente accade nel caso delle opere di Bach la cui struttura contrappuntistica si sviluppa spesso in senso assoluto e indipen- dente – o meglio, non necessariamente dipendente – dalle caratte- ristiche peculiari dello strumento musicale impiegato, è possibile eseguire felicemente queste opere anche con altri organici (si pensi alla molteplicità di consort o soluzioni con cui si esegue l’Arte della fuga, o a quanto il repertorio del Kantor si presti nell’ambito del jazz), semplicemente mediante la ‘scomposizione’ del perfetto e ri- goroso intreccio contrappuntistico e assegnandone le varie voci ad altri strumenti, come nel caso del presente concerto, mantenendo intatta la mirabile grandezza dell’opera.
Di non frequente ascolto è poi la Fantasia op. 145 per chitarra e pianoforte di Mario Castelnuovo-Tedesco, compositore italiano di famiglia ebrea ancora relativamente poco studiato, emigrato negli Stati Uniti agli esordi della II Guerra Mondiale e in seguito impe- gnato anche nella composizione di colonne sonore a Hollywood, dove visse e operò fino alla morte. Inaugurata in un clima sognante e quieto, la Fantasia sembra aderire, benché molto più tarda (1950), agli stilemi che contraddistinguevano l’omonimo genere fin dal Ri- nascimento: libertà nella scelta dei tempi e soprattutto libertà nella giustapposizione di sezioni dal carattere fra loro contrastante, sen- za dover necessariamente fornire all’opera coerenza formale tra tutti i suoi movimenti. A passi in cui ritorna il tempo impiegato all’inizio si alternano così sezioni dal carattere Sempre mosso e fe- stoso, oppure passaggi in cui Castelnuovo-Tedesco dà la possibilità alla chitarra di sfoggiare la tecnica e la scrittura idiomatica che la contraddistinguono. La seconda parte della Fantasia si apre con un brio nuovo, espressamente segnalato dall’autore come Vivacissimo (leggero e volante) e destinato a permanere fino alla fine della com- posizione, chiusa alla maniera delle fantasie più antiche, ossia imitan- do la scrittura di matrice improvvisativa.
Programma
LUDWIG VAN BEETHOVEN
(Bonn, 1770 - Vienna, 1827)
Adagio WoO 43/2
Andante con variazioni WoO 44/2
JOHANN SEBASTIAN BACH
(Eisenach, 1685 - Lipsia, 1750)
Trio Sonata n. 1 BWV 525
(dall’originale per organo)
LUDWIG VAN BEETHOVEN
(Bonn, 1770 - Vienna, 1827)
Tema e variazioni op. 66
(dall’originale per violoncello e pianoforte)
MARIO CASTELNUOVO-TEDESCO
(Firenze, 1895 - Beverly Hills, 1968)
Fantasia op. 145
LUCA MOSCA
(Milano, 29 maggio 1957)
Dieci piccoli Scherzi
(dedicato al duo Segre/Zanini)
MANUEL MARIA PONCE
(Fresnillo, 1882 - Città del Messico, 1948)
Sonata
Web:
www.amicidellamusicataranto.it