Anatomia di un’ingiustizia: il processo a Mario Landolfi
Incontri culturali
“Anatomia di un’ingiustizia: il processo a Mario Landolfi”:
venerdì 31 gennaio 2025 la presentazione del libro di Luca Maurelli
e dibattito sulla giustizia all’Archivio di Stato di Napoli
(via del Grande Archivio, 5, ore 16.30, Sala Catasti)
Il 31 gennaio, nella Sala Catasti dell’Archivio di Stato di Napoli, il libro inchiesta “Anatomia di un’ingiustizia. Il processo a Mario Landolfi” (Guida Editori, pp. 220, 18 €) del giornalista Luca Maurelli, sarà al centro del dibattito sul sistema giudiziario italiano e sulla riforma della giustizia del governo Meloni che sta muovendo i primi passi in Parlamento. Politici, giuristi, avvocati e il protagonista del “surreale” processo raccontato nel volume, l’ex ministro Landolfi, si confronteranno sul caso specifico e sul tema, più generale, della garanzie, del pentitismo e della parità del confronto processuale, nell’alveo dello scontro decennale tra politica e magistratura. Interverranno l’autore, Luca Maurelli, l’on. Amedeo Laboccetta, l’on. Mario Landolfi, l’avv. Nicolas Balzano, presidente della Camera penale di Torre Annunziata, il dott. Arcibaldo Miller, già Ispettore Generale Capo presso il ministero della Giustizia, il dott. Giuseppe Cioffi, presidente di Sezione Tribunale di Napoli Nord. Introduce e modera l’incontro, organizzato dall’associazione Polo Sud, Leandro Del Gaudio, redattore de “Il Mattino”.
Martedì 4 febbraio, alle ore 16, il libro sarà presentato a Roma, presso Radio Radicale (via di Torre Argentina 76, Roma, ore 16), con la partecipazione, oltre che dell’autore, del direttore de “L’Altra Italia”, Alessandro Barbano,, autore della prefazione, del professor avvocato Vincenzo Maiello, degli onorevoli Mario Landolfi, Maurizio Turco, Marco Follini, Amedeo Laboccetta, Enrico Costa. Modera Lorenza D’Urso, giornalista di Radio Radicale.
La scheda del libro
Un processo infinito che si dipana tra accuse cervellotiche, pentiti fragilissimi, gogna mediatica e graticola politica. Poi la rinuncia alla prescrizione, la prima camera di consiglio con sorprendente “fumata nera”, il ritorno in aula dell’unico accusatore e, alla fine, la sentenza-beffa. Al termine di un’odissea giudiziaria “surreale”, durata sedici anni, nel gennaio del 2023 l’ex ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, deve arrendersi al verdetto della Cassazione che dichiara inammissibile il suo ricorso contro la condanna a due anni inflittagli dalle Corti di merito per la corruzione di un consigliere comunale “colpevole” di dimissioni a un mese dalla scadenza del civico consesso di Mondragone, sua roccaforte elettorale. Landolfi esce pulito dalle accuse di collusioni mafiose e di favoreggiamento, ma non dal reato di corruzione. La montagna ha partorito il classico topolino, che si rivela tuttavia sufficiente a far imboccare all’ex ministro la via dell’esilio politico. Ma quel processo “surreale”, nel merito e nella forma, oggi si torna a parlare grazie a un’inchiesta giornalistica che richiama il tema ancora attualissimo del “pentitismo” di comodo, che evoca periodi bui della giustizia legati al caso Tortora.
Nel profondo Sud, costantemente esposto al pregiudizio della contaminazione mafiosa, in una zona della Campania “bella e impossibile” e da sempre identificata con l’anti-Stato con i suoi clan e con le sue “terre dei fuochi”, il litorale domizio del Casertano, inizia e si sviluppa la carriera politica - ricostruita nel libro - del giovane Mario Landolfi, già enfànt prodige della destra campana, che al culmine di una lunga militanza cominciata negli anni Settanta, nel 1994 arriva in Parlamento. È solo l’inizio: Landolfi sarà prima presidente della Commissione di Vigilanza Rai, poi portavoce di Alleanza Nazionale, quindi ministro delle Comunicazioni negli anni ruggenti del berlusconismo e della contrapposizione durissima con la sinistra e con le cosiddette toghe rosse. A dispetto del “calibro” nazionale del protagonista, tuttavia, sarà un “fatterello di paese” a innescare un’inchiesta e un processo che dureranno sedici anni e che scorreranno in parallelo alla vicenda giudiziaria di Nicola Cosentino, plenipotenziario di Berlusconi in Campania. Ma mentre quest’ultimo risponde di concorso esterno, a Landolfi viene contestato un solo episodio: l’assunzione in una delle aziende legate ai Casalesi della moglie del consigliere dimissionario. Un “fatterello di paese”, appunto, su cui pende, però, il macigno dell’aggravante mafiosa. A favore dell’ex ministro, che prima rende pubbliche tutte le intercettazioni telefoniche di cui il Parlamento ha negato l’utilizzo e che poi rinuncia alla prescrizione, testimoniano sia l’anti-Stato, attraverso il boss compagno di giochi d’infanzia, Augusto La Torre, sia lo Stato con la “S” maiuscola, incarnato dal magistrato che per primo aveva sfidato i Casalesi: Raffaele Cantone. È questa singolare convergenza a sollevare Landolfi dal peso del sospetto della collusione con i clan. Ma non a mandarlo del tutto assolto.
Napoli (Napoli)
Archivio di Stato di Napoli, Sala Catasti
ore 16:30
ingresso libero
Info. 0815638111
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