Opening giovedì 27 Febbraio dalle ore 18.30 alle 21.00͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏ ͏
⻝ SHI
⾊ SE
性 XING
也 YE
“Il desiderio di cibo e bellezza fa parte della natura umana”
di Filippo Rizzonelli e Runo B
dal 27 Febbraio 2025 al 24 Aprile 2025
OPENING
Giovedì 27 Febbraio 2025
dalle 18.30 alle 21.00
Gallerie Riunite è lieta di ospitare la mostra bi-personale degli artisti Filippo Rizzonelli (Riva del Garda, 1991) e Runo B (Cina, 1992), che inaugurerà il prossimo 27 Febbraio 2025, e che prende il proprio titolo in prestito dalla millenaria cultura cinese.
Shí sè xìng yě. Questo antico adagio, opera del filosofo confuciano Gao Zi (ca. 372-289), risale infatti al IV secolo a.C. Con soli quattro ideogrammi si delinea qui una prospettiva per osservare e vivere il mondo: naturalmente l’essere umano intende nutrirsi di bellezza, sia essa materiale o immateriale.
Un fondamentale bisogno di sostentamento – il cibo/⻝ (Shí) – si intreccia a doppio nodo con un altrettanto basilare desiderio, che a tratti può manifestarsi fatalmente nei termini di una tensione sessuale: la ricerca della bellezza – ⾊ (Sè)–, tutto ciò “in effetti” – 也 (Yě) – attraverso un movimento innato alle e delle cose, ineludibile, intrinsecamente “naturale” – 性 (Xìng)–.
La bi-personale dei due artisti – nati e cresciuti a grande distanza tra loro, ma legati da un decennale vincolo di amicizia, risalente ai tempi dei comuni studi conseguiti presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia – si presenterà quindi come un connubio di pulsioni e riflessioni sul tema, come un dialogo incrociato composto di traduzioni e tradimenti della propria cultura e soggettività, come un gesto di sincretico amore per la vita che vale la pena di essere vissuta, naturalmente.
Runo B porterà negli spazi di Gallerie Riunite una decina di opere recenti: ceramiche smaltate, che - con la propria sontuosa vitalità cromatica – sapranno sapientemente ricollegarsi alla tradizione partenopea.
Una tradizione che è tanto materiale – il media ceramico è infatti da millenni fonte di ornamento e sostentamento estetico, alle pendici del Vesuvio, ma non solo – quanto immateriale. Attraverso essenziali giochi di forme e segni, Runo B scherza con lo spettatore, alludendo al celebre piacere dello “stare a tavola e godersela”, tipicamente italiano, se non propriamente napoletano. Tutto ciò, senza rinunciare a confrontarsi con il nostro presente, attraverso la sua personale e particolare sgargiante prospettiva.
I soggetti iconografici privilegiati dall’attuale ricerca dell’artista sono infatti i riders. Durante la pandemia, e a causa del conseguente confinamento domiciliare, questa particolare categoria di lavoratori è stata una delle poche a poter circolare “liberamente” per le strade delle nostre città, trasportando beni essenziali per la vita quotidiana. Nel 2020, per la prima volta, i riflettori si sono concentrati su di loro, rendendo evidente a tutti l’esistenza e la diffusione di questa professione. Tuttavia, i riders nei dipinti di Runo B non sono rappresentati in modo realistico: hanno pungiglioni d’ape, si trasformano in macchinosi e novelli centauri, cavalcano scooter simili a tavole da surf, oppure si amalgamano con motociclette dalle morbide gomme, abbandonando la città per dirigersi verso i campi e le montagne, senza più forse fare ritorno.
Nell’intersezione tra antico ed attuale, tra oriente e occidente, tra tecnologico ed arcaico, Runo B si insinua, indaga e affronta il tema dell’esistere e del vivere nel tempo fuori dal tempo. Attraverso la decostruzione e la ricostruzione dei simboli – reificati tanto attraverso le loro più banali apparenze nel quotidiano, quanto dalle più alte immagini della cultura codificata nelle forme delle Belle Arti – Runo B scherza con il fuoco. Così, letteralmente, ciò che ne consegue sono una serie di ceramiche, a dir poco sorprendenti.
Per Filippo Rizzonelli questa mostra rappresenta un doppio ritorno: nella città partenopea, ma anche presso Gallerie Riunite. É infatti del 2021 la sua mostra personale “Custode silenzioso”, ospitata dagli e negli spazi di Via Cavallerizza a Chiaia. Per “Shí sè xìng yě” presenterà una serie di opere estremamente recenti, di piccole e medie dimensioni, realizzate a tecnica mista su carta e su tela. Filippo Rizzonelli ha un approccio liquido al vivere e all’abitare. Paradossalmente – data l’origine del suo compagno di viaggio – è più lui a prendere sul serio la massima del Grande Timoniere: “bisogna essere come pesci nell’acqua”. Conscio dei radicali e urgenti cambiamenti di cui la nostra società necessita, considera la pittura come un mezzo per rifuggire all’imbruttimento – di prassi e di pensiero – e all’omologazione imposti dalla tecnica del capitalismo contemporaneo. L’immaginazione creativa come una forma di attiva resistenza alla perversa pervasività dell’interregno in cui viviamo. La ricerca della bellezza intesa in quanto antidoto, elisir di buona vita.
Le delicate giustapposizioni e gli acidi contrasti tonali, l’elaborazione di raffinati scenari naturali, solo apparentemente de-antropizzati, ed i silvestri giochi intrattenuti tanto con le sfuggenti e mitiche ninfe quanto con elementi attinti alla fonte del proprio vissuto personale, intendono trasportare chi osserva l’opera – sia esso un fruitore terzo o il suo primo creatore – in uno spazio-tempo costituito da un altrove presente nel qui e nell’ora. Un ossimoro pertanto, al contempo fattuale, concettuale e visivo. Ecco che la pittura, in tale prospettiva, è un media denso, pregno e fecondo di significati, che travalica la propria condizione materiale (qualche ricco pigmento spennellato su di effimeri supporti) per approdare in un mondo che si nutre e riproduce attraverso inalienabili alterità. É una funzione alchemica – dialettica, apotropaica ed ecologica – ciò che l’artista evoca e a cui allude: “il nostro oro non è quello volgare”. Il sudore sulla fronte è nobile quanto le lacrime. Il pelo strigliato dal vento sussurra al pari delle chiome degli alberi. Un amplesso, consumato in riva a un gelido fiume, equivale a una vita di tentativi e sentieri imboccati.
A torto o a ragione, pertanto, non possiamo che nutrirci dei nostri desideri.
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