L’Eremo dello Spirito Santo si caratterizza, in via preliminare, per essere non un mero contenitore ancorché funzionale, ma un “sito” altamente significativo sia dal punto di vista storico che paesaggistico.
Collocato in posizione preminente e strategica da esso è possibile abbracciare con lo sguardo un ampio arco che va dalla Valle dell’Irno a quella del Sele, dal golfo di Salerno alla Costiera Amalfitana.
Le strutture murarie, recupero recente di quello che restava dell’antico Monastero Agostiniano, consentono un percorso interno che va dalle ampie sale ai corridoi e alle celle, dagli ambienti ipogei con le antiche cisterne agli ampi terrazzi panoramici.
Gli incontri culturali che negli ultimi tempi sono diventati sempre più frequenti, hanno fatto dello Spirito Santo un complesso museale la cui eco e prestigio vanno ben oltre i ristretti ambiti comunali.
Fasi storiche:
Medioevo - Una struttura fortificata inserita in un sistema coordinato di controllo delle vie di comunicazione della Valle dell’Irno può farsi risalire ad epoca romana.
XVI secolo - Si insediano i monaci Eremitani di Colloreto, appartenenti alla Congregazione calabrese di S.Maria di Colloreto che gode del patronato di Pietro Antonio Sanseverino. L’antica fortificazione viene, così, trasformata e convertita in monastero.
XVII secolo – Il 15 aprile 1604 gli Eremitani di Colloreto confluiscono nell’Ordine Agostiniano e vi fondano una chiesa intitolata allo Spirito Santo.
Il 28 agosto 1653 il Monastero viene soppresso in attuazione della Bolla Instaurandae regularis disciplinae emanata da Papa Innocenzo X per la chiusura dei piccoli monasteri.
‘600 – ‘700 – Il Monastero si trasforma in Eremo abitato da un eremita, ma la frequentazione della popolazione rimane costante. Vi esercitano funzioni di Cappellano vari sacerdoti. Si susseguono i lasciti di famiglie benestanti come i Forte, i Murino, i de Avossa, i Gaeta, i Barone, i Notari e i Manieri
XIX secolo – Nella prima metà dell’Ottocento, in attuazione delle leggi napoleoniche, il complesso viene sottratto alla giurisdizione ecclesiastica ed entra a far parte degli Istituti di Beneficenza, i cosiddetti Luoghi Pii, gestiti dallo Stato. Chiesa e convento rimangono in abbandono e vengono più volte saccheggiati e ridotti a ruderi.
1862-1937 – Nella seconda metà dell’Ottocento, dopo l’Unità d’Italia, il complesso dello Spirito Santo entra a far parte della Congregazione di Carità gestita dal Comune in funzione assistenziale. Si alienano, uno dopo l’altro, i suoi possedimenti.
1937-1977 – La gestione passa all’E.C.A., Ente Comunale di Assistenza, che ne cura i possedimenti residui. Negli Anni Cinquanta il luogo è ancora frequentato il Lunedì in Albis.
1977-2007 – Dopo un lungo periodo di abbandono, nel 2003, guidati dalla Soprintendenza, partono i lavori di restauro e ristrutturazione che, dopo trenta anni dalla soppressione dell’ECA, consentono la riapertura del complesso in funzione della nuova destinazione a Polo Museale.
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