LA FINTA AMANTE
opera comica in due atti per musica di Giovanni Paisiello
prima esecuzione assoluta in tempi moderni
prima rappresentazione: Moghilev, 5 giugno 1780
revisione a cura di Giuseppe Labadessa
Camilletta,
soprano,
Fiammetta Tofoni
Gelino,
tenore,
Daniele De Prosperi
Don Girone,
baritono,
Johnny Bombino
Orchestra da Camera del Giovanni Paisiello Festival
clavicembalo Fabio Anti
direttore Vsevolod Borzak
regia e scene Alessandra Premoli
costumi Anna Missaglia
Tramare alle spalle, ordire una congiura, intessere inganni.
Cucire è un’attività quieta e innocua, modesta, umile, profondamente femminile.
Le donne ricamano, all’apparenza innocue e sottomesse; ma il loro ordire cela il modo per riscattare la loro posizione in un universo maschile, dove la bellezza e la giovinezza sono a volte le uniche ricchezze della vita e la scaltreria l’unico modo di sopravvivenza.
La finta Amante che dà il titolo all’opera è una povera merlettaia che sogna un po’ più amore e un po’ meno miseria. Paisiello e Casti ci deliziano con una storia lieve dove i tre personaggi sono tutti impegnati a ordire la trama del loro futuro.
La musica scorre di pari passo con l’intreccio, un’operina nata per intrattenere e divertire, breve e lieve, ideale per qualsiasi pubblico, da quello della impaziente Caterina II al pubblico più popolare di mezza Europa, dove l’opera girerà per molti anni a seguire.
Come un tessuto delicato a volte può essere più carezzevole per la pelle di una ruvida lana, così spesso la levità dell’opera buffa mette in luce i nostri difetti umani in modo più efficace del dramma serio.
Dalla commedia dell’arte alla commedia all’italiana, il buffo italiano è costellato da maschere che col tempo e la perizia poetica si affinano e diventano caratteri, poi personaggi e infine icone, che fanno parte della nostra cultura popolare. Storie lievi, dalla trama quasi inesistente, la cui vera forza è la grazia dei protagonisti: accattivanti, ruffiani, ma mai volgari.
Chi non ricorda Sophia Loren ne L’Oro di Napoli, sfacciatamente bella e bugiarda, prendersi gioco di un intero quartiere per preservare la sua segreta relazione con l’amante? Chi non ha riso bonariamente di Vittorio de Sica, attempato brigadiere che cerca l’amore della poverissima ma procace e furba Bersagliera-Lollobrigida in Pane, amore e gelosia? Chi non ha sperato in un lieto fine per gli sfaccendati ma giovani e vitali Romolo e Salvatore in Poveri ma belli?
Storie d’intrattenimento la cui ambientazione però ha sempre uno sfondo di miseria e lotta alla sopravvivenza quotidiana, specialmente per i giovani.
Così i nostri Don Falcone, Gelino e la bella Camilletta, nati semplicemente per intrattenimento, sono solo tra i tanti precursori - specchio della nostra identità popolare, fortemente italiana e in particolare napoletana. Fanno parte anche loro di quell’immaginario che è il lieto fine che tutti speriamo per le nostre vite.
Fatevi prendere al laccio anche voi dalla loro semplicità e simpatia.
Web:
www.giovannipaisiellofestiv...