da venerdì 14 Luglio a domenica 10 settembre 2017
in mostra
Diego Perrone / Sussi e Biribissi /sculture e Disegni
Arte e fotografia
ALLO SPAZIO MURAT
DIEGO PERRONE / SUSSI E BIRIBISSI /SCULTURE E DISEGNI
DIEGO PERRONE, Sussi e Biribissi - Sculture e disegni
FERRAGOSTO, APERTURA STRAORDINARIA DI SPAZIO MURAT
Spazio Murat, Piazza del Ferrarese,
Bari 14 luglio – 10 settembre 2017
Spazio Murat resta aperto anche a Ferragosto. Dalle 11 alle 20 i cittadini e i turisti potranno ammirare le opere dell'artista astigiano esposte dal 14 luglio a Bari per la prima volta al Sud Italia. Aperto anche il Puglia Design Store dove si trovano opere in vendita degli artigiani pugliesi selezionati per lo spazio.
Il Polo per l’arte e la cultura contemporanea di Bari, fortemente voluto dal Comune e diretto da Massimo Torrigiani, realizza il suo secondo progetto espositivo con una mostra dedicata al lavoro più recente di Diego Perrone (Asti, 1970), tra gli artisti italiani più significativi e seguiti sulla scena dell’arte contemporanea internazionale.
Inserendosi nella fase germinale del nascente rapporto tra Polo, territorio e mondo dell’arte, la mostra di Perrone – la prima in un’istituzione pubblica del Sud Italia – persegue l’obiettivo di inserire il progetto barese nella geografia delle istituzioni culturali in Italia e all’estero. L’opera dell’artista infatti, interpreta e amplifica temi di cruciale importanza, non solo per le arti visive, quali il legame con i luoghi delle proprie origini, il rapporto con le eredità culturali e materiali, e le loro metamorfosi, attraverso idee e tecniche nuove. E una abbondante dose di ironia.
Sussi e Biribissi sarà aperta al pubblico anche a Ferragosto dalle ore 11 alle ore 20.
LA MOSTRA
La visione e la poetica di Diego Perrone sono radicate nel fascino particolare e misterioso della vita di provincia. La vita rurale e l’intimorente e nebbioso paesaggio in cui, tra le colline natali dell’artista, sono disseminate piccole ville brutaliste, sono per Perrone l'epicentro di tutte le sue nevrosi. L’artista sfida queste psicotiche, ma a quanto pare impeccabili, esistenze in punta di piedi, dentro
e fuori uno stato di intontimento surreale abitato da macchine agricole, pesci e forme inquietanti.
In questa mostra, l’artista presenta una nuova serie di disegni a biro su carta e soprattutto sculture in vetro, che continuano la ricerca che negli ultimi anni lo ha portato a sperimentare senza sosta
i processi di fusione di questo materiale. Con questi lavori Perrone sfida la nozione borghese
di ordinarietà, giocando con i sentimenti di familiare e non familiare, personale e impersonale, affrontando la sensazione, a volte calmante a volte opprimente, di vuoto. Allo stesso modo, con la riproduzione di All bands di Sol LeWitt, esposta sul pavimento dello spazio espositivo, l’artista instaura un dialogo insolito tra le sue opere e il luogo, omaggiandone l’identità e la storia.
Le opere fondono paesaggi mentali, siano essi reali o immaginari, di origine duplice e differente:
il trattore, archetipo della vita di campagna e della relazione ancestrale che l’uomo intrattiene con
il suolo, fertile e vitale; e il pesce, immerso in un’esistenza liquida e ovattata, come il suono sott’acqua, sensibile alle vibrazioni e ai riverberi della luce, ma incapace di distinguere con nitidezza ciò che gli si muove davanti.
L’orecchio, presenza costante nella simbologia dell’opera di Perrone sin dagli esordi, è una cavità dove pieno e vuoto si alternano continuamente, la soglia di accesso che consente di sprofondare, dal mondo esterno, in un tempo e uno spazio rarefatti e in continua evoluzione. Il canale uditivo ci trasporta dalla forma anatomica del cranio ai confini sfumati della mente, il luogo dove si forma e custodisce il pensiero umano, imprevedibile e sfuggente.
Sussi e Biribissi, il titolo della mostra, si riferisce all’omonimo romanzo per ragazzi del 1902 di Nipote Collodi – pseudonimo di Paolo Lorenzini, nipote, appunto, del più celebre zio Carlo. Il libro racconta le vicende di due ragazzini che, affascinati dal Viaggio al centro della terra di Jules Verne (1864), decidono di intraprendere a loro volta la gloriosa impresa. Per addentrarsi nel sottosuolo, però, scelgono la via della fognatura di una fantomatica città italiana: calandosi nel buco per il centro i due iniziano un viaggio che li trasformerà profondamente nell’aspetto e nel comportamento. Moccolotti alla mano, vivande frugali e un gatto parlante per compagno, dalla fogna i due passano alla cantina
di un convento e da lì al manicomio, incontrando talpe e topi, frati indignati, guardie inflessibili
e bisbetiche megere. Un’escursione leggera e appassionante nei meandri più profondi della cultura popolare italiana, e del nostro esserne parte.
Sono frammenti di pensieri i tre disegni esposti, prodotti appositamente per la mostra di Bari. Realizzati con una semplice penna biro rossa, sono frutto di un gesto ossessivo e meticoloso, intricati fili di capelli in cui ritroviamo quelle stesse tracce delle campagne astigiane e gli abissi sottomarini che compongono l’universo visionario dell’artista.
Al confine tra oggetti di design e visioni distorte dell’anatomia umana, le imponenti sculture sono realizzate con una tecnica antica e insolita, la fusione del vetro. Un materiale per sua natura rigido e pesante, trasformato nel processo in materia vischiosa. Grandi quantità di vetro fuso vengono colate in un calco di gesso posto successivamente in forni ad alta temperatura, nei quali il materiale subisce un lento processo di raffreddamento – fino a sei settimane – necessario a evitarne la frantumazione.
Pure nella loro monumentalità, le opere in vetro di Perrone somigliano più a ologrammi che a statue, a schermi più che a rilievi. Bucano lo spazio, più che riempirlo. Si discostano, infatti, dai tratti distintivi della scultura – l’alternanza di chiari e scuri, la presenza tangibile della massa, la fisicità plastica dell’oggetto e la sua essenza figurativa – per assumere le sembianze di immagini, ambigue visioni pittoriche e immersive. Nell’osservarle, queste si trasformano e rigenerano continuamente, mutando anche di significato. Ogni scultura è costituita da un unico blocco di materia, e ciascuna si mostra nel pieno della sua nudità fisica ed espressiva.
I colori all’interno delle sculture, ottenuti tramite miscele di minerali e ossidi infusi di pigmenti sciolti nel vetro, sono nuvole dai contorni indefiniti che filtrano attraverso la superficie traslucida del materiale, in modo incontrollato e imprevedibile. Il processo di realizzazione dell’opera, la sua natura spesso collaborativa – le sperimentazioni qui presentate sono l’evoluzione di una collaborazione con l’azienda Vetroricerca Glass & Modern di Bolzano – è tra gli elementi più significativi della produzione di Perrone: variabili, errori e imprevisti sono parte integrante della concezione stessa dell’opera e sottolineano l’importanza che l’artista conferisce al materiale. È lui, con le sue potenzialità e i suoi limiti, a dettare le regole del gioco. Una sfida per l’artista, spinto a ricercare soluzioni nuove a problemi nuovi, ad applicare metodologie note per inventarne di diverse, a ricercare nelle più recenti tecnologie possibilità e direzioni altre per dare forma alla sua visione. A osservare, attraverso il fascino della scoperta, ma anche la frustrazione del compromesso e del fallimento, come la materia diventa arte.
La mostra si completa con la pubblicazione di un libro d’artista, il primo di una serie che verrà realizzata dal Polo, concepito da Perrone, che lo ha disegnato insieme all’artista grafico Tommaso Garner. Pubblicato in italiano e inglese, con un contributo critico di Barbara Casavecchia e una conversazione tra Perrone e la curatrice e storica dell’arte Florence Derieux, il volume approfondisce la produzione di sculture in vetro dell’artista, avviata nel 2011, ed è il primo a coprire in modo esaustivo il lavoro di un artista italiano tra i più seguiti della scena internazionale.
Il periodo di apertura della mostra prevede due incontri pubblici con curatori e critici per esplorare il lavoro di Perrone nel contesto della scena artistica nella quale è nato e si è sviluppato, e un inedito laboratorio per bambini condotto dall’artista. Un contributo alla geografia attuale dell’arte in Italia,
e al disegno del progetto del nascente Polo per l’arte e la cultura contemporanea di Bari.
Il coordinamento e la produzione della mostra sono a cura di Spazio Murat.
Si ringrazia la galleria Massimo De Carlo, Milan/London/Hong Kong per la collaborazione.
INFORMAZIONI
Spazio Murat / Piazza del Ferrarese, Bari / www.spaziomurat.it
Orari di apertura:
Dal Martedì al Sabato Domenica 11:00 – 20:00
11:00 – 13:00 / 16:00 – 20:00
Lunedì Chiuso
Festività Chiuso Martedì 15 agosto
Tel. 0802055856
Sito: http://www.spaziomurat.it/; www.comune.bari.it
Facebook: https://www.facebook.com/spaziomurat/ Instagram: spaziomurat
Il biglietto d’ingresso alla mostra è acquistabile presso la reception di Spazio Murat. Ingresso intero € 3 / Ingresso ridotto € 2 (valido per minori di 18 e maggiori di 65 anni)
Visite guidate:
- ogni giovedì dalle 18 alle 19
- su prenotazione il martedì e il sabato dalle 11 alle 12 oppure 18 alle 19.
da venerdì 14 Luglio a domenica 10 settembre 2017
Bari (Bari)
Spazio Murat
Piazza del Ferrarese - Centro storico di Bari
Dal Martedì al Sabato Domenica 11:00 – 20:00?11:00 – 13:00 / 16:00 – 20:00?Lunedì Chiuso?Festività Chiuso Martedì 15 agosto
ingresso a pagamento
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