Architettura instabile è il titolo del nuovo progetto del Dipartimento di Architettura e Design contemporaneo del MAXXI, curato da uno tra gli studi di progettazione più celebri e influenti al mondo, il newyorchese Diller Scofidio + Renfro (DS+R). La mostra, che apre al pubblico il 25 ottobre e occupa la galleria KME del museo, è il risultato di una ricerca ampia e approfondita sul movimento come proprietà interna dell’architettura e come punto di contatto con l’arte, la tecnologia, le dinamiche sociali. Un viaggio inaspettato, un racconto inedito sulle architetture in grado di muoversi e agire, capaci di entrare in relazione con l’ambiente e con chi le abita.
Il movimento, inteso in tutte le sue forme e applicato all’architettura, è fin dall’inizio un carattere essenziale del lavoro dello studio newyorchese. Performance “cinetiche”, coreografie, architetture mobili e meccaniche, installazioni robotiche, immagini in movimento su strutture dinamiche sono da sempre strumenti cruciali per espandere l’architettura al di là della triade vitruviana di firmitas, utilitas, venustas. Soprattutto la firmitas. Per DS+R, la spinta per questo superamento dei limiti della disciplina architettonica viene da un lato dalla forza centrifuga che li attrae verso il dialogo con le altre discipline artistiche, dall’altro dal desiderio di “muovere” l’architettura e tenerla al passo con una società in cui la tecnica, le scienze, le urgenze sociali ed ecologiche marciano a velocità sempre crescente.
La mostra rappresenta l’occasione per implementare il patrimonio della Collezione di Architettura del museo che si arricchisce con l’iconico progetto The Shed, proprio dello studio Diller Scofidio + Renfro e la Nakagin Capsule Tower di Kisho Kurokaw, in perfetta coerenza al programma di acquisizioni del MAXXI Architettura e Design contemporaneo.
Riconosciuto dalla fine del secolo scorso come uno dei più influenti della scena newyorkese e tra i più celebri a livello internazionale, Diller Scofidio + Renfro è uno studio multidisciplinare le cui opere performative e installative sono state commissionate ed esposte nelle principali istituzioni d'arte del mondo. Dopo aver completato la High Line di New York, la ristrutturazione del Lincoln Center e la riprogettazione del MoMA, la loro prossima serie di progetti culturali e civili comprende il magazzino aperto del Victoria and Albert Museum di Londra, il Nuovo Museo dei Trasporti di Budapest, il Pina Bausch Center di Wuppertal, in Germania, e sviluppi commerciali a uso misto a Londra, Parigi e in Albania. Attualmente lo studio sta sviluppando due grandi parchi urbani a Madrid e Milano. Più di recente, lo studio ha completato la moschea femminile e il centro comunitario Al-Mujadilah, la prima moschea femminile contemporanea costruita appositamente nel mondo musulmano.
Lorenza Baroncelli, Direttore MAXXI Architettura e Design contemporaneo prosegue: «Restless Architecture/Achitettura Instabile è una mostra-manifesto della nuova stagione del MAXXI, impostata sulla collaborazione con uno dei nomi più interessanti della cultura architettonica internazionale, lo studio DSRNY. Elizabeth Diller, che per la prima volta è stata invitata sia a curare che a progettare una mostra al MAXXI, indaga il tema del movimento in architettura attraverso la selezione di progetti tra il 1882 e il 2024 messi in scena attraverso un allestimento mobile, una danza che coinvolge attivamente il visitatore.».
Elizabeth Diller, curatrice della mostra: «L'invito a curare e progettare una mostra sull'architettura in movimento al MAXXI è stata un'opportunità per coinvolgere la dinamica dell'edificio di Zaha Hadid e, allo stesso tempo, per collocare il lavoro del nostro studio all'interno di una più ampia costellazione di progetti architettonici definiti dalla loro resistenza all'ostinazione dell'inerzia dell'architettura. La stabilità non è sempre una virtù per l'architettura. Il nostro mondo dinamico è plasmato dall'incessante susseguirsi di sconvolgimenti politici, fluttuazioni economiche, riforme sociali, cambiamenti climatici e innovazioni tecnologiche, che rendono l'inerzia dell'architettura una sua responsabilità. Perché l'architettura dovrebbe stare ferma?».
Impegnati sia nella curatela che nella progettazione della mostra, gli architetti dello studio DS+R hanno concepito un allestimento pensato come un’opera coreografica “cinetica”. In perfetta sincronia con i suoni e le immagini, un sistema di tende si muove nella galleria ridefinendone continuamente lo spazio e offrendo al visitatore letture inaspettate del progetto. Lungo le quattro sezioni che scandiscono il percorso espositivo, i 26 progetti in mostra illustrano le stupefacenti possibilità di un’architettura definita dal movimento, descritto e motivato da ragioni che vanno dall’utopico al pragmatico, dallo sperimentale all’ecologico.
Gli edifici adattivisi evolvono insieme ai cambiamenti tecnologici, economici o sociali, progettati per adattarsi al cambiamento: dalla collezione MAXXI Architettura, il progetto per il Padiglione Italiano all’Esposizione Internazionale – EXPO 70 di Maurizio Sacripanti, e ancora, il progetto incompiuto del Fun Palace (1964), uno dei più noti di Cedric Price, l’iconico The Shed (2019) di New York con la firma dello studio Diller Scofidio + Renfro e la Nakagin Capsule Tower (1970) di Kisho Kurokawa, che avrà uno dei moduli (capsule) originali esposto nella piazza Alighiero Boetti.
Non più costretta a un unico luogo, l’architettura mobile incarna una fluidità che le permette di muoversi con gli utenti, offrendo spazio o rifugio temporaneo proprio dove serve, come il Mobile Office (Mobile Büro, 1969), l’ufficio gonfiabile progettato da Hans Hollein per fornire uno spazio di lavoro da portare con sé; il concetto di Instant City (1970) del collettivo Archigram e l’Ark Nova Concert Hall (2013), progettato da Anish Kapoor in collaborazione con Arata Isozaki, solo per citarne alcuni.
Su indicazione dei loro occupanti, gli edifici azionabilirispondono ai corpi umani regolando attivamente le loro superfici per soddisfarne le diverse esigenze: tra i progetti in mostra, l’Istituto Sociale Centrale (1937) di Pragadisegnato da Ferdinand Ludwig, František Libra e Jiří Kan; la Prigione rotante di Montgomery County (1882) di William Brown e la Maison á Bordeaux (1998) dello studio olandese OMA di Rem Koolhaas.
Infine, un’architettura che non resiste alle forze della natura ma le accoglie, interagendo con il suo clima per assorbire la luce solare, fornire ombra o rinforzarsi contro il vento, entrando in dialogo perpetuo con l’ambiente circostante. Le strutture ecodinamichesuperano gli standard di comfort e incarnano così un nuovo modello di sostenibilitàcon l’Institut du Monde Arabe (1987) di Jean Nouvel, Gilbert Lèzenes, Pierre Soria e Architecture Studio; Villa Girasole (1935) di Angelo Invernizzi e il
Progetto per l'ombreggiatura della piazza a Medina (2010) di SL Rasch GmbH Special & Lightweight Structures.
Web:
www.maxxi.art/