Relatore
Assessore alla Cultura Deborah Fusetti
Non è facile fare la presentazione di un giallo, specialmente se il giallo non è per niente un giallo tradizionale, ma molto di più. Non è facile ed è per questo che ho scritto alcune righe.
Non è molto tempo che conosco Peter Genito, lo conosco da poco da quando entrambi abbiamo partecipato ad una antologia poetica. Avanti non lo conoscevo e lui non conosceva me. Anzi io nei primi momenti l’ho sempre chiamato Gemito e ho sempre letto Gemito. Forse per le mie affinità per la scultura.
Leggevo Gemito nonostante la N. Poi ho visto e fo fatto alcune considerazioni. Niente a che vedere con lo scultore napoletano, anche se può darsi ritornerà alla fine di queste righe e di questi pensieri, ma considerazioni altre. Peter il nome inglese di Pietro, di pietra, Genito come generato.
Generato dalla pietra, a questo ho pensato per il suo nome. Apparentemente non andava bene in raffronto al suo essere disponibile, alla sua accoglienza umana per le idee e gli altri, al suo essere schivo, a volte, introverso quasi, fino al suo sciogliersi totale. Generato dalla pietra come acqua sorgiva, ma coriaceo, monolitico e anche frastagliato, variegato e sfaccettato. Peter è un personaggio che elabora, che trasfigura la vita che ha vissuto, che ama la sua vita trascorsa e al tempo stesso la odia. Si sente inevitabilmente affogato in quel fango fertile delle sue radici, determinanti nel loro insegnamento sulla esistenza, e se ne libera con un soffice battito di ali. Un po’ come i suoi personaggi del libro , i suoi personaggi che in fondo sono lui, almeno un po’ lui senza identificazione assoluta in nessuno, ma comprendendoli tutti.
Anche il titolo del libro è stimolante. LECCE HOMO , quasi un HECCE OMO. Scopriremo in fondo che sarà questo il titolo di un racconto a due mani dei due fratelli, anzi avrebbe dovuto essere. Ma io ho pensato al Guercino ad Antonello da Messina a Valdes a Jacopo Bassano al Tintoretto e a moltissimi altri, ma soprattutto alla frase di Ponzio Pilato dopo la flagellazione di Cristo. Ma non c’è una H, c’è un L. Quindi uomo di Lecce, uomo di Puglia, uomo del Salento anche. Va da se che gli accenti cambiano, aperto in Hecce, chiuso il Lecce. Ma quell’uomo di Lecce probabilmente ha avuto la corona di spine e ha subito la flagellazione.
Vi dicevo in inizio che i miei contatti con Peter sono stati per la presenza comune in una antologia poetica, ma gli ulteriori sviluppi, si sono avuti in seguito dopo un mio annuncio in dei gruppi locali dove cercavo, per un mio progetto, autori gialli, horror, fantasy e polizieschi. Ed è allora che ho saputo di questo libro e solo dopo Peter mi ha chiesto di fare una presentazione fra quelle che aveva in programma.
Peter è scrittore, ma soprattutto è poeta e il suo giallo è un giallo scritto da un poeta.
Lecce homo è un libro giallo è vero, ma è molto di più. La trama del fatto, che dovrebbe essere il catalizzatore, sfuma in un mare di argomentazioni, sensazioni, elucubrazioni pensieri di altro genere.
E ci tengono avvinti i suoi pensieri, ci tengono sulle righe, ci affascinano. Psicologia, filosofia, religione, letteratura, musica, emergono dalle chiacchiere fra i protagonisti che forse è uno soltanto con due facce.
Ma quelle discipline non sono solo alte, ma anche pop. Non si parla solo di Platone o di Sartre o di Camus, ma anche di De Gregori ( qui il riferimento al padre bibliotecario e archivista introduce altri elementi) di Battiato, di Dante e della sua Vita nova, dei Doors , dei Pink Floyd, ma anche di Carmen Consoli o dei Baustelle. Un affresco immenso, un encausto a fuoco dell’anima, un affresco della sua epoca, ma anche del suo dentro. E Peter come un pittore del Buon fresco ha tratti veloci e decisi sul cemento della sua narrazione, ha paura che si secchi per questo i suoi tratti sono marcati, per le velature successive ci sarà tempo.
Si c’è un commissario come in tutti i gialli, presentissimo all’inizio, quell’Oronzo Mazzotta, trasferito come spesso accade nei gialli, estremamente intuitivo e virile, naturalmente ha una relazione con il medico legale Letizia Lezzi, ma che poi scompare poco a poco nel procedere del racconto, quando le motivazioni si fanno più intime e più vere. Ritornerà alla fine però, con il suo intuito e con il non voler cedere e sottostare alla politica, alla ragion di stato, alla consuetudine. E naturalmente risolverà il caso.
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