Il sortilegio con cui la
luna incanta gli esseri umani è materia per
poeti e
pittori, ma esercita il suo fascino anche sugli
scienziati che hanno indagato le sue leggi e i suoi influssi. Permane un’aura di mistero di fronte a questa guida notturna che ci guida di notte ed entra nei nostri sogni.
Anche il pittore
Leonardo Viola è stregato dalla luna a cui rivolgeva il suo canto il
pastore di leopardiana memoria errante in un paesaggio essenziale come la vita terrestre. Dedica, quindi, la sua personale di pittura alle scie di immagini inafferrabili lasciate nel cielo, tra le nubi cangianti come il suo riflesso che promana dal sole e pare brilli di luce propria.
La mostra di Viola inizia il
primo settembre fino al 18 nella
Sala d’Arte di
via Palmieri 28 a
Lecce dove torna spesso, perché la luna possa fare capolino tra i versi barocchi di
Bodini, e rifulga impertinente e malinconica la luce che scolpisce sulla pietra candida.
Alla luna Viola ha dedicato una
fiaba intitolata “
Amore tra le stelle” – disponibile durante la mostra - che indica il modo più semplice per non perdere la bellezza di un creato che spesso si dà per scontato e a cui non si dedicano le cure necessarie per preservare la sua meraviglia. La scrittrice
Chiara Burini ha anche realizzato un
video sul soggetto artistico che viene proiettato in sala.
Viola presenta la sua personale luna che è la luna di tutti parte di un dialogo iniziato dall’autore con il mondo pittorico dell’arte trenta anni fa. Le sue
opere sono
visioni in cui lo stilema onirico si trasfonde nella realtà. Sono paesaggi misteriosi come sorrisi leonardeschi resi da Viola con lo
stupore di un bambino che apre gli occhi ad un primo mattino.
I paesaggi di Leonardo Viola sono
paesaggi dell’anima: i visitatori ritrovano luoghi precisi, sussurrando: – “Ma io l’ho già visto”. Sono visioni unanimi e al tempo stesso individuali. È come se l'arte fosse arte un po' di tutti e ciascun pittore ci appartenesse in qualche modo. Perché siamo accomunati da quella base di sentimenti, impulsi e aspirazioni che è la nostra
umanità.
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Autobiografia di Leonardo Viola. L’artista si racconta in intervista a Chiara Burini.
Sono nato nella terra del Gargano e precisamente nella città di Padre Pio, San Giovanni Rotondo. Un'infanzia tranquilla come tanti bambini con giochi in un campetto di terra sterrata, o giochi di gruppo, senza televisione, raramente un film al cinema. Alle elementari con il grembiulino ed un maestro unico come insegnante. Poi le medie, il liceo classico. Dopo una parentesi lavorativa, senza un concreto futuro, trasferimento dal mio paese a Milano come operaio e successivamente a Cisano Bergamasco nel 1976. Qui veramente inizia il mio percorso di crescita nel campo dell'arte, frequentando lo studio del maestro meratese Francesco Torazza. Durante l'attività lavorativa, riprendo gli studi e corono un mio sogno: la Laurea in Sociologia in quel di Urbino senza mai appendere al chiodo pennelli e colori. Dopo questa parentesi accademica iscrizione alla Scuola Artefici dell'Accademia delle Belle arti di Brera, allievo di Luca Vernizzi. L'arte riprende vigore, si affina e sono pronto per mostrarla al pubblico: mostre, esposizioni nel territorio nazionale ed internazionale con grande personale soddisfazione per il giudizio positivo dei critici d'arte e, senza negarlo, riscontro economico.
Perché piace l'arte di Leonardo Viola?
I miei dipinti di arte figurativa, secondo i critici, e sono concordo, trasmettono un senso di serenità, di libertà espressiva,fascino, mista ad una leggera malinconia, che penetrano in quella parte dove albergano i sentimenti dell'animo umano. Credo che questo sia il fulcro e il messaggio della mia pittura.
Ora l'ultima fatica: questa fiaba tenerissima che ha come protagonista la Luna. Come è nata?
La Luna, questa Stella, che sorniona dimora sopra la nostra testa, ha sempre attirato la mia attenzione. I poeti, gli artisti, gli animi sensibili volentieri amano la sua compagnia e la celebrano con versi, racconti nel silenzio delle ore notturne.
Una sera mi sono chiesto se all'improvviso questo pianeta decidesse di sparire, disgustata dall'uomo per le angherie che commette, per la distruzione dell'ambiente dove abita, per le guerre, per il suo egoismo cosa succederebbe?
Da qui inizia la mia fiaba e il senso della mia pittura.
Articolo e comunicazione giornalistica di Michela Maffei
Web:
www.leonardoviola.it