Il romanzo caso editoriale del 2016 alla Fiera di Francoforte con i diritti già venduti in 29 paesi.
La montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all'altro, silenzio, tempo e misura. Lo sa bene Paolo Cognetti, che tra una vetta e una baita ambienta questo potentissimo romanzo. Una storia di amicizia tra due ragazzi - e poi due uomini - cosí diversi da assomigliarsi, un viaggio avventuroso e spirituale fatto di fughe e tentativi di ritorno, alla continua ricerca di una strada per riconoscersi.
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Si può dire che abbia cominciato a scrivere questa storia quand'ero bambino, perché è una storia che mi appartiene quanto mi appartengono i miei stessi ricordi. In questi anni, quando mi chiedevano di cosa parla, rispondevo sempre: di due amici e una montagna. Sí, parla proprio di questo» (Paolo Cognetti).
Pietro è un ragazzino di città, solitario e un po' scontroso. La madre lavora in un consultorio di periferia, e farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia. I genitori di Pietro sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella tragedia, e l'orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e nostalgia. Quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto giusto: Pietro trascorrerà tutte le estati in quel luogo «chiuso a monte da creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l'accesso» ma attraversato da un torrente che lo incanta dal primo momento. E lí, ad aspettarlo, c'è Bruno, capelli biondo canapa e collo bruciato dal sole: ha la sua stessa età ma invece di essere in vacanza si occupa del pascolo delle vacche. Iniziano cosí estati di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri piú aspri. Sono anche gli anni in cui Pietro inizia a camminare con suo padre, «la cosa piú simile a un'educazione che abbia ricevuto da lui». Perché la montagna è un sapere, un vero e proprio modo di respirare, e sarà il suo lascito piú vero: «Eccola lí, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino». Un'eredità che dopo tanti anni lo riavvicinerà a Bruno. Paolo Cognetti, uno degli scrittori piú apprezzati dalla critica e amati dai lettori, entra nel catalogo Einaudi con un libro magnetico e adulto, che esplora i rapporti accidentati ma granitici, la possibilità di imparare e la ricerca del nostro posto nel mondo.
Paolo Cognetti, Paolo Cognetti (Milano, 1978) ha realizzato per Minimum Fax la serie “Scrivere / New York”, nove puntate su altrettanti scrittori newyorkesi, da cui è tratto il documentario “Il lato sbagliato del ponte, viaggio tra gli scrittori di Brooklyn”. La sua passione per New York si è concretizzata in due guide: “New York è una finestra senza tende” (Laterza 2010) e “Tutte le mie preghiere guardano verso ovest” (edt 2014). Per Einaudi ha curato l'antologia “New York Stories” (2015) e ha pubblicato il romanzo “Le otto montagne” (2016). Paolo è già stato al Docks101 con la sua raccolta di racconti “Sofia veste sempre di nero” (Minimum Fax, 2012). Il suo blog è paolocognetti.blogspot.it.
Antonio Lillo, vive a Locorotondo. È direttore editoriale della casa editrice Pietre Vive. Poeta di lingua italiana e dialettale, ha pubblicato le raccolte L’innocenza del Male (2009), Viva Catullo (2011), Dal confino (2013), Rivelazione (2014) e il reportage fotografico Piazza Vittorio Emanuele (2010). È autore, per il teatro, dell’atto unico Fiat Umbra (2010) per la regia di Carlo Formigoni, del monologo Grasso (2011) per la regia di Elisa Gestri, divenuto nel 2012 una piéce radiofonica per Radiotre. È coautore, insieme a Carlo Formigoni, della commedia Sapore si sale (2014) e, insieme a Francesca Montanaro, dello spettacolo per bambini L’albero di Iqbal (2014).
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