Alla prima americana al New York Film Festival del 1966 Gli amori di una bionda apparve fin da subito come un evento eccezionale. Non si vedeva nulla di tanto innovativo e spontaneo da I quattrocento colpi di Truffaut sette anni prima. Il severissimo Bosley Crowther, critico principale del "New York Times", si spinse fino a vette di apprezzamento inusuali, descrivendolo come "deliziosamente semplice e solido. Ottimista ma realista. E pieno di personaggi adorabili".
Di solito quando un film raccoglie tanti consensi, significa che qualcosa non va - che è troppo scontato, troppo sentimentale, troppo impaziente di piacere. Niente di tutto ciò vale per Gli amori di una bionda, che rimane in perfetto equilibrio tra arguta satira sociale e romanticismo adolescenziale, tra cupa disperazione e speranza irrefrenabile. Dopo molte visioni, il film rivela il suo lato più oscuro, il senso di chiusura e ingiustizia che si cela dietro le immagini d'un giovane amore. Eppure, rivederlo non diminuisce il fascino, la sincerità e la grazia della visione di Forman. Gli amori di una bionda seduce con dolcezza come nessun altro film prima di lui, una qualità ironica considerato che il tema principale è la crudeltà della seduzione e le sue conseguenze.
Il film si svolge a Zruc, un paese della provincia cecoslovacca, che Forman introduce con poche rapide inquadrature: una stazione ferroviaria, un caseggiato, una fabbrica di scarpe - quest'ultima ha assunto dozzine di giovani donne, forzate a trasferirsi in quest'area grigia e remota dal governo comunista. Se c'è bisogno di lavoratori per raggiungere la quota imposta dalla programmazione statale, i lavoratori ci saranno, con o senza il loro consenso.
Forman non fa un discorso pesante, moralistico sulla perdita della libertà personale, ma la sensazione di reclusione sociale, di individui sacrificati ai bisogni di un governo invisibile e inaccessibile, caratterizza ogni scena del film. [...]
Nel corso dei suoi tre atti, il film si trasforma da satira sociale (ambientata in uno spazio pubblico) a racconto amoroso (confinato nello spazio privato di una camera o di un letto) a dramma d'interni (ambientato nello spazio privato e pubblico di un appartamento di famiglia). Lo spostamento tematico rispecchia quello dell'ambientazione: la prima parte si concentra sulla giovinezza e le sue infinite possibilità; la seconda sull'età adulta e la realizzazione sentimentale; la terza sulla maturità e l'inevitabile delusione. [...]
Anche se Forman si diverte delle debolezze dei suoi personaggi, non li mette mai in ridicolo e non li tratta con sufficienza. Nelle mani del talentuoso Miroslav Ondríček, la macchina da presa accarezza i giovani amanti, li stringe in inquadrature intime, focalizzandosi sulla pelle pallida di Andula e sui suoi occhi tristi. La luce poco contrastata conferisce a tutte le ambientazioni, per quanto lugubri possano essere, una morbidezza dolcemente misteriosa, come se nel mondo potesse esistere un principio di compassione accanto alla crudeltà.
Gli amori di una bionda si muove lungo la sottile linea che divide sogni e illusioni, tanto solidale con le aspirazioni della sua eroina quanto certo che esse non potranno mai realizzarsi appieno. Negli anni successivi della sua carriera, Forman ha continuato ad esplorare questo conflitto - nella sfida tra il giovane Mozart e il vecchio Salieri in Amadeus, ad esempio, o tra gli esploratori della seduzione sessuale e le loro caste vittime in Valmont. Gli amori di questa bionda sono gli amori di tutti noi, tanto necessari quanto impossibili.
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