Venerdì 23 febbraio, alle ore 18.00, si terrà presso il Consorzio Produttori Vini di Manduria una conferenza dal titolo ‘
Padri e figli: strategie educative nel pensiero classico’. Relazionerà il Prof.
Vito Andrea Mariggiò, docente di Storia Antica presso l’Università della Basilicata. L’incontro organizzato dal Lions Club di Manduria, in collaborazione con le associazioni Città Più e Popularia Onlus, vede la partecipazione dei docenti e degli studenti del Liceo Artistico ‘Calò’ di Manduria. L’evento si configura come il
primo appuntamento di un percorso di studio che ha lo scopo di evidenziare i
cambiamenti intervenuti nelle strategie educative perseguite dai genitori, in particolare i padri, nei confronti dei loro figli. Recenti studi sui cambiamenti della famiglia, condotti in ambito pedagogico e sociologico, hanno evidenziato una figura di padre sempre più sbiadita, incapace di assolvere al proprio ruolo di educatore, distratto dai propri impegni lavorativi o dalle proprie esigenze che lo portano lontano, fosse anche con la mente, dal contesto domestico. Qui crescono figli privi del necessario punto di riferimento, ma costretti a vivere, come Telemaco, con la sola presenza della madre, in attesa che il padre faccia ritorno dal proprio mondo.
Massimo Recalcati nel suo celebre saggio Il complesso di Telemaco, edito da Feltrinelli nel 2014, riflette sulla condizione di quei figli cresciuti in qualche modo senza padri, privati della loro parola, entro cui si custodiva il valore della Legge, concepita come sistema di valori sociali trasmessi per generazioni all’interno dell’alveo familiare, e resa forte dalla testimonianza di vita. Il prof.
Vito Andrea Mariggiò si concentrerà in particolare sulle
strategie educative in uso nel mondo antico, evidenziando aspetti di continuità e di divergenza rispetto a quello moderno. Centrale negli equilibri familiari era il
pater familias che gestiva un’autorità assoluta nei confronti della moglie e dei figli. A lui spettava riconoscere la paternità del figlio e curarne l’educazione e l’inserimento nella comunità. Fino alla maggiore età e all’indipendenza economica, i figli erano sotto il controllo dei padri, sebbene li vedessero di rado, perché impegnati nella vita politica o in quella militare o semplicemente nel loro lavoro. Nondimeno, la figura paterna, anche quando assente, esercitava capillarmente la sua autorità, percepita dai figli con grande timore e reverenza. Non che mancassero situazioni di attrito tra padri e figli, soprattutto nella delicata fase dell’adolescenza e della giovinezza, ma alla fine per arrivare ad avere a propria volta un ruolo riconosciuto nella società, i figli necessitavano del sostegno dei propri padri e familiari. Questioni di eredità e di autonomia decisionale costituivano le ragioni di maggiore contrasto tra padri e figli, a cui si aggiungevano contrapposizioni proprie alla diversità generazionale, legate ad una diversa concezione del mondo. I padri più accorti cercavano di adottare strategie educative che mirassero a favorire la crescita responsabile dei propri figli e l’acquisizione dei valori comunitari attraverso l’ausilio di maestri e pedagoghi opportunamente scelti. I rapporti padri e figli mutavano ovviamente in considerazione delle specifiche situazioni familiari e delle condizioni economiche, sociali e culturali. Di fatto, però, si avvertì ben presto nel mondo greco-romano, in maniera crescente, l’importanza di una
scientia pedagogica che focalizzasse metodologie e tecniche capaci di valorizzare le potenzialità dei ragazzi nel loro percorso di crescita, alla luce di un’attenzione affettiva dei genitori, ritenuta essenziale ed inderogabile. I modelli educativi del mondo antico possono essere opportunamente comparati con quelli moderni: accanto a situazioni ormai superate si possono rintracciare abitudini comportamentali e paradigmi valoriali che meriterebbero di essere riconsiderati nella società odierna.
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