È
Stefano Benni il prossimo ospite di
Aperitivo d'Autore. L'appuntamento è per il
29 agosto (ore 20) alla
masseria Rosario, a
Grottaglie.
Una imperdibile occasione per incontrare il "Lupo", tra i più popolari e apprezzati scrittori umoristici italiani. Con lui parleremo della sua poliedrica carriera artistica e presenteremo l'ultima fatica letteraria,
Prendiluna (
Feltrinelli), che arriva dopo svariati libri amati da milioni di lettori in tutto il mondo: da “Bar Sport” a “Cari mostri”, da “Baol” ad “Achille piè veloce”, da “Margherita Dolcevita” a “Il bar sotto il mare”, passando per “La Compagnia dei Celestini”, “Saltatempo” e tanti altri. “Prendiluna” è apocalittico e travolgente. L'indomabile immaginario di Stefano Benni, in una lingua ricca di ironia e di invenzioni, capace di unire risate e umorismo alla coscienza dell'orrore contemporaneo.
I partecipanti all'evento godranno di un ricercato aperitivo realizzato anche stavolta dal
Symposium Cafè e degusteranno gli eccellenti vini di
Tenute Motolese. Sono partner dell'evento anche ig_taranto e la libreria AmicoLibro.
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Per partecipare all'evento è obbligatorio prenotare chiamando al numero 380.4385348 oppure scrivendo all'indirizzo email aperitivodautore@gmail.com
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• L'AUTORE •
Non esiste una biografia del lupo Benni perché da 30 anni, tutte le volte che gliela chiedono, il lupo la cambia, dicendo un sacco di balle, o quasi-balle. Poiché nessuno ha mai controllato, Benni si è divertito a costruirsi almeno dodici biografie diverse. Eccone una che è quasi vera.
Benni nasce nel 1947 a Bologna ma la sua infanzia è sulle montagne dell’Appennino, dove fa le prime scoperte letterarie, erotiche e politiche. Il soprannome Lupo nasce qui, per la sua abitudine di girare di notte ululando insieme ai suoi sette cani. Gioca a pallone ma la sua carriera è interrotta da un infortunio. Studia al classico con risultati non eclatanti, viaggia e sbevazza. L’università proprio non fa per lui. Cambia due o tre facoltà, ma intanto ha cominciato a scrivere. Inizia a fare l’attore, ma non guadagna una lira. É un’esperienza che gli servirà dopo. Lavora come abusivo in alcuni giornali, poi Fruttero e Lucentini lo scoprono sulla rivista il Mago. Donato Barbone lo chiama alla Mondadori (che allora non era di Silvio). Scrive articoli per il Mondo, Panorama, Espresso e soprattutto per il Manifesto. Fa il militare nei Lupi di Toscana (che destino!) e tra una guardia e un picchetto, scrive “Bar Sport”. Con i primi soldi viaggia come un pazzo. Grazie a due grandi amici, Valerio Occhetto e Grazia Cherchi, si convince di poter diventare uno scrittore. Scrive “Terra” e “Comici Spaventati Guerrieri”. A 40 anni ha un figlio, a 45 ritorna sul palcoscenico spinto dal jazzista Paolo Damiani. Collabora a Repubblica e allo Straniero, e riprende a fare il quasi-attore. Vive attualmente a Roma. Adora la Sardegna e ci va da 35 anni. Ha girato un film (“Musica per Vecchi Animali”), con Dario Fo, che non ha avuto alcun successo, ma durante il quale ha imparato un sacco di cose. Ha scritto più di 20 libri. Il suo preferito è “Blues in sedici”, l’ultimo Prendiluna edito da Feltrinelli. Ha lavorato in teatro soprattutto con Dario Fo e Franca Rame, Angela Finocchiaro, Lucia Poli, Paolo Rossi, Antonio Catania, Fabio De Luigi, Anita Caprioli e tanti altri. Ha scritto e interpretato numerosi spettacoli con musicisti jazz e classici. Ha preso parte alle letture dell’Iliade, di Novecento, City e Moby Dick, tutte realizzate da Alessandro Baricco. Attualmente è in tournée con il nuovo spettacolo “Bestia che sei” insieme ad Angela Finocchiaro. Con Altan e Pietro Perotti ha creato il Museo delle Creature Immaginarie per sostenere Amref. Ha fondato con Alessandro Castellari e Libero Mancuso un delirante seminario sull’immaginazione che ha tenuto per molti anni a Bologna, e in un sacco di posti. Ha fatto nascere il leggendario progetto di solidarietà sociale Gruppo Lupo, attivo da vent’anni. Ultima iniziativa, un progetto di borse di studio per giovani immigrati. Ha praticato per 13 anni arti marziali e ha inventato lo stile del coniglio codardo. È tradotto in molte lingue, aspirava al mercato cinese, dove è finalmente arrivato con “Stranalandia”. Misura uno e ottanta per settantasette chili. È momentaneamente vivo e in buona salute.
• IL LIBRO •
Una notte in una casa nel bosco, un gatto fantasma affida a Prendiluna, una vecchia maestra in pensione, una Missione da cui dipendono le sorti dell’umanità. I Diecimici devono essere consegnati a dieci Giusti. È vero o è un’allucinazione? A partire da questo momento non saprete mai dove vi trovate, se in un mondo onirico farsesco e imprevedibile, in un sogno Matrioska o in un Trisogno profetico, se state vivendo nel delirio di un pazzo o nella crudele realtà dei nostri tempi. Incontrerete personaggi magici, comici, crudeli. Dolcino l’Eretico e Michele l’Arcangelo – forse creature celesti, forse soltanto due matti scappati da una clinica, che vogliono punire Dio per il dolore che dà al mondo. Un enigmatico killer-diavolo, misteriosamente legato a Michele. Il dio Chiomadoro e la setta degli Annibaliani, con i loro orribili segreti e il loro disegno di potere. E altri vecchi allievi di Prendiluna: Enrico il Bello, Clotilde la regina del sex shop, Fiordaliso la geniale matematica. E il dolce fantasma di Margherita, amore di Dolcino, uccisa dalla setta di Chiomadoro. E conosceremo Aiace l’odiatore cibernetico e lo scienziato Cervo Lucano che insegna agli insetti come ereditare la terra.
Viaggeremo attraverso il triste rettilario del mondo televisivo, e la gioia dei bambini che sanno giocare al Pallone Invisibile, periferie desolate e tunnel dove si nascondono i dannati della città. Conosceremo i Diecimici – come Sylvia la gatta poetessa, Jorge il gatto telepatico, Prufrock dalle nove vite – e poi Hamlet il pianista stregone, il commissario Garbuglio che vorrebbe diventare un divo dello schermo, e l’ultracentenaria suor Scolastica, strega malvagia e insonne in preda ai rimorsi. Fino all’Università Maxonia, dove il sogno diventerà una tragica mortale battaglia e ognuno incontrerà il proprio destino. E ci sveglieremo alla fine sulla luna, o in riva al mare, o nella dilaniata realtà del nostro presente.
• LA LOCATION •
Situata nell'omonima contrada in territorio di Grottaglie, la masseria Rosario fa parte delle Tenute Motolese, insieme alla masseria Angiulli Grande e alla masseria la Cattiva.
Si tratta di una masseria del XVIII secolo, a corte chiusa e costituita da un corpo principale adibito a residenza padronale. All’interno si trova un grande cortile dove si affacciano i locali un tempo utilizzati come scuderie, stalle, abitazioni dei contadini e ovili, oggi adibiti ad agriturismo. Nella corte si trova anche una chiesetta. Attualmente i terreni sono tutti condotti in regime di agricoltura biologica e coltivati a uliveto, sia secolare che intensivo, e vigneti allevati a spalliera di varietà Aleatico doc, Negramaro e Primitivo igt. La masseria è destinata ad agriturismo e masseria didattica ed è servita da un impianto fotovoltaico di ultima generazione installato sul tetto piano di uno dei corpi di fabbrica. Inizialmente vi era una coltura mista di oliveti, mandorleti, vigneti e seminativi anche associati. Fino alla prima metà del 1900 grande importanza ebbe la pratica zootecnica con conseguente produzione e commercializzazione di latte fresco e pastorizzato confezionato in azienda. All'epoca la vaccheria era considerata tra le più grandi del Mezzogiorno. Per tale motivo fu una della masserie più importanti del territorio.
Masseria Rosario si trova sulla strada interpoderale alberata di fronte all'ingresso dello stabilimento Alenia, nei pressi dell'aeroporto “M. Arlotta”.
• I VINI •
Da sempre vocata all’agricoltura e all’amore per la terra, l’Azienda Agricola Motolese ha radici antiche. La storia agricola della famiglia Motolese affonda le sue radici nel XIX secolo: infatti già prima del 1850, e da allora ad oggi per ben otto generazioni, la passione per la coltivazione della vite e dell’olivo è stata alla base del lavoro quotidiano. Oggi l’azienda si compone di oltre 200 ettari di terreno e tre masserie fortificate tutte situate nel cuore della Puglia. Dal 1998 è in corso un processo di rinnovamento sia agronomico che tecnologico, che interessa sia gli oltre 50 ettari di vigneto che le oltre 12mila piante di olivo. Questo sta portando l’azienda a presentarsi sui mercati nazionali e internazionali con prodotti caratterizzati dalla qualità della materia prima, senza dimenticare quelle che sono le caratteristiche tipiche del territorio d’origine. Con il marchio Tenute Motolese vengono commercializzati i vini Primitivo, Negroamaro, Rosato di Negroamaro e Fiano, oltre all’olio extra vergine d’oliva biologico. Ultimamente il Primitivo e il Negroamaro hanno ottenuto importanti riconoscimenti a Bruxelles e in Piemonte.
Web:
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