Ingresso libero con prenotazione obbligatoria a ecomuseourbanodelnordbarese@gmail.com e contributo libero di solidarietà a sostegno delle spese
Antoni O' Breskey-Nomadic Piano Project
“Un vero visionario musicale. I crossovers musicali di O’ Breskey hanno un imperativo etico, egli infatti cerca di armonizzare la maggioranza con la minoranza, il presente con il passato, e ciò a cui e’ data voce con ciò che e’ stato messo a tacere, per ridimensionare l’etnocentrismo della musica Classica Occidentale. Per questo musicista le culture musicali non sono definite da confini, ma da profonde radici culturali che attraversano tutte le aree del globo.”
Colleen Taylor Irish Echo, Boston 2018
Musiche
"senza confine e senza barriere" che creano un magico ponte tra la tradizione classica occidentale e le altre tradizioni del mondo: dal mondo celtico a Johann Sebastian Bach e Mozart passando dall'Andalusia...dal flamenco e dal mondo arabo e sefardita passando dalle sonorità basche...dalla Persia alla Cina all'Irlanda passando dal blues dell'Alabama, dalla pizzica e la taranta alle Ande passando da Cuba…
Nomadic Piano non é solo un concerto ma un viaggio, una sfida, una festa.
Un viaggio attraverso sonoritá che intrecciano la tradizione classica occidentale e il Jazz con mondi e culture dimenticate, atmosfere pervase da sonorità minimaliste rinascimentali ed invase da ritmi pulsanti blues e flamenco, ed echi tribali.
Una sfida per trascendere il concerto e raggiungere la ritualitá.
“Un uomo per il quale la nozione di ‘confine’ significa ben poco, un genio la cui musica è senza frontiere e la cui originalità lo rende uno dei compositori più innovativi in qualsivoglia genere musicale. Ci da un’ idea forte delle nostre radici e in più ci illumina su alcune possibili strade da prendere nel futuro" Hot Press, Dublin
"La word music non esisteva quando Antoni O’ ha iniziato il suo straordinario viaggio musicale" Fiona Ritchie (Antologia musicale della National Public Radio U.S.A.)
"Improvvisamente il piano inizia a cantare come un' arpa, a piangere come un antico canto gaelico, a ridere come una cornamusa irlandese, a correre come un tamburo africano, a ballare come una chitarra flamenca, a dialogare come un fiddle, a gioire come un banjo, a dondolare come il swing di una tromba jazz...
Echi di culture lontane nel tempo e nello spazio ma vicine alle nostre comuni radici scaturiscono dal piano nomade di Antoni O’ Breskey…"
"...Un musicista veggente che ricostruisce i resti di lontani naufragi e li trasforma in musica, gridi, silenzi. Un marinaio di terra per chi crede possibile trovare ancora tesori perduti.”
JAVIER RIOJO, EL PAIS, MADRID
BREVI CENNI BIOGRAFICI
Compositore, pianista, pluristrumentista, scrittore ed esperto in pedagogia musicale è stato definito dalla rivista Hot Press di Dublino "un genio, uno dei musicisti più innovativi che abbiano mai spaziato in qualsiasi genere musicale. La sua musica senza frontiere ci da una forte idea delle nostre radici e ci indica alcune possibili strade da percorrere nel futuro”.
Le sue basi sono Jazzistiche e classiche, a 16 anni fonda l’Associazione Firenze Jazz, il Gruppo Folk Internazionale, il gruppo Whiskey Trail ed il centro di diffusione delle culture tradizionali La Radice.
In seguito si diploma in pianoforte al Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze.
Nei suoi 40 anni di carriera ha unito, anticipando i tempi, le più svariate tradizioni musicali del mondo e usato per la prima volta il pianoforte (in forma creativa ed improvvisativa) nel flamenco e nella musica irlandese creando un nuovo approccio al jazz e alla musica classica e un suo personale e nuovo stile pianistico definito “uno dei suoni più entusiasmanti mai sentiti” (Belfast Queen Festival).
La Radio Nazionale Americana dichiara che “la World Music non esisteva ancora quando Antoni O’ ha iniziato il suo strabiliante viaggio musicale” e che è stato “l’ispiratore e precursore dello spettacolo Riverdance”.
Nei suoi più di 40 albums raccolti nella collana Nomadic Piano e nei suoi concerti ha unito le musiche del mondo e alcuni tra i massimi rappresentanti di queste (Ronnie Drew fondatore dei The Dubliners,il flamenchista Antonio Carmona leader del Ketama, Josè Seves fondatore del gruppo cileno Inti Illimani, Benito Lertxundi noto cantautore Basco, Paulo Braganca re del fado, il percussionista persiano Ali Tajbakhsh, il clarinettista turco Selim Sesler, l' organettista irlandese Mairtin O' Connor e molti altri).
Le sue innumerevoli composizioni minimaliste e classiche per cello e oboe e i suoi lavori di World Music sono diventate note colonne sonore per il cinema, il teatro e la televisione, tra le più note la serie televisiva di documentari dal titolo Il Linguaggio dei luoghi di Folco Quilici, le musiche per il Riccardo III di Shakespeare nell’allestimento di Giorgio Albertazzi e la fiaba musicale The woman of the sea, creata, diretta, interpretata ed eseguita da Antoni O’ e la sua ensemble di attori e musicisti, e prodotta dal Teatro Comunale di Firenze, con la supervisione del regista Franco Piavoli e la collaborazione di Ermanno Olmi e Mario Monicelli.
Ha scritto cinque libri: Ecologia: Salviamo anche la musica!, Semiminime, Heyoka, il giullare dell’anima, When Bach was an Irishman and Mozart a gipsy boy, tradotto in inglese e lingua basca (ed. Pamiela, Pamplona), accompagnato dall’omonimo cd e Heyoka, Quando la crema del Paradiso traboccó in Irlanda (Di Felice Edizioni).
La sua musica è usata molto nel campo terapeutico ed è stata definita dalla rivista World Music Magazine di Barcelona “una carezza che ci fa sentire umani almeno per qualche istante”.
Antoni O’, pur avendo ispirato e anticipato molti stili e correnti musicali non ha mai fatto concessioni alle mode e alla musica di consumo, ed è per questo che il suo lavoro è stato definito dal regista Ermanno Olmi “un limpido ruscello nascosto nel sottobosco che non si lascia intossicare dai fiumi della celebrità” e anche “Una bandiera che si erge contro la stupidità e la banalità della maggior parte della musica attuale, quella che lo scrittore Milan Kundera chiamava musica senza memoria” (El Pais, Inaki Ezkerra, Premio Nazionale Madrid per la letteratura).
Nel 2005, 2007 e 2012 alla National Concert Hall di Dublino e nel 2009 alla radio telvesione di Lugano si sono svolti concerti celebrativi del lavoro di Antoni O’ Breskey per il suo apporto dato alla cultura e alla musica irlandese e per l’unione delle culture del mondo.
"La sensazione - se chiudi gli occhi e ascolti - è che il piano di Antoni O’ Breskey non sia lí sul palcoscenico del Teatro…e tuttavia corrono nella sua musica le molte anime da cui si è lasciato permeare, dal bolero al flamenco, dalle cascate e fughe di gighe e reels Irlandesi, dal jazz al blues, a Mozart e Schubert. Ma è come se sgorgassero da un’unica fonte, perché risalendo fino alle radici della musica Antoni O’ Breskey riesce a cogliere nella sua immaginazione poetica il senso di tutto quello che è venuto dopo. Il senso e il sentimento in rapporto a tutto quanto l’ha ispirata, la materia innanzitutto (la terra e l’acqua) e l’uomo (la gioia e il dolore) e tutto quanto gli occhi vedono e l’anima sente (la luce, i colori) ma le mani non possono stringere…
È stato definito un Keith Jarrett del Folk. Ma è una definizione che ormai gli sta stretta perché la sua musica va al di là del piano e della ricerca di suoni e di armonie. È una cascata di immagini ed emozioni, di sentimenti e di messaggi che sono stati raccolti dalla nordica Irlanda e Paese Basco all’assolata Andalusia."
Umberto Savolini - Corriere del Ticino
Web:
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