Il progetto dell’associazione ambientalista Terra! mette insieme per la prima volta musicisti e braccianti-musicisti stranieri per cantare la terra, il lavoro e i diritti. Uno strumento di sensibilizzazione contro il caporalato e lo sfruttamento in agricoltura
Con un concerto andato in scena al Teatro Mercadante di Cerignola, patria di Giuseppe Di Vittorio, l’associazione ambientalista Terra! ha lanciato nel 2018 l’Orchestra dei braccianti, progetto realizzato coinvolgendo musicisti di diverse nazionalità accomunati dal legame con il mondo dell’agricoltura. L’Orchestra è strumento sonoro di sensibilizzazione contro caporalato e sfruttamento in agricoltura e, allo stesso tempo, spazio altamente professionale di ricerca musicale per musicisti e autori di talento italiani e stranieri.
L’Orchestra ad oggi riunisce oggi musicisti provenienti da Italia, Gambia, Ghana, Nigeria, India. Tra loro non mancano persone che hanno vissuto il dramma della migrazione e che oggi sono riusciti ad uscire dai ghetti. Come Joshua, cantante e tastierista nigeriano emigrato passando per la Libia nel 2017, impiegato nella raccolta dell’uva e dei meloni in Puglia. Come Adam e Mbaye, autori e rapper, partiti dal Gambia e per anni abitanti del più grande ghetto d’Italia, Borgo Mezzanone. Come Poppi, musicista e cantante indiano per anni impiegato in condizioni di sfruttamento nelle aziende agricole della Capitanata pugliese. Accanto a loro suonano musicisti professionisti quali Luca Cioffi (percussioni), Emanuele Brignola (basso), Giulia Anita Bari (violino), Sergio Dileo (sax) e Federico Pascucci (sax, clarinetto, ney), nuovo direttore artistico dell’Orchestra e tra i più importanti nomi del jazz in Italia.
«Questo progetto ha l’obiettivo di sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica sulle condizioni dei lavoratori agricoli nel nostro paese – dichiara Fabio Ciconte, direttore di Terra! – Ancora oggi, nelle campagne italiane, migliaia di braccianti raccolgono il cibo destinato alle nostre tavole in condizioni di sfruttamento. Nonostante una buona legge, il fenomeno del caporalato non è ancora debellato e le filiere alimentari restano poco trasparenti, mentre l’eccessivo potere della Grande distribuzione organizzata nello schiacciare i prezzi dei prodotti spinge le aziende a comprimere i costi della manodopera. Tutto questo non è più accettabile, lo abbiamo denunciato negli ultimi anni con le nostre indagini e oggi lo ribadiamo con un linguaggio nuovo, quello della musica».
In collaborazione con S/murare il Mediterraneo e Archivio di genere, Università di Bari.
Il festival Kantun Winka fa parte del Progetto SUD CHIAMA SUD, Azione 2 finanziato dalla Regione Puglia nel Programma Straordinario 2020 in materia di Cultura e Spettacolo
Web:
www.alma-terra.info