Venerdì 15 dicembre alle ore 15:00 presso il MuDi Museo Diocesano si terrà l’inaugurazione della
Mostra di strumenti topografici antichi “Misurare la Terra è come abbracciarla, ma si abbraccia solo chi si ama” della collezione privata del geometra Pasquale Aprile. La mostra sarà visitabile gratuitamente
venerdì sino alle ore 23:00. Sabato 16 dicembre, invece, dalle ore 9:00 alle 13:00 e dalle ore 15:30 alle 23:00.
Nel XVIII e XIX secolo, i geometri erano professionisti di grande importanza, responsabili della tracciatura delle linee necessarie a mappare le città, scavare canali, costruire strade e posare binari ferroviari in un mondo che si stava rapidamente industrializzando. I loro beni più preziosi erano gli strumenti di misurazione di cui disponevano, come teodoliti, tacheometri e livelle. Questi congegni non erano semplicemente strumenti di misurazione ad alta precisione, ma anche oggetti realizzati ad arte: acciaio, bronzo o rame scintillanti, a volte accompagnati dall’intensa tonalità bruna di custodie o treppiedi in legno.
Strumenti che hanno plasmato il mondo. Il XVIII e il XIX secolo furono l’età d’oro della topografia, un’era in cui parti del mondo fino ad allora prive di mappatura, tra cui le Americhe e le lontane colonie europee, aprirono nuove frontiere al commercio, allo scambio e all’insediamento. Per sfruttare le risorse di queste regioni, era essenziale conoscere la configurazione del territorio. Per questo motivo, la misurazione geodetica e la mappatura topografica acquisirono un’importanza fondamentale. I governi compresero rapidamente il ruolo essenziale svolto dai geometri nell’assumere il controllo su territori e risorse. Mappare queste terre sconfinate era un’impresa di proporzioni colossali. I geometri si trovavano spesso a lavorare in territori ostili e a trascorrere mesi sul campo misurando montagne, fiumi, coste e altri elementi topografici con i loro fidati strumenti di misurazione.
Fino all’avvento della Rivoluzione Industriale nella seconda parte del XIX secolo, questi strumenti erano realizzati da artigiani che, di frequente, erano anche inventori autodidatti. I pezzi venivano spesso rifiniti con particolari e intagli raffinati che variavano a seconda di chi li aveva commissionati. Anche in seno a piccole serie di 10-20 pezzi, ogni strumento poteva essere considerato un pezzo unico per via delle diverse rifiniture che lo contraddistinguevano dagli altri. I migliori strumenti di misurazione facevano parte dell’attrezzatura scientifica più avanzata dell’epoca, essendo estremamente ricercati e di immenso valore, non solo per i livelli di precisione mai raggiunti prima di allora, ma anche per la maestria artigianale e l’estetica sublime che emanavano.
La collezione comprende alcuni degli strumenti di misurazione più comuni del periodo: livelle, teodoliti e tacheometri. La livella a cannocchiale era utilizzata per determinare l’elevazione ed era costituita da una livella montata in parallelo a un cannocchiale amovibile su un sostegno a Y. I teodoliti erano impiegati per misurare con grande precisione gli angoli sia orizzontali sia verticali ed erano costituiti da un cannocchiale fissato a un cerchio verticale graduato, due piastre circolari orizzontali e due livelle. Il tacheometro, invece, era una specie di teodolite che consentiva di misurare anche le distanze. Questi strumenti sono utilizzati ancora oggi nella loro versione moderna, con sensori laser e svariati componenti elettronici.
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