AncheCinema presenta la proiezione del film documentario
L'AVAMPOSTO
regia di Edoardo Morabito
con Christopher Clark
in sala ci sarà il regista Edoardo Morabito
lingue: italiano, portoghese, inglese
durata 85 minuti
Christopher Clark è un eco‐guerriero, uno scozzese fuori dall’ordinario che nel cuore della foresta amazzonica ha creato il suo personalissimo Avamposto del progresso: un modello di società utopica basato sull’equilibrio perfetto tra natura e tecnologia, gestito e preservato dagli abitanti della foresta. Ma la situazione peggiora di anno in anno e un nuovo grande incendio minaccia di distruggere l’Avamposto. Chris decide allora di giocare d’azzardo, opponendo alla spettacolare distruzione della foresta un evento altrettanto spettacolare: un concerto dei Pink Floyd dentro l’inferno verde, così da convincere il governo brasiliano a istituire una riserva.
Del resto nella mente di un sognatore tutto è possibile e forse ha ragione lui, in un mondo che corre a velocità folle verso l’apocalisse, essere un po’ folli è l’unico modo per opporre resistenza. Ma veramente possiamo salvare la foresta, noi, i figli del modello capitalista, lo stesso modello che la sta distruggendo?
lunedì 25 MARZO 2024 | ore 20.30
Teatro AncheCinema
Corso Italia 112 BARI
Biglietti disponibili al botteghino del Teatro AncheCinema
📲 INFO SMS/WhatsApp 329 64 99 552
P️ PARCHEGGI a pagamento aperti H24 MetroPark Corso Italia 138 (a 200 metri dall'ingresso del teatro) + GestiPark Battisti (a 400 metri dall'ingresso del teatro)
👉 INFO Disponibili 36 posti per carrozzine con visuale centrale del film. Proiettore Sony 4k ad alta luminosità e impianto audio Array Room Match Bose Professional. Proiezione senza pubblicità.
NOTE DI REGIA
“Siamo condannati alla civiltà, o ci integriamo o scompariamo”
Euclides da Cunha (1866‐1909)
Mentre il mondo brucia e noi assistiamo al cambiamento climatico come fosse la diretta streaming del grande spettacolo che è l’apocalisse, Chris si sente investito di una missione: salvare quel che resta dell’Amazzonia. Con ogni mezzo possibile.
Prima ha creato un villaggio allo Xixuaú con l’aiuto di una comunità di Caboclos, i meticci brasiliani che ha fatto diventare i guardiani della foresta; poi ha cercato di renderli autonomi finanziariamente facendoli lavorare con l’eco‐turismo; e quando il governo ha rifiutato di creare una riserva, cui nel tempo avevano aderito tutte le comunità lungo il fiume fino a raggiungere i 650mila ettari, Chris ha deciso di giocare d’azzardo, opponendo alla spettacolare distruzione della foresta un evento altrettanto spettacolare: un concerto dei Pink Floyd in uno degli ultimi posti incontaminati rimasti sulla faccia della terra.
Chris era il mio antidoto al disincanto, ed è arrivato quando ormai pensavo non si potesse inventare o scoprire più niente, e il genere umano perduto. E d’altronde, a separarmi dal mio oggetto esotico c’era soltanto un volo low cost.
Quello che ancora non sapevo è che questo viaggio dall’altra parte del mondo mi avrebbe riservato delle sorprese ‐ e non poche ‐ su Chris, sulle contraddizioni dell’avamposto, su tutta questa operazione e addirittura su me stesso. Le cose al villaggio infatti non erano per niente come le avevo immaginate e il modello sociale che Chris voleva esportare anche nel resto del Brasile cominciava a sgretolarsi.
Il film è la continua scoperta della discrasia tra due mondi che si incontrano: l’occidente e i popoli della foresta.
Chris voleva accollare il proprio sogno da scozzese a un popolo che viveva in un altro pianeta, dove forse non avrebbe mai dovuto avventurarsi e dove invece s’era spinto inseguendo il sogno del paradiso perduto, o addirittura quello di salvare il mondo. Ma davvero pensava di poter salvare l’Amazzonia con un simbolo del modello capitalista, lo stesso modello che la stava distruggendo? Cos’altro è il rock, infatti, se non il disagio giovanile reso merce? Money, il brano simbolo contro il denaro, è uno dei singoli che ha fatto più soldi nella storia della musica. Perché allora l’avevo raggiunto dall’altra parte dell’oceano, e invece di partecipare alla sua avventura da romanzo ero finito per diventare parte di un grande equivoco? Era il suo sogno quello che avevo deciso di inseguire, o il mio? Ero spinto da un sincero amore verso il pianeta e i suoi abitanti, o dalla speranza di riuscire a fare un film, o alla meno peggio un viaggio memorabile? Chi era dunque l’impostore qui: io, o Chris?
Forse, più semplicemente, abbiamo cavalcato per un attimo lo stesso sogno impossibile, osservando il disastro arrivare. Perché abbiamo preferito vedere il mondo così come non è, piuttosto che morire
di tristezza. Ma mentre il suo sogno è un’ipoteca sul futuro, io non ero altro che un turista con un film in testa. Per tutti questi motivi ho affidato la struttura del racconto al nostro rapporto. In questo viaggio sia fisico che immaginifico, il sogno di Chris si sovrapponeva al mio in un gioco di specchi capace di dare forma all’idea chiave del film: vivere per un’ideale, mio o di un altro, poco importa. Se funziona o no, vedremo. Intanto la foresta continua a bruciare.
L’avamposto è certamente un film sulla fine del mondo o quantomeno sulla distruzione del mondo naturale per mano dell’uomo. Ma è soprattutto un film sull'importanza del sogno per tornare ad
immaginare possibili futuri. Un elogio della visionarietà. Perché sognare, come direbbe Chris, significa agire in prospettive cosmiche.
EDOARDO MORABITO
Edoardo Morabito lavora come montatore e regista. Nel 2013 vince il premio Miglior Film al 31° TFF ‐ Torino Film Festival con il documentario I fantasmi di San Berillo. Come montatore di fiction e documentari ha montato, tra gli altri, Belluscone. Una storia siciliana
di Franco Maresco, Premio Speciale della Giuria alla 71. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica Biennale di Venezia 2014, nella sezione Orizzonti e il David di Donatello come Miglior Documentario Italiano e il film Liberami di Federica di Giacomo, Miglior Film alla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica Biennale di Venezia 2016, nella sezione Orizzonti. Sempre di Franco Maresco ha montato Io sono Tony Scott e La mafia non è più quella di una volta,
Premio della Giuria alla 76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica Biennale di Venezia 2019.
Insegna all’Accademia di Belle Arti e al Centro Sperimentale di Cinematografia.
L’avamposto è il suo secondo film
Web:
www.anchecinema.com