Presentato dal critico cinematografico Marco Di Stefano
La
Cineteca di Bologna celebra i 100 anni di
Marcello Mastroianni
Il 28 settembre 1924 nasceva uno dei più grandi divi del cinema mondiale: Marcello Mastroianni. La
Cineteca di Bologna, con il suo progetto Il Cinema Ritrovato. Al cinema, celebra i 100 anni di
Marcello Mastroianni portando dal 7 ottobre nelle sale italiane 7 film che ripercorrono una carriera con pochi eguali.
1961, Pietro Germi lo trasfigura in chiave grottesca nel suo Divorzio all’italiana.
“Nessuno è mai stato protagonista di così tanti capolavori – racconta il direttore della Cineteca di Bologna
Gian Luca Farinelli –, facendo sempre scelte coraggiose, come, ad esempio, dopo
La dolce vita e
81⁄2, quando tutti lo volevano latin lover e lui, invece, scelse di inanellare una serie incredibile di film in cui è impotente, forse omosessuale, cornuto, contribuendo a creare un’immagine diversa del maschio italiano, sensibile, elegante, perdente, ironica, empatica. Forse proprio per questo non ci pare possibile che compia oggi 100 anni, perché tra tutti gli attori della sua generazione solo lui ci pare un nostro contemporaneo."
DIVORZIO ALL’ITALIANA (Italia/1961) di Pietro Germi (105’)
Sceneggiatura: Ennio De Concini, Alfredo Giannetti, Pietro Germi
Fotografia: Leonida Barboni, Carlo Di Palma
Montaggio: Roberto Cinquini
Scenografia: Carlo Egidi
Musiche: Carlo Rustichelli
Interpreti: Marcello Mastroianni (‘Fefè’ Cefalù), Daniela Rocca (Rosalia), Stefania Sandrelli
(Angela), Leopoldo Trieste (Carmelo Patanè), Odoardo Spadaro (don Gaetano Cefalù), Angela Cardile (Agnese Cefalù), Margherita Girelli (Sisina), Bianca Castagnetta (Matilde Cefalù), Lando Buzzanca (Rosario Mulè), Pietro Tordi (avvocato De Marzi)
Germi era molto bravo nella conduzione degli attori. Non parlava mai, ma quando era al dunque spiegava molto bene quello che voleva. Era un grosso, grosso regista, e non lo dico per fare il cantico
alla sua memoria. Aggiungo, anzi, che magari ne avessimo avuti di registi come lui e ne avessimo ancora! Perché la sua prima, grande qualità era quella di non volere essere a tutti i costi l’artista, quello che dice sempre qualche cosa di nuovo, e di essere invece un serio realizzatore di storie comprensibili ai più. Che poi erano fatte da un professionista che conosceva molto bene il suo mestiere. Oggi un regista come lui sarebbe una salvezza per il nostro cinema. Senza volare, senza fare cinema di ricerca, Germi raccontava storie che mica erano uno scherzo, e spingeva duro perché, per esempio, Divorzio all’italiana fu un film molto preciso, quando qui di divorzio ancora non se ne parlava proprio. E fare un film in cui si dimostrava che da noi per divorziare uno poteva solo sopprimere la moglie non era tanto facile. Anche se è errato definirlo un’invenzione, il tic del barone
Cefalù l’ho inventato io. La faccenda è andata così. Germi aveva dei problemi con le gengive, quindi storceva sempre la bocca per stuzzicarsele con le labbra e la lingua. I tic, come lo sbadiglio, sono contagiosi, e così un giorno mi sorpresi a fare la sua stessa mossa, tanto che lui si urtò e mi chiese se lo stavo prendendo in giro. Mi scusai, dissi che non ne avevo nessunissima intenzione, gli spiegai come avvenivano queste cose e aggiunsi anche che avevo pensato che questo barone magari poteva avere una carie. E allora lui volle che lo rifacessi, e dopo me lo fece fare per tutto il film.
Marcello Mastroianni
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