Muratcentoventidue Artecontemporanea
Comunicato Stampa
Deserti
Shirin Abedinirad /Elisabetta Di Sopra/ Julia Charlotte Richter
Eleonora Roaro/ Raeda Saadeh /Sira-Zoé Schmid
Muratcentoventidue Artecontemporanea riprende il suo percorso espositivo con “Deserti”, una mostra collettiva che vede la partecipazione di sei artiste di varia nazionalità che hanno scelto di ambientare le loro opere nei deserti del nostro pianeta.
Il deserto non è un elemento soltanto naturale, è, al contempo, un luogo diverso che ha da sempre esercitato un grande fascino.
La profondità metafisica di uno spazio fuori dal tempo, irriducibile alla misura dell’uomo, minimale e muto, percorso unicamente dall’inarrestabile fluire del vento ha ispirato opere d’arte e architetture straordinarie.
Surreali e spesso avvolti in un certo misticismo, questi paesaggi inospitali ma magnetici hanno da tempo fornito agli artisti lo spazio e il luogo per le loro opere.
In mostra le opere di Shirin Abedinirad, Elisabetta Di Sopra, Julia Charlotte Richter, Eleonora Roaro, Raeda Saadeh , Sira-Zoé Schmid.
Shirin Abedinirad è un'artista iraniana il cui lavoro esplora le nozioni di identità, di unione con la natura e l'essenza sconfinata dell'essere attraverso vari mezzi, tra cui video, performance, land art e installazioni.
Nata a Tabriz, in Iran, nel 1986, Shirin ha iniziato il suo percorso artistico con la pittura prima di laurearsi in graphic design e moda. Mentre ricercava contaminazioni tra moda e arte concettuale, è rimasta affascinata dalla performance e ha iniziato a mettere in scena interventi pubblici che affrontavano questioni di genere e sessualità con uno sguardo partecipe al dramma sociale in Iran. La pratica di Shirin ha subito una svolta dopo un'esperienza nel deserto nel 2013 che l'ha portata a creare opere di Land Art e installazioni che evocano il mondo naturale. Utilizzando una disposizione minimalista di materiali elementari come l'acqua, gli specchi e la luce, l'artista crea spazi liminari che fungono da portali per superare la separazione tra uomo e Natura. Attualmente Shirin divide il suo tempo tra gli Stati Uniti e progetti all'estero, continuando la sua esplorazione concettuale dell'essenza dell'individuo e della relazione con la natura attraverso vari linguaggi creativi.
L’artista propone il video “Gliss” in cui affronta uno tra i più grandi problemi dell’abitare nel deserto: la mancanza di acqua; a prima vista lo specchio circolare, parzialmente coperto nell’oro della sabbia, sembra un piccolo stagno. Solo in un secondo momento realizziamo che il cielo azzurro si riflette sul terreno. Alterando la nostra percezione della natura e offrendoci una visione falsata l’artista sfida la mente umana e gli elementi naturali.
Conosciuta a livello nazionale e internazionale Elisabetta Di Sopra vive e lavora a Venezia. Laureata all’Accademia di Belle Arti di Venezia, la sua ricerca artistica si snoda tra opere video, installazioni e grafica affrontando temi legati alla sfera affettiva, alle relazioni familiari e alle pratiche della cura con un’attenzione particolare alla dimensione del dolore e della fragilità che caratterizzano la nostra condizione esistenziale.
Focalizzandosi sull’impiego del video per fronteggiare tematiche connesse alla condizione femminile e al ruolo della donna nella società contemporanea, utilizza una narrazione contraddistinta da azioni semplici ed incisive che mettono in luce le dinamiche psicologiche sottese alla vita quotidiana, alle relazioni familiari, al corpo femminile e ai ruoli sociali.
Il corpo, che parla attraverso gesti minimali, è alla base del suo lavoro, diventando metafora del nostro essere al mondo.
Numerose sono le sue partecipazioni a mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero.
In Senza tracce (2023) - l’ultimo video ,prodotto e realizzato durante un viaggio nel deserto di Wadi Rum - l’artista, dopo aver camminato sulle dune, ha avvertito l’esigenza di cancellare le impronte lasciate in quel luogo: una scelta in netto contrasto con la spasmodica sovraesposizione che contraddistingue il nostro tempo, dove ciò che conta è lasciare un segno in questo mondo.
Raeda Saadeh è nata in Palestina a Umm al-Fahm nel 1977 e ha studiato alla Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme, dove oggi vive e lavora. Fotografa di fama internazionale, le sue opere vengono esposte in tutto il mondo.
I suoi mezzi di espressione sono oltre alla fotografia, l’installazione, il video e le performance. Il lavoro di Saadeh usa il corpo come strumento per esplorare identità, genere e spazio, nonché la relazione tra luogo e il sé. Le sue performance, i suoi video e le sue opere fotografiche sono incentrate sui confini come fenomeno culturale, topografico e fisico.
Nel suo lavoro, l'artista assume spesso diverse personalità, che possono essere interpretate come dichiarazioni femministe radicali e come commenti concettuali su questioni sociali e religiose. Nella sua messa in scena di figure mitiche e personaggi delle fiabe, Raeda Saadeh decontestualizza i paesaggi idealizzati di Israele, esplorando la situazione reale delle aree occupate e l'attraversamento di confini sociali e soprattutto di genere, standardizzati.
Ricorrente nel suo lavoro è una donna che vive sotto occupazione, sia fisica che psicologica come nella performance video a due canali Vacuum che mostra l'artista che passa l'aspirapolvere sulle colline aride della Palestina. Questo atto assurdo ma semplice non solo getta un'ombra critica sui ruoli di genere, ma sposta anche l'atto di passare l'aspirapolvere e pulire, che è tradizionalmente attribuito alle donne, dalla sfera privata a uno spazio politicamente carico. L'atto di aspirare il deserto è un compito impossibile e impraticabile, che simboleggia gli sforzi quotidiani dei palestinesi che affrontano le sfide, con un cambiamento reale che sembra fuori portata. Questo ricorda il mito di Sisifo, che spinge un masso in cima a una collina per poi farlo rotolare giù. L'opera ritrae la determinazione a portare a termine i compiti nonostante la loro assurdità, incarnando lo spirito di resilienza e perseveranza che i palestinesi mantengono nonostante le continue difficoltà.
Julia Charlotte Richter (1982, Gießen, De) è una videoartista. Ha studiato Belle Arti a Kassel (De), Portsmouth (UK) e Braunschweig (De). I suoi film parlano sempre di persone. Esplora il significato del presente in diverse fasi di età e consapevolezza, mostrando come i livelli - l'esistenza, il comportamento, i desideri e le ambizioni - si mescolano. Mostra come i giovani rifiutino l'età adulta perché percepiscono il mondo degli adulti come una minaccia. Al contrario, i ricordi penetrano nella vita quotidiana satura o iperattiva di quest’ultimi: il ricordo di ciò che si era una volta, di ciò che si credeva o si crede di essere sulla scala del successo.
"Point Blank" cita una scena del film "The Misfits" (1961) che è ora riproposta e ulteriormente contestualizzata. Nella scena originale, la protagonista Roslyn (Marilyn Monroe), da poco divorziata, si ribella a tre cowboy esausti e, nel mezzo del deserto, affronta gli uomini con tutti i loro limiti e i loro sogni perduti. In "Point Blank", vediamo una giovane donna che vaga in paesaggi desertici surreali, un viaggio nella lontananza del mondo e nella propria vita interiore. A ogni passo nel deserto, la ragazza scende nelle proprie profondità alla ricerca di un luogo che sembri adatto alle sue emozioni e alle sue parole. A differenza di Roslyn, la giovane donna ora si rivolge a interlocutori assenti: "Bugiardi", "Assassini" e "Uomini morti", urla e si gira furiosamente. Le parole, che si diffondono come proiettili nell'aria, ricadono su di lei. A parte una debole eco, non c'è risonanza in questo luogo che raffigura le ossessioni di una società distorta e patriarcale ed è diventato uno sfondo drammatico che riflette le ansie della nostra società all'interno della storia collettiva del cinema. Laddove Roslyn è stata in grado di suscitare uno stupore terrorizzato nei tre uomini, il personaggio nel video rimane solitario e inascoltato, il deserto come unico testimone del suo manifesto, della sua rabbia e della sua forza.
Eleonora Roaro (Varese, 1989) è un’artista visiva e ricercatrice con sede a Milano. Ha studiato Fotografia (BA – IED, Milano), Arti Visive e Studi Curatoriali (MA – NABA, Milano) e Contemporary Art Practice (MA – Plymouth University, Plymouth).
La sua pratica artistica riguarda le immagini in movimento, con un particolare focus sulla storia e l’archeologia del cinema e gli archivi. Utilizzando media come video, fotografia, performance, intelligenza artificiale e realtà virtuale, rivisita e rimedia vecchi dispositivi e iconografie per comprendere l’influenza che le tecnologie e le immagini hanno sulla nostra percezione e l’ immaginario culturale; pertanto, il display e la durata – in particolare il concetto di loop – sono elementi chiave della sua pratica. La sua ricerca attuale, basata su archivi e fonti orali, indaga il rapporto tra architettura, spettatorialità e spazio urbano riguardo alle sale cinematografiche del Novecento.
La Spiral Jetty (1970) di Robert Smithson, uno dei lavori più emblematici della Land Art, si trova nella penisola Rozel Point nel lato nord-est del Great Salt Lake nello Utah. Questo luogo, caratterizzato da sfumature rosate, contiene depositi di petrolio che si è cercato di estrarre per decenni, invano. L’installazione è rimasta sott’acqua per trent’anni, finché nel 2002, la siccità l’ha resa nuovamente visibile. Nella video-performance “Vanishing Point” la camera è posizionata accanto all’ultima pietra della Spiral Jetty. L’artista Eleonora Roaro, da quel punto, cammina verso il lago finché non scompare sott’acqua, così come è stato per trent’anni per la Spiral Jetty. La distanza percorsa è una forma antropometrica di misurazione che rivela il processo di desertificazione, cambiamento climatico ed entropia attualmente in corso. Il titolo si riferisce a un capitolo di “America”, scritto da Jean Baudrillard nel 1986, dedicato ai deserti americani, tra cui descrive anche Salt Lake City e il Great Salt Lake. “Il dispiegarsi del deserto è infinitamente vicino all’eternità della pellicola”, afferma nel descrivere l’atmosfera astratta e irreale di questi luoghi solitari e vuoti.
Sira-Zoé Schmid è un’artista austriaca che ha sviluppato la sua ricerca dedicandosi prevalentemente alla fotografia, al testo, l’installazione e la performance. Ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Vienna nella classe “Belle Arti e Fotografia” con Matthias Herrmann e Martin Guttmann, laureandosi nel 2013. Vive e lavora a Vienna e Salisburgo.
Ha ottenuto numerose borse di studio, partecipato a progetti di residenza ed il suo lavoro è stato esposto in diverse istituzioni e gallerie internazionali.
Sviluppando la sua ricerca nel campo della fotografia in senso ampio, Sira-Zoé Schmid inizia un percorso che ne esplora le molteplici potenzialità. L'analisi di tutti i media e delle questioni socioculturali che ci circondano si riflettono nel suo lavoro.
I deserti sono stati gli ambienti inospitali in continua evoluzione delle sue performance video. Nel 2017 Schmid ha iniziato la sua serie di performance video "Desert Flower" nel deserto americano del Mojave. Una donna, l'artista, che indossa un abito scuro e un piccolo parasole blu e volta le spalle allo spettatore, percorre un sentiero solitario nel deserto fino a scomparire all'orizzonte. Durante la residenza artistica a Lanzarote e Gran Canaria del 2022, Schmid ha proseguito la sua serie di performance Desert Flower con una seconda parte. In “ Desert Flower I “ il primo video della serie, che propone in questa mostra, con un linguaggio visivo chiaro e poetico, ci mostra una donna in un paesaggio surreale di austera bellezza, uno spazio ideale in cui compiere un percorso introspettivo nel proprio mondo interiore.
Luogo
Muratcentoventidue-Artecontemporanea
Via G. Murat 122/b – Bari
Inaugurazione
Sabato 18 gennaio 2025 ore 19.30
Periodo
18 gennaio– 28 febbraio 2025
Orari di apertura
Domenica, lunedì, martedì, sabato solo su appuntamento
Mercoledì, giovedì, venerdì dalle 18.00 alle 20.00
Info
3348714094 – 392.5985840
http://info@muratcentoventidue.com
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http://www.muratcentoventidue.com
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CV
Shirin Abedinirad, è nata nel 1986 a Tabriz , Iran . Ha iniziato la sua carriera artistica con la pittura, studiando Moda e Design Tessile alla Dr Shariaty University di Teheran. L'obiettivo principale della sua tesi era l'arte concettuale e i modi in cui si relaziona alla moda. Ha anche studiato video arte sotto la supervisione del regista iraniano Abbas Kiarostami che l'ha selezionata insieme ad altri artisti per partecipare al suo workshop all'IBAFF Film Festival di Murcia , in Spagna , nel 2013. Alla cerimonia di chiusura del Festival, Abedinirad ha presentato un'opera d'arte performativa che ha dedicato al videoartista americano Bill Viola in sua presenza all'evento. Nel 2014, ad Abedinirad è stata assegnata una borsa di studio di un anno per partecipare ai progetti culturali del centro di ricerca Fabrica di Benetton a Treviso , in Italia . Nel 2016, è autrice di un libro intitolato Conceptual Art & Fashion Design in the 21st Century , pubblicato da Nazar Art Publication in Iran.
Nel 2015, Mirrored Zuggurat di Abedinirad è stata esposta a Cockatoo Island , in Australia, per l'Underbelly Arts Festival di due giorni. Nel 2016, la sua scultura Sulūk è stata esposta alla One Belt One Road Visual Arts Exhibition che si è tenuta alla Sotheby's Hong Kong Gallery. Organizzato dalla Hong Kong Federation of Women, l'evento ha illustrato l'importanza delle artiste visive tra le nazioni della Belt and Road in Asia, Europa e Africa. Tra gli altri artisti le cui opere sono state esposte in questa Galleria c'erano Yayoi Kusama e Joana Vasconcelos . La mostra ha esplorato i legami tra l'antica Via della Seta e la Belt and Road Initiative.
Da aprile a luglio 2017, la videoarte di Abedinirad Gliss è stata esposta all'Andorra Land Art International Biennale. Da agosto a settembre 2017, ha collaborato con Dionne Lee a una mostra video intitolata Eleven and a Half Hours , che è stata presentata all'Aggregate Space Gallery di West Oakland . Nello stesso anno, il video della sua Babel Tower è stato esposto al FILE ANIMA+ Electronic Language International Festival di San Paolo , in Brasile . Da ottobre 2017, In Between (Part II): So Far è stato esposto al Mana Contemporary , che offre sei installazioni di sei donne che lavorano per dare forma alla videoarte contemporanea iraniana. La mostra, che espone il Passage di Abedinirad , è la seconda parte di una serie di mostre curate da Shahram Karimi. Nel marzo 2018 ha partecipato alla Lorne Sculpture Biennale esponendo la sua installazione Breakwaver .
Elisabetta Di Sopra ( Pordenone, 1969), veneziana d’adozione, si è laureata all’Accademia di Belle Arti di Venezia con una tesi dedicata a Bill Viola. Utilizza da sempre il video come espressione sensibile delle emozioni, che rende tangibili, attraverso una visione nitida dell’esserci qui e ora senza né maniera né estetismi. Curatrice per diversi anni del concorso di video-arte Maurizio Cosua, nell’ambito del Festival Francesco Pasinetti è socia dell’Associazione Culturale Archivio Carlo Montanaro alla Fabbrica del Vedere. E’ stata docente all’Università Ca’ Foscari nel Master di Fine Arts in Filmmaking e tuttora collabora per il Ca’ Foscari Short Film Festival nella promozione della videoarte italiana. Le sue opere sono presenti nell’archivio di Videoarte Yearbook al museo d’arte Moderna (Mambo) di Bologna. Numerose sono le sue partecipazioni a mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero.
Tra le sue mostre personali: 2024 Tracce, Museo CAOS Project Room Ronchini, Terni; 2022 Limiti, Galleria Muratcentoventidue, Bari; 2019 The Care, Galleria Muratcentoventidue, Bari; 2020 Il limite, Museo Archeologico Nazionale di Venezia; 2018 Pietas Galleria Bugno, Venezia; Possibili Sensi, Galleria Parco, Pordenone
Tra le collettive:2024 Dal e nel paesaggio, Fondazione Zago, Asolo (TV); She-Wolves_erotism>love>body, Re_Exhibit_ Rewind Online Gallery, a cura di Laura Leuzzi; 2022 Wish You Were Here, Casa del Commiato, Bergamo; Opera per la Biennale del merletto – Museo del Merletto, Venezia; 2020 Links, Galleria Etherea, Genova; Trentatré stelline, Palazzo della Cultura PICO, Reggio Calabria; Segrete tracce di memoria XII ed.,Torre Grimaldina di Palazzo Ducale,Genova; 2018 Body concrete, Museoteatro della Commenda, Genova; Resteless Waters in Italian Videoart, Greece; 2017 Karachi Biennale, Pakistan; 2016 Le stanze dei frammenti, Museo Marca, Catanzaro; 2015 Body Interference, Künstlerhaus, Vienna; 2014 Recto/Verso, CasermArcheologica, Sansepolcro (Ar); 2013 Body in abstraction, St John’s College, Oxford (UK); Hetero Q.B., Museu Nacional de Arte Contemporânea do Chiado, Lisbona (P); Premio Terna 05, Roma; 2012 De rerum natura,Lab 610 XL, Sovramonte (Bl); Norme per la rivoluzione, Rassegna di videoarte, Volksbühne, Berlino (D); Idrografie, ex convento di San Francesco, Pordenone; Per-Lumina, Palazzo dei Battuti, San Vito al Tagliamento (Pn); 2010 FareCorpi, l’insegnamento dell’Anatomia all’Accademia di Belle Arti di Venezia, Magazzini del sale, Venezia; Finalista al concorso Festarte videoart festival “violenza invisibile” al MACRO Roma, PremioArteLaguna 2009, Venezia.
Julia Charlotte Richter (*1982 a Gießen, Germania) è una videoartista.
Ha studiato Belle Arti a Kassel (Germania), Portsmouth (Regno Unito) . Ha completato i suoi studi nel 2010 e poi si è trasferita all'Università di Belle Arti di Braunschweig per studiare come studentessa magistrale con Corinna Schnitt . Dopo la laurea come studente di master, Richter ha ricevuto una borsa di residenza nella colonia di artisti di Willingshausen nel 2011 . Nel 2012 ha ricevuto la borsa di studio Young Art di Essen , assegnata dal Kunsthaus Essen e dal Kunstring Folkwang . [Con il sostegno dell'Ufficio culturale femminile NRW, l'artista ha trascorso una borsa di studio di scambio a Tbilisi nel 2013 . Nel 2014 ha ricevuto una borsa di lavoro dalla Fondazione Kunstfonds .
Le opere di Julia Charlotte Richter sono state esposte a livello internazionale in numerose proiezioni e mostre, tra cui Manege Mosca, Museo Nazionale Georgiano di Tbilisi, Filmfestival Max-Ophüls-Preis Saarbrücken, Kunsthaus NRW Kornelimünster, Shortfilmfestival Hamburg, B3 Biennial of the Moving Image Frankfurt o Coreana Museum of Art. a Seul. Ha ricevuto diverse borse di studio come la residenza Young Art a Essen (Kunstring Folkwang/Kunsthaus Essen) nel 2012 o una borsa di lavoro dalla Stiftung Kunstfonds nel 2014. Nel 2017 ha ricevuto una borsa di studio dalla Kunststiftung NRW nonché una borsa di viaggio dalla Fondazione culturale dell'Assia. Attualmente sta lavorando al suo progetto The gift of being prepared , finanziato da Hessenfilm, e a un progetto collaborativo con Lisa Seebach, finanziato da Stiftung Kunstfonds.
Eleonora Roaro (Varese, 1989) è un'artista visiva e ricercatrice con sede a Milano. Ha studiato Fotografia (BA – IED, Milano), Arti Visive e Studi Curatoriali (MA – NABA, Milano) e Contemporary Art Practice (MA – Plymouth University, Plymouth). È docente di Estetica, Estetica dei Nuovi Media, Storia dell'arte moderna e Comunicazione multimediale presso NABA, Milano (BA Cinema & Animation, Creative Technologies, MA Creative Media Production) e di Fenomenologia delle arti contemporanee presso lo IED, Milano (BA Product Design). Il suo lavoro è stato esposto dal 2011 in numerosi musei e gallerie, tra cui La Triennale (Milano), Fabbrica del Vapore (Milano), Casa degli Artisti (Milano), Museo diffuso (Torino), CAMERA (Torino), MACRO (Roma), CAMeC (La Spezia), Casa Cavazzini (Udine), E-Werk (Friburgo), Maison de la Culture (Clermont-Ferrand), La Friche (Marsiglia), Istituto Italiano di Cultura (Madrid e Praga). Nel 2019 come assegnista di ricerca presso l'Università degli Studi di Udine ha lavorato al progetto "VR e AR nella valorizzazione del patrimonio culturale e artistico". Dal 2020 al 2022 ha fatto parte del progetto "Sensing Dolce Vita: An Experiment in VR Storytelling", vincitore del MISTI Global Seed Fund (Massachusetts Institute of Technology, Cambridge, MA; SISSA, Trieste, Friuli-Venezia Giulia). Alcuni dei suoi articoli più recenti si sono concentrati sull'architettura cinematografica e sulla ricostruzione in VR (L'Avventura, 2020; Alphaville, 2021), sulla programmazione a Udine (MHRA, 2024), sulle sale cinematografiche nelle arti visive (LabCom, 2021) e sul lavoro di Lynn Hershman Leeson (Mimesis, 2019).
Raeda Saadeh 1977, Um El-Fahem, palestinese vive e lavora a Gerusalemme. Ha conseguito il Bachelor of Fine Art e il Master of Fine Arts presso la School of Visual Arts di New York.
Tra le mostre personali selezionate figurano AM Qattan Foundation, Ramallah (2019, 2000); Rose Issa Projects, Londra (2012, 2010); Galleria Anadiel, Gerusalemme (2003); e Scuola di Arti Visive, New York (2000). Le mostre collettive includono Cultuurcentrum Brugge, Bruges (2015); Museo d'Arte di Busan, Seul (2014); Victoria & Albert Museum, Londra (2012); Centro australiano per la fotografia, Paddington (2012); Museo Van Abbe, Eindhoven (2011); Konsthall C, Svezia (2011); Centro espositivo di Beirut (2010); La giacca blu, Liverpool (2010); Centro Paul Klee, Berna (2009); Haus der Kulturen der Welt, Berlino (2008); Musée National d'Art Moderne et Contemporain d'Alger, Algeria (2008); Museo d'Arte Moderna Kunsten Aalborg, Danimarca (2007); e Magasin 3 Stockholm Konsthall (2007). Ha inoltre partecipato alla Biennale di Sharjah (2007) e alla Biennale di Sydney (2006).
Saadeh è stata insignita di numerose borse di studio, tra cui la Chimera in bronzo, l'ICASTICA, la prima Biennale Internazionale d'Arte di Arezzo (2013) e il premio Giovane Artista dell'Anno dalla Fondazione AM Qattan, Ramallah (2000).
Le opere di Saadeh sono presenti nelle collezioni del Victoria & Albert Museum di Londra, del Fonds Regional d'Art Contemporain de Lorraine di Metz e del Magasin di Grenoble.
Sira-Zoé Schmid (Vienna, 1985) vive e lavora a Vienna e Salisburgo. Ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Vienna nella classe «Belle Arti e Fotografia» con Matthias Herrmann e Martin Guttmann e si è laureata nel 2013. L'attenzione a tutti i media e alle questioni socioculturali che ci circondano sono molto importanti per il suo lavoro artistico. Lavora nel campo della fotografia in senso ampio, esplorandone le diverse possibilità .
Ha ottenuto numerose borse di studio e ha partecipato a progetti di residenza; mentre era Artist in Residency negli Stati Uniti nel 2017 Schmid ha creato la sua prima performance video in due parti "Desert Flower.
Ad aprile 2018 Sira-Zoé Schmid ha ricevuto il "One -Year Grant for Photography 2018" dalla regione austriaca di Salisburgo. Nel 2016/17 ha lavorato principalmente al progetto multimediale "Past | Present | Future", un archivio completo sulle donne come produttrici d'arte, presentato in una rivista, una performance e una mostra. Nel 2024 ha partecipato ad AVANTGARD/EN il programma di residenza per artisti del Kulturhauptstadt-Projektes PLATEAU BLO dell’Università di Linz.
Sira-Zoe Schmid è esposta più frequentemente in Austria, ma ha avuto mostre anche in Germania, Portogallo, Italia e altrove. Il suo lavoro è stato esposto in diverse istituzioni e gallerie internazionali, come ada, Vent Gallery, Bildraum 01, Galerie im Traklhaus. Tra le mostre degne di nota, Menschenbilder al Museum der Moderne di Salisburgo nel 2019 e Salzburger Kunstverein a Salisburgo.
Web:
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