Per volere degli Dèi. Dedicato alla storia di
Gallipoli il libro che segna l’esordio nella narrativa per
Alessandro Perrone che sarà presentato in anteprima a Gallipoli il prossimo 7 giugno ore 20 nella
Chiesa della Confraternita di San Giuseppe e della Buona Morte (via Antonietta De Pace 99). Dopo i saluti istituzionali, interverranno il prof.
Elio Pindinelli Vice presidente Società di Storia Patria che firma la prefazione e don
Piero De Santis. Modera la giornalista
Antonietta Fulvio.
“Per volere degli dèi”, edito da
Il Raggio Verde, segna l’esordio nella narrativa di
Alessandro Perrone nato in Svizzera da genitori gallipolini, e appassionato di Storia e di mitologia classica. È confratello della
Confraternita di San Giuseppe e della Buona Morte di Gallipoli. Ama gli animali in particolare i cani e i gatti e la fotografia e spesso nelle sue inquadrature cattura la bellezza dell’amata Gallipoli con il suo centro storico, il suo mare, le sue tradizioni tra fede e leggenda.
Ambientato in una Gallipoli degli anni 50, narra la storia di un giovane ragazzo che, giocando con degli amici, si imbatte in un luogo celato che per secoli ha custodito antichi reperti risalenti all’epoca dei miti e delle leggende Greche.
Il racconto prende spunto dai versi IX e X del canto IV de “IL COSMO” dell’Abate Carlo Coppola di seguito riportati :
“La Città, che Cesarea empì di Scorno, Picciola sì, mà così vaga, e bella,
Che da beltà, Calipoli s’appella.
Sovra altissimo scoglio in mezzo à l’onda Meravigliosa inespugnabil siede;
Dè pregi di Natura, e d’Arte abbonda;
Di valor, di pietà ricca, e di fede:
Ne l’alta Insegna sua d’honor feconda, Il Gallo tien, ch’Idumeneo le diede,
Augel Febeo, perch’egli illustre prole Fù già del Tracio Re sceso dal Sole”
nonché da una annotazione di Giovan Giacomo Rossi, scrittore gallipolino del sec. XVI, citato poi dal Micetti alla fine del '700 e dal Ravenna nel 1836, circa il rinvenimento nel 1593 di un'antica lapide, seguendo evidentemente quanto ne scrisse, in un manoscritto andato perduto, il sacerdote e primicerio del Capitolo della Cattedrale Gallipoli, don Ottavio Demetrio, in cui compariva il Gallo e iscrizioni greche, "rose ed illegibili", interpretate nel senso che fu Lizio Idomeno a dare alla città di Gallipoli l'insegna civica del gallo della città.
«Con questo racconto sembra che l'autore cerchi di sciogliere il dilemma, ancora attuale, tra affidabilità storica e suggestione della leggenda, peraltro mettendo a confronto formazione scolastica e tradizione popolare. Da un lato la fredda cronacistica sintesi storiografica insegnata nelle scuole e dall’altra la fantasiosa narrazione popolare, frutto di un vissuto umano e ideale tramandato per secoli e ancor più mitizzato anche dalla letteratura in campo locale.» si legge nella prefazione di
Elio Pindinelli vice presidente della
Società Storica di Terra d'Otranto che aggiunge «L’operazione che compie l’autore, in definitiva, è quella di partire da un possibile aggancio storiografico, o presunto tale, su cui fu tramandata nel tempo la leggenda delle sue origini, per raccontare la storia d’amore di Lizio con Antinea e rinnovare, con altre e nuove fantasie, una nuova leggenda saldamente ancorata alle storie fantastiche della mitica Città del Gallo. E lo fa con una leggerezza narrativa e una piacevole efficacia di chi, nella cultura popolare gallipolina ha vissuto la sua fanciullezza, e su cui sono andati stratificandosi l’amore e la passione per la sua terra.»
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