Perché il corpo, solo il corpo è il tempo
“Dissoterrare i viventi” è il nuovo libro di Lea Barletti
Edito da Collettiva edizioni indipendenti
Serie Anatomica, ovvero: l’anima è un muscolo lunghissimo (Atto provvisorio del corpo unico in 10 movimenti)
“La poesia è una stretta di mano”, verso di Paul Celan a dirci quanto, quest’arte meravigliosa prodotta dalla parola, serva a mettere in comunione, a creare un ponte fra chi scrive e chi legge. Lea Barletti, nel suo ultimo lavoro “Dissotterrare i viventi”, ha nelle sue intenzioni proprio questa volontà: avvicinarsi ed essere avvicinata, invitarci a consegnarci all’ignoto, allo stupore “Separa con delicatezza riunisci con furore. Non c’è incontro senza deviazione senza perdita di conoscenza”
Edito nella collana “Prose minime”, il volume verrà presentato a Lecce giovedì 26 giugno 2025 alle ore 20:00 presso la biblioteca civica Ogni Bene. Lea Barletti dialogherà con le curatrici della collana Simona Cleopazzo e Stefania Zecca.
Il libro
Poesie titolate, poesie senza titolo, e al centro un nucleo pulsante: Serie Anatomica, ovvero: l’anima è un muscolo lunghissimo (Atto provvisorio del corpo unico in 10 movimenti). Partire dalla tassonomia tecnico – scientificacome strumentoper riconoscersi, per entrare in dialogo. Barletti lo fa già nella scelta stilistica e nella struttura spaziale delle sue poesie, come se chiedesse al lettore o alla lettrice, di seguire il suo tempo per recuperare la relazione con l’altro, avvicinandolo nelle pagine fino al battito cardiaco della sua scrittura. Come dice Silvia Tebaldi che ha curato la nota, un libro che contiene il gesto della dedica, che è il gesto stesso della poesia. Io vi regalo il mio sgomento / l’angolo ferito dello sguardo / vi regalo la mia ultima bugia / la paura della fine, il mio sonno intatto. La dedica, dunque, e l’incontro: vi regalo il muscolo incoerente, la parola di troppo / la pietà inesatta, il precisissimo inciampo.
Tre sono gli elementi fondanti delle sue liriche: corpo, lingua e tempo. Agenti vivi che dialogano costantemente fra di loro e chiedono alla poeta di avere voce perché parti riconoscibili a tutti, depositari di verità che possono sfuggire allo sguardo distratto. Il corpo dunque nominato in varie parti, spesso interne, e ognuna con un suo tempo, perché intento di Barletti è di essere sentita e sentire l’altro, di riunire quanto è stato scisso: “tornare e ritornare tra i vivi in mezzo a questo tiepido destino per cercarci e poi aggrumarci come pastina scotta nel brodino. La sua è scrittura di esperienza perché parte dal corpo e il corpo è sempre esperienza, ricerca di senso. La sua parola è una composizione chimico alfabetica (mordere il bulbo/coltivare corpi/lasciare sfarsi la lingua). Il corpo è tempo, dice Barletti. come Anedda, scelta per esergo dice che le cellule si rinnovano ogni 7 anni. Perché dunque il valore della relazione tempo - corpo? È la stessa dircelo in un verso che non lascia dubbie interpretazioni: “in nome del corpo del corpo e ancora del corpo. Impariamo l’amore ed è già passato”.
L’autrice
Lea Barletti, attrice, regista, autrice, performer. Salita sul palco la prima volta a quindici anni, non ne è più voluta scendere. Attualmente ha più di mezzo secolo. Da diversi anni si è trasferita con il compagno Werner Waas e i due figli, Rocco e Tobia, a Berlino, dove ha perso la lingua ma ha ritrovato il corpo, con il quale volentieri danza (e fa anche yoga). Con Werner ha fondato la compagnia teatrale indipendente Barletti/Waas, attiva tra la Germania e l’Italia. Dopo il trasferimento a Berlino, nel tentativo di ritrovare la lingua, ha ricominciato a scrivere (attività che dopo l’adolescenza aveva quasi del tutto abbandonato): racconti, poesie e testi teatrali. Nel 2018 ha pubblicato un libro di racconti: “Libro dei dispersi e dei ritornati” per le edizioni Musicaos. Tra le tante altre cose, oltre che recitare, scrivere, fare yoga e danzare, ama leggere, camminare, fare dolci, raccogliere erbe, perdere tempo. Ama molto la compagnia degli esseri umani, purché siano gentili, e degli altri esseri viventi, soprattutto degli alberi, che per lo più lo sono. Non si è mai sentita a casa in Italia, non si sente a casa in Germania, ma almeno adesso è ufficialmente un’immigrata.
Web:
www.barlettiwaas.eu