Processo a Dante Alighieri, giovedì il Sommo Poeta imputato al Teatro Traetta
Incontri culturali
“Processo a Dante Alighieri”, giovedì il Sommo Poeta “imputato” al Teatro Traetta
In scena, numerosi attori tutti accomunati dalla passione per il teatro, dalla volontà di mettersi in gioco e dalla condivisione entusiastica di una difficile “scommessa culturale"
Processare Dante per capire la sua poesia.
“…dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”
(Fabrizio de Andrè, Via del Campo, 1967)
Si terrà giovedì 23 ottobre, alle ore 19,00, presso il teatro “Tommaso Traetta” di Bitonto la replica di “Processo a Dante Alighieri”, spettacolo a cura del locale Comitato della Società Dante Alighieri.
Un atto unico in cui emerge l’attualità dell’uomo/Dante (il Dante/personaggio lo lasciamo ad altri molto più competenti di noi), che, come tutti, non si sottrae al fascino esercitato dal binomio “sesso e morte”, si nutre di personalismi e pettegolezzi meschini, cede ad opportunismo ed interessi personali. Fattori, che, oggi più di ieri, condizionano e muovono certi nostri atteggiamenti nella realtà che viviamo e rappresentano quel letame, cantato da Fabrizio de Andrè, ma trasformato dal Sommo Poeta in alta poesia.
In scena, numerosi attori tutti accomunati dalla passione per il teatro, dalla volontà di mettersi in gioco e dalla condivisione entusiastica di una difficile “scommessa culturale”: processare Dante Alighieri per diffamazione aggravata, e non per le accuse che gli valsero la condanna all’esilio. Un intento diffamatorio alimentato da pregiudizi, pettegolezzi, cattiverie, dicerie, false notizie di cui è impregnata la vita quotidiana come, del resto, tracima nei programmi televisivi, sui social, sulla carta stampata, finanche nelle scuole alimentando, troppo spesso, liti, polemiche, rivalità. Materiale il quale Dante dimostra una spiccata tendenza, in parte giustificata dalle ingiustizie subite. E, così, non bisogna certo conoscere a memoria la Divina Commedia per capire che l’Alighieri è un calunniatore ma di quelli abili, che si nascondono, di solito, dietro un vittimismo piagnone o una fede incrollabile in determinati valori, dettati per lo più da un moralismo bacchettone. E, con la risolutezza dei loro atteggiamenti, la fermezza della loro condanna morale, la violenza del loro linguaggio, conquistano il favore e la simpatia di un pubblico molto vasto. Che essi riescono ad influenzare in maniera subdola, mirando alla pancia e non al cervello, con argomentazioni suggestive ed efficaci ma quasi mai giustificate né legittimate. In questa prospettiva, è un atto di giustizia far salire l’Alighieri sul banco degli imputati perché nel suo poema egli spesso “dispensa” calunnie a destra e a manca contro chi ritiene gli sia nemico senza mai concedergli diritto di replica.
Lo dimostrano alcuni brani della Commedia, “incriminati” per il loro contenuto, ritenuto diffamatorio, che vengono letti durante il processo teatrale: il celebre episodio di Francesca e Paolo (canto V dell’Inferno), l’incontro col suo “maestro” Brunetto Latini (canto XV dell’Inferno), l’equivoco di papa Niccolò III, che scambia Dante per Bonifacio VIII (canto XIX dell’Inferno), la reticente testimonianza di Pia dei Tolomei (canto V del Purgatorio).
Sfilano, quindi, davanti alla giuria ed agli avvocati dell’Accusa e della Difesa, testimoni Vanni di Cambio, commerciante in stretti rapporti con la famiglia Malatesti di Rimini, coinvolta nella fosca vicenda dei due cognati amanti, Francesca da Polenta e Paolo. A seguire, Bice Lamberti, a lungo dama di compagnia presso la stessa famiglia Malatesti, che fornisce una serie di particolari inediti sui rapporti fra Paolo, Francesca e Giovanni Malatesti, il pluriomicida. È la volta, poi, di Duccio di Orlando, un politico fiorentino che contribuisce a rileggere il giudizio espresso dall’Alighieri su Brunetto Latini, impregnato di un moralismo ben nascosto sotto l’ammirazione per il “maestro di vita”. A riscattare, poi, papa Bonifacio VIII dalle pesanti accuse rivoltegli dall’Alighieri, ci pensa Betto dei Villari, abate romano, a lungo collaboratore del pontefice e suo sincero estimatore; al quale si oppone, però, la testimonianza di Tano Benvoluti, notaio ed esperto conoscitore della realtà politica di una Firenze in cui Dante si muove con inaspettata ed insospettabile disinvoltura. Per finire, depone Fresca Giulieschi, fantesca per lungo tempo al servizio della famiglia Pannocchieschi, coinvolta nella vicenda di Pia dei Tolomei, vittima innocente di un marito, la cui colpevolezza, però, è stata sempre e solo sospettata. Il ritmo serrato del dibattito, le incertezze dei testimoni, gli espedienti degli avvocati, che hanno il loro bel da fare in scena per dimostrare tesi diametralmente opposte, l’imparzialità del Presidente della Corte dalla lunga esperienza e dal profondo equilibrio, la responsabile attenzione della Giuria popolare, composta da quattro membri, porteranno ad un verdetto non precostituito ma opportunamente discusso in Camera di Consiglio. Una sentenza che non vuole essere il giudizio della Storia ma solo un’ ulteriore sollecitazione per riflettere su un grande Intellettuale che ha influenzato profondamente la nostra formazione culturale ed umana.
Appuntamento, quindi, al teatro “Tommaso Traetta” di Bitonto per giovedì 23 ottobre, ore 19,30 per assistere al Processo a Dante Alighieri, uno spettacolo da non perdere!
Info: 333.7741396
Bitonto (Bari)
Teatro Tommaso Traetta
Largo Teatro, 17
ore 19:30
ingresso su invito
Info. 333.7741396
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