Sabato 2 luglio, alle ore 19,30, al Cantiere Maggese, vi sarà un incontro/aperitivo con lo scrittore Roberto Pazzi che presenterà il suo ultimo lavoro: Mi spiacerà morire per non vederti più.
Roberto Pazzi vive a Ferrara, dove insegna all'università e tiene annuali corsi di scrittura creativa, svolgendo un'intensa attività di conferenziere nei vari paesi del mondo dove è diffusa la sua opera.
Laureatosi in lettere classiche a Bologna con Luciano Anceschi e una tesi in estetica sulla poetica di Umberto Saba), ha insegnato nella scuola superiore e nell' università a Ferrara antropologia culturale e filosofia della storia e a Urbino sociologia dell'arte e della letteratura.
Tradotto in ventisei lingue (inglese, francese, tedesco, spagnolo, catalano, portoghese, brasiliano, finlandese, danese, olandese, ceco, russo, rumeno, sloveno, giapponese, arabo, turco, greco, estone, lituano, polacco, slovacco, croato, serbo, bulgaro, albanese e coreano) ha esordito in poesia con una silloge apparsa sulla rivista Arte e poesia nel 1970, prefata da Vittorio Sereni.
Le sue raccolte di versi sono: L'esperienza anteriore (I dispari, 1973), Versi occidentali (Rebellato 1976), Il re, le parole (Lacaita, 1980), Calma di vento (Garzanti, premio internazionale E. Montale 1987, tradotto in francese nelle Editions de la Différence), Il filo delle bugie (Corbo, 1994), La gravità dei corpi(Palomar, 1998, tradotto in tedesco da Tropen e in turco da Estetik Us, premio Frascati, premio Calliope, premio Marineo) e Talismani (Marietti 2003).
Il suo esordio narrativo avviene nel 1985 con Cercando l'Imperatore, prefato da Giovanni Raboni (Marietti 1985, Garzanti 1988, Tea 1997, Marietti 2004, premio Bergamo, premio Hemingway, premio Selezione Campiello 1985, tradotto in dodici lingue), "Storia di un reggimento russo disperso in Siberia, durante la Rivoluzione Russa, in cerca dell'Imperatore", dalla critica concordemente collocato sulla linea fantastico-visionaria della nostra narrativa, quella meno frequentata nel Novecento italiano. Seguono poi alcuni romanzi dove la storia si fa pretesto di reinvenzione fantastica su una linea di pensiero antistoricistica: La principessa e il drago (Garzanti 1986, finalista premio Strega 1986, presentato da Giorgio Caproni e Giovanni Raboni, premio Rhegium Julii, premio Piombino), La malattia del tempo (Marietti 1987, Garzanti 1991), Vangelo di Giuda (Garzanti 1989, superpremio Grinzane Cavour 1990, ristampato da Baldini&Castoldi nel 1999, e da Sperling e Kupfer nel 2006), La stanza sull'acqua (Garzanti 1991, finalista premio Napoli).
Con Le città del dottor Malaguti (Garzanti 1993, premio Castiglioncello, premio Catanzaro) la narrativa di Pazzi, pur rimanendo di ispirazione visionaria, approda al presente, alla cronaca italiana di questi anni, alla città dove il narratore vive, Ferrara. Ecco allora i romanzi successivi, Incerti di viaggio (Longanesi 1996, premio Selezione Campiello, superpremio Penne-Mosca 1996), Domani sarò re (Longanesi 1997), La città volante (Baldini & Castoldi 1999, finalista al Premio Strega, presentato da Dario Fo e Sebastiano Vassalli, in ristampa da Frassinelli ), Conclave (Frassinelli, 2001, premio Scanno, premio Comisso, Superpremio Flaiano, premio Stresa, premio Zerilli Marimò della New York University, premio Rapolano Terme, finalista premio Viareggio, finalista premio Bigiaretti, tradotto in Germania, negli USA, in Estonia, in Slovacchia, Francia, Spagna, Portogallo, Russia, Turchia, Polonia, Serbia, Brasile, Croazia e in corso di traduzione in Giappone, Lituania, Albania e Corea), L'erede (Frassinelli 2002, finalista premio Viareggio, premio Maria Cristina, tradotto in tedesco), Il signore degli occhi (Frassinelli 2004, tradotto in sloveno, premio Cala di Volpe), L'ombra del padre (Frassinelli 2005, tradotto in francese, premio Elsa Morante Isola di Procida), Qualcuno mi insegue (Frassinelli 2007), Le forbici di Solingen (Corbo 2007), Dopo primavera (Frassinelli, 2008), e il recente "Mi spiacerà morire per non vederti più" (Corbo 2010).
Attualmente, dopo dodici anni di collaborazione esclusiva al Corriere della Sera, scrive in Italia sulle pagine culturali di diversi quotidiani italiani fra i quali Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno e all'estero su The New York Times (da wikipedia)
‘Mi spiacerà morire per non vederti più’. Al più corposo dei suoi romanzi Roberto Pazzi ha dato anche il titolo più lungo: sette parole, di altrettante sommano i titoli di ‘Cercando l’Imperatore’, ‘Vangelo di Giuda’, ‘Conclave’, le tre opere nelle quali, come in quest’ultimo lavoro, l’autore invitava il lettore a perdersi nella Grande Storia. Ma questo dei numeri è (forse) solo un caso, come del resto, nasce da un caso ( inizialmente spiacevole…) l’incontro-folgorazione dal quale poi si dipanano due trame parallele, pur se distanti fra loro secoli.
Il tutto racchiuso in una frase-dichiarazione amorosa, che va dritta al cuore: ‘Mi spiacerà morire per non vederti più’ che, confida Roberto Pazzi, è anche rivelatrice di qualcosa di nuovo nella sua esperienza di scrittore.
Si allude quindi all’eterno legame fra amore e morte, ma non solo…
«Ho voluto dare a questo romanzo un titolo eccessivo, passionale e sensuale, un titolo ‘di pancia’, che seduca immediatamente, new romantic, quasi un mantra, una frase consumata nel vissuto, tanto è tipica della condizione amorosa, di qualsiasi scelta sessuale, colore ed età sia. ‘D’amore non esistono peccati’ è il verso di Saba in epigrafe che, come l’abbraccio della copertina, allude alla potenza universale dell’innamoramento e alla forza del suo rinnovamento.
Un rinnovamento che però parte da un amore antico: quello per il romanzo storico. Il nuovo è quindi altrove.
«Di sicuro lo si percepisce nel tono di volume più alto con cui torno a dar voce a convinzioni e principi di moralità, sessualità, religiosità già da me espressi altrove. Lo scontro e incontro fra opposte civiltà del passato è il riferimento d’obbligo, nell’ammiccamento costante al presente dal quale nasce il mio nuovo romanzo. Con un animo, mi si passi il confronto, simile a quello con cui Manzoni scriveva del malgoverno degli Spagnoli del Seicento, avendo di mira l’oppressione straniera in casa sua degli Austriaci».
Si riferisce al Vaticano? L’autore di ‘Conclave’, pur se rinnovato, non ha quindi cambiato idea? «Certo che no. A spingermi a scrivere questo romanzo è stata anche la voglia di denunciare come in Italia, arretrata rispetto al resto d’Europa, permanga a causa delle pressioni del Vaticano, la limitazione di certe libertà civili a presidio della laicità dello Stato, che si concretizza nell’impedire di fare leggi a mio avviso indispensabili per un Paese moderno. Così, per continuare a sostenere questa causa chiede aiuto alla Storia.
«Il quadro storico di questo romanzo longobardo è preciso, pur con qualche licenza, come l’anticipazione al regno di Autari della vicenda della caccia del re Rachis, che si dice abbia ispirato la fondazione dell’abbazia di San Salvatore sull’Amiata. Da una parte la civiltà pagana, la classicità greca e romana, con la ricchezza della sua letteratura e della sua filosofia, che da Platone arriva, attraverso l’emanazionismo di Plotino, fino alla diffusione dei primi vangeli cristiani. Dall’altra il cristianesimo delle origini, che s’impadronirà dell’anima dei barbari e in cui prevarrà, col concilio di Nicea del 325 presieduto dall’imperatore Costantino, la rottura col pensiero antico, appena interrotta dai due anni di regno dell’imperatore Giuliano, ingiustamente detto dalla patristica cristiana ‘l’apostata’: se non era credente, di che cosa mai era apostata?».
In questo sfondo colloca il racconto della doppia storia di passione e di amore, una omo e una eterosessuale.
«Per mostrare il profondo e inconciliabile dualismo fra etica omofoba e sessuofoba cattolica e libera espressione dell’eros non finalizzato alla procreazione soltanto, che era alla base del pensiero classico. Una dicotomia che ci è rimasta dentro. Temi, del resto, che hanno illuminato l’interpretazione del mondo antico di Federico Nietzsche ma hanno anche sorretto la rivisitazione letteraria dell’antico di scrittori come Oscar Wilde, Marguerite Yourcenar, Andrè Gide, Hermann Broch, Gore Vidal, Costantino Kavafis e Pier Paolo Pasolini».
di ISABELLA CATTANIA (da Il Resto del Carlino)
Con Roberto Pazzi sarà presente la poetessa Angela Agrusti.
Angela Agrusti si è laureata in Giurisprudenza presso l’università degli Studi di Bari nel 1992, avvocato civilista dal 1994. Ha pubblicato un libro di poesie “Il diario dell’anima” con la casa Editrice Laterza di Bari , inoltre è risultata vincitrice in diversi premi nazionali ed internazionali di poesie.
Converserà con Roberto Pazzi anche la scrittrice tarantina Manila Benedetto.
Manila si descrive così:
"Sono nata a Castellana Grotte (Ba) nel 1981.
Lavoro dal 2002 nel campo della comunicazione.
Dal 2009 lavoro come consulente di comunicazione sotto il nome diSalsamentarius, con specializzazione nella comunicazione enogastronomica.
Nel 1994 ho mosso i primi passi nel giornalismo, iscrivendomi all’Albo dei giornalisti della Puglia nel 2003. Attualmente collaboro per diverse testate d’informazione e culturali, tra cui on line la Blogo.it srl .
Sono addetto stampa e responsabile comunicazione per l’Associazione Italiana Sommeliers Puglia e faccio la consulente per aziende ed associazioni.
Sommelier e degustatore ufficiale AIS.
Tecnico assaggiatore ONAV.
Assaggiatore di olio AMEDOO.
Ambasciatore giornalista Accademia Italiana Gastronomia Storica.
Socio Slow Food.
Nel mondo editoriale sono approdata con leggerezza d’animo ed ho pubblicato “Donne e altri animali feroci” (Coniglio editore, 2009), “Nessuno mi ha mai battezzata” (Enrico Folci Editore, 2008), “Pelle Sporca” (Besa, 2005), “Confessioni di una folle” (Jumper, 2004), fatto parte di “Rac-corti” (Giulio Perrone Editore LAB, 2008), “Lo strano percorso” (Eumeswil, 2007), “Eroticamente” (Valter Casini editore, 2007), “San Gennoir” (Kairos ed., 2006), “Vertigine” (Luca Pensa ed., 2006), “Schegge Carnali” (La Tela Nera, 2005), “Pace e Libertà” (La Comune, 2005), “Tua, con tutto il corpo” (Lietocolle, 2005), “La notte dei blogger” (Einaudi, 2004). Un mio testo anche nel libro “Dall’altra parte del cancello” di Simone Cristicchi (Mondadori, 2007).
Amo le armi da taglio, i cactus e i bull terrier, vivo con molti scheletri nell’armadio, un paio di personalità, un drago sul collo, il ricordo del cactus Guanito, il bull terrier Devil ed un amore eterno.
Qualcuno dice che io sia una donna parecchio stronza. E pare abbia ragione."
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