Saverio Mercadante, musiche risorgimentali e rarità.
Classica e Lirica
SAVERIO MERCADANTE
(17 Settembre 1795 - 17 Dicembre 1870)
“Saverio Mercadante, musiche risorgimentali e rarità”
Programma
Concerto in Fa Maggiore per flauto e orchestra d’archi (1821)
Allegro - Andante con variazioni - Finale
Flautista: Gian-Luca Petrucci
Cantata Virginia per soprano e pianoforte (1824)
Soprano: Cho Serin - Pianista: Paola Pisa
Grande Duetto in Fa Maggiore per due flauti e orchestra (1860)
Allegro maestoso - Tema con variazioni
Flautisti: Gian-Luca Petrucci e Franco Vigorito
Elaborazione per Orchestra d'Archi di Giuseppe Mirra
Salve Maria per soprano e pianoforte (1838)
Soprano: Cho Serin - Pianista: Paola Pisa
Il Sogno per soprano, flauto, pianoforte (1842)
Soprano: Cho Serin - Flautista: Gian-Luca Petrucci - Pianista: Paola Pisa
Sinfonia Garibaldi “Dedicata all’Italia” (1861)
Elaborazione per Orchestra d'Archi di Franco Vigorito
Interpreti
Soprano: Cho Serin
Flautisti: Gian-Luca Petrucci e Franco Vigorito
Pianista: Paola Pisa
Direttore: Franco Vigorito
Chamber Orchestra
Note critiche
Saverio Mercadante e gli aneliti risorgimentali
Molti furono gli artisti, compositori, pittori, poeti e scrittori cui le istanze risorgimentali vennero a stimolare una creatività ben finalizzata a descrivere e sottolineare il particolare momento storico e politico della nascente Italia unitaria.
Spesso i richiami all’ispirazione “politica” del gesto artistico furono palesi attraverso chiare e nette dediche, come nel caso della Sinfonia Garibaldi “dedicata all’Italia” di Mercadante, altre volte il messaggio era filtrato attraverso l’uso di testi che in qualche modo si rifacevano alle istanze rivoluzionarie di libertà, o di melodie popolari il cui semplice uso era sufficiente a rendere evidente il reale messaggio di adesione al manifesto delle esigenze di rinnovamento.
Oltre la già citata Sinfonia Garibaldi, la cui versione per complesso d’archi ci presenta un tipico adattamento relativo alla consuetudine di trascrivere, per complessi strumentali, partiture sinfoniche o interi atti tratti da melodrammi, Saverio Mercadante ci offre diversi esempi di “messaggi criptati” inerenti ai valori della libertà che meritano d’essere sottolineati. Nella Cantata Virginia per soprano e pianoforte, composta ed eseguita a Vienna il 18 Agosto 1824, abbiamo un modello di come un artista possa agire in maniera “rivoluzionaria” senza destare sospetti. Nel 1824 l’Impero Asburgico rappresentava uno dei maggiori ostacoli al Risorgimento e Mercadante sceglie una vicenda ambientata nell’antica Roma ove Virginia, plebea, ama Icilio, ma è insidiata dal Console che, al momento delle nozze con Icilio, manda un suo potente emissario. Questi vieta la cerimonia e dichiara pubblicamente che Virginia è sua schiava. Il padre di Virginia chiede un ultimo incontro con la figlia, prima che l’emissario del Re la conduca via; nell’abbracciarla, però, la pugnala a morte, preferendo la fine della figlia, pur di non farla soccombere alla violenza e alla perfidia del Console. La metafora è evidente: è ben preferibile la morte alla mancanza di libertà e all’ingiustizia imposta dal potere. Nel 1866 Mercadante riprenderà la stessa tematica, componendo la sua ultima opera intitolata Virginia. Tuttavia le due composizioni sono diverse anche se la tematica è la stessa.
Nel Concerto in Fa Maggiore per flauto e orchestra, ottimo modello del magistero tecnico ed inventivo di Mercadante sia in relazione alla fluidità delle idee musicali che per l’organico della compagine orchestrale che contempla un ampio assolo di trombone, viene utilizzato, per le variazioni del secondo movimento, un tema di estrazione popolare molto in voga all’epoca, il cui testo era di protesta e denuncia. Un’adesione, questa di Mercadante, ad una pratica molto in uso nell’Ottocento ed utilizzata da diversi compositori fra cui Giovanni Cambini e Niccolò Paganini.
Altrettanto interessante, ed ancor più popolare, è il rifacimento dei due Stornelli È partita la nave dallo puorto e Tippiti, Tuppete, Tappete per tenore e pianoforte; il testo, in un antico dialetto napoletano con un’accompagnamento volutamente scarno, è così redatto proprio per far meglio risaltare le parole che necessitano di un cantante che le interpreti nella maniera più spontanea possibile. La vocalità istintiva della pronuncia, non da teatro d’opera, ma da serenata con implicazioni di struggimento l’uno ed ammiccamenti l’altro, offre la possibilità di interpretare i testi secondo la chiave di lettura che si desidera dare.
In calce allo spartito originale dell’Archivio di Vito Ventricelli, sullo sfondo del Tricolore, trovasi scritto che i due stornelli furono “Eseguiti con gran successo in un Concerto dato al Teatro Pagliano (di Firenze) a favore dell’UNITÀ D’ITALIA la sera del 23 Marzo 1861, dall’egregio artista di canto sig. Francesco Cuturi”. Nella cronaca toscana dell’epoca leggesi altresì che “alle note È partita la nave dallo puorto, tutto il pubblico si è levato dalle sedie e ha freneticamente acclamato” (Corriere Toscano).
Certo, maggiore risonanza ebbe l’aria Chi per la Patria muor vissuto è assai, dell’opera Donna Caritea, sempre di Mercadante, che, cantata dal coro dei guastatori nel 1831 al Teatro Comunale di Bologna, divenne l’Inno Nazionale dei Patrioti e segnò l’ultimo fremito di libertà e di vita dei fratelli Bandiera, ignobilmente fucilati nel Vallone di Rovito nel 1844.
Altamura (Bari)
Chiesa San Domenico (Piazza Zanardelli)
ore 20.00
ingresso libero
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