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Castello De Falconibus

Castello

Folklore e tradizioni Folklore e tradizioni

Sicuramente già dal XIII° sec. Pulsano fu luogo fortificato. La giornalista inglese Janet Ross (1889), nei suoi appunti di viaggio
in Italia lo descrive come costruzione maestosa e piena di fascino e come monumento del XIII° sec. Notizie storiche inconfutabili, invece ne attribuiscono la costruzione al XV° sec. ad opera dei De Falconibus; la costruzione, effettivamente imponente, si erge al centro dell'abitato,con ingresso posto sul lato ovest, sulla piazza principale del paese. Presenta una pianta rettangolare con ben cinque torri:tre di esse quadrate e due rotonde, di forma, altezza e grandezza diseguali,


unite tra loro da altrettanto imponenti corpi di fabbrica che formano un piccolo cortile.Il castello è dotato di ampi vani e sale, per lo più voltati a botte. Nel complesso si presenta come fortezza rimaneggiata nel corso dei secoli. Originariamente il castello era circondato da un ampio fossato. Attualmente, dismessa la sua funzione di sede di municipio, ospita attività artistiche e culturali, ed è in attesa di restauro e riattamente funzionale per una ipotesi di allestimento di un museo archeologico.

Il castello De Falconibus

Il castello De Falconibus di Pulsano fu costruito secondo alcuni nel 1430, secondo altri nel 1463 probabilmente sui resti di un altro castello preesistente su iniziativa di Marino Senior De Falconibus, Segretario del Principe di Taranto Giovanni Antonio Del Balzo-Orsini.

La proprietà del castello passò, nel corso dei secoli, alle famiglie Personè (1588), De Raho, Sergio e infine, nel 1617, ai Muscettola.

Questi ultimi restarono proprietari della struttura sino al 1912, quando il castello fu venduto al Comune, che lo ha utilizzato sino al 1993 come municipio e ne ha fatto oggi la sede di avvenimenti culturali, dopo un garbato restauro (sul quale pesano però addossamenti di altre strutture).
Di pianta quadrangolare, il castello presenta quattro torri di diversa altezza e forma: tre sono quadrate e una rotonda. Un'altra torre rotonda invece, è stata costruita lungo il lato sud-est. L'immagine che se ne desume, insomma, è più vicina a quella di una fortezza (benché spesso rimaneggiata), che ad un castello vero e proprio.



IL CASTELLO FEUDALE tratto dal libro di ITALO SCHIRANO

"Pulsano nel '700"
Nel basso Medioevo per castrum s'intendeva un vero proprio centro abitato fortificato, ossia un piccolo Borgo recintato comprendente un Castello nel punto più alto dette mura urbane. Questa definizione torna al caso nostro come si evince chiaramente dalla piantina storico-topografica riportata nella Tav "A". In origine si trattò sicuramente di una torre, attribuibile al periodo normanno, poi trasformata dal nobile signore tarantino, Marino de Falconibus, che nel Cinquecento volle ampliamenti di grande portata per farne un castello (fig. 9), con annessa residenza padronale. In alcuni documenti inseriti in una requisitoria a favore del principe di Leporano, pubblicata il 1838, è, infatti, scritto: Quisto Castello lo fece fare in marmore lo S. Marino de li Falcuni in anno de Cristo MCCCCXXX. V ind. . Incomenzando dal prima di marza prime ind.. Sotto il dominio feudale dei De Falconibus, la fortezza, oltre a rimanere vittima di reiterati saccheggi e scorrerie delle bande armate turche, venne anche occupata sia per alloggiamento di truppe che come sede logistico-militare. Ed ovviamente gli abitanti, per sfuggire a dette incursioni, erano costretti ad abbandonare le loro case e a rifugiarsi nell'entroterra, in luogo sicuro.

Torna a tal proposito efficace la testimonianza rilasciata nel 1547 al Commissario Regio, Antonio D'Apollonio, da Prudentio Tabacchino di Lecce, chiamato a deporre nella Baronal Camera di Pulsano, per la controversia sorta tra Giovannantonio De Falconibus e l'Università: et mai non hanno mancate guerre;et altre travaglie in fino alli 1528 alla guerra del Trecco, e dè Turchi, non hanno mancato mai in fino al presente, ch'è stato necessario deshabitare, et lassare lo Casale preditto con le robe per l'armate Torchesche. L'imponente complesso fortilizio (tav. 7), progettato e realizzato da Marino de Falconibus e rimaneggiato dai Muscettola, dopo il loro insediamento in Pulsano nel 1617, conta circa sei vani di varia dimensione al piano terra che corrono intorno ad un cortile interno a cielo aperto, da cui si passa al primo piano con un'ampia ed agile scalinata. Al primo piano si contano otto vani ed un loggiato d'onore che affaccia nel cortile medesimo, sul quale è riprodotto in bassorilievo lo stemma dei Muscettola. Al secondo piano si trovano le casematte ottenute in terrapieno sopra le torri, sulle quali venivano piazzati gli smerigli, o cannoni. Per accedere alle terrazze si sale da una rampa a gradini molto ripida e stretta che in origine partiva dal piano campagna. Non vi sono balconi ma finestre piccole, a strombatura fortemente accentuata, su tutte le facciate. L'architettura di base è quella rinascimentale, evidenziata particolarmente dalla merlatura delle torri e dalla forma circolare di alcune di esse.

Il prospetto più bello della residenza gentilizia è quello che guarda ad occidente, dove è visibile il Mastio che domina la piazza sottostante del paese. Le torri sono in tutto cinque, tre quadrate e due rotonde, tutte sporgenti e disuguali tra loro per altezza, forma e grandezza. Quelle di sud sono raggiungibili tramite le cortine di servizio, le altre dalle terrazze solari. La forte sporgenza delle torri rispetto al profilo dei muri perimetrali, come anche la loro forma cilindrica e cimatura, servivano a proteggere il maniero dal tiro radente di artiglieria, rappresentando un deterrente per il nemico. Nel vano scala principale, in alto, esiste tuttora un piccolo vano sospeso in aria che guarda nell'atrio interno, che è raggiungibile attraverso una scala a rampa unica che parte dal pianerottolo di arrivo del primo piano. Trattasi di quella stessa Cappelletta censita insieme a tante altre da mons. Lelio Brancaccio nella Santa visita tenuta alla Chiesa di Pulsano nei giorni 14 e 15 maggio 1577, riportata sotto la voce: in Castro Cappella . La testimonianza viene anche tramandata dal prof. Quintino Quagliati, soprintendente del museo di Taranto, mentre era in giro per la Puglia in cerca di notizie sull'arte bizantina. Visitando il nostro Castello ai primi di questo secolo, in compagnia del noto insegnante don Augusto Leuci, egli osservò in uno dei medaglioni angolari del soffitto del vario in questione un affresco rapprentante la testa ben visibile della Madonna e, in quello centrale, molto rovinata e quasi coperta dalle mani di calce, la testa del Redentore.

Con il rafforzarsi nel XVI secolo della monarchia e, col riordinamento della legislazione feudale, le ragioni per i feudatari di guerreggiarsi tra loro vennero ristrette e, nel tempo, del tutto eliminate. Nel contempo, per scoraggiare le facili scorrerie e le invasioni, cui era frequentemente soggetta la popolazione che abitava lungo la fascia costiera, furono riorganizzate anche le difese. Da allora il Castello divenne solo dimora dei padroni, e quindi, più piccolo e meno possente. Per queste ragioni la famiglia Muscettola, quando si insediò in Pulsano, sottopose il Castello a sostanziali modifiche per renderlo residenza padronale. E' proprio questo il momento nel quale il nostro Castello perde definitivamente la sua antica originalità, passando da fortezza a casa. Infatti, l'impianto con cui oggi si presenta è profondamente diverso da quello originale. Alla base del nuovo progetto c'era l'intendimento di rendere il complesso un tutt'uno, unendo la sala grande della torre quadrata, oggi nota come sala del Sindaco e, sino ad allora, utilizzata invece come centro informativo e di controllo per il sistema difensivo centrale, al complesso casa che stava dal lato opposto, in posizione distaccata. Alla sala di controllo (tav. 8) convergevano le segnalazioni inviate dalle torri di vedetta costiere, con cui essa era in diretto e stretto contatto, in specie in presenza di gravi sospezioni. Ad ogni modo, sotto i Muscettola furono aggiunti al Castello due nuovi vani, uno sopra l'altro, nell'area libera che faceva da cuscinetto tra l'abitazione padronale e la torre quadrata della piazza.

In concreto, furono realizzati l'attuale androne di accesso al Castello e la stanza sovrastante, oggi nota come segreteria comunale, non chè il loggiato d'onore internamente all'atrio, sovrasta un piccolo vano stalla. Naturalmente tutte queste modifiche non potevano non tener conto del sistema di rilevamento vigente, per il quale venne costruita una nuova scala in zona atrio, a ridosso del muro di cortina Sud, per raggiungere normalmente i punti d'osservazione della parte alta del Castello, rendendolo così indipendente dal complesso casa. In questo modo veniva a cessare definitivamente l'antica servitù militare cui era assoggettato il maniero. Le tracce di questa scala, che sono oggi visibili osservando i luoghi, sono state messe a nudo nel 1992, in occasione dei saggi praticati a pareti e fondazioni per una indagine preliminare diagnostica circa le opere di consolidamento statico e restauro del castello (progetto Arch. Trovato). Di questa stessa scala ne parla anche il perito Guglielmo Baldari nella sua relazione di stima del Castello del 17 febbraio 1913, redatta per conto dell'Amministrazione comunale . In essa, alla voce Cortile, è riportato: ... Si accede al Castello dal lato Ovest per un Androne che conduce al cortile, nel quale si trova, procedendo da destra: 1)un piccolo locale, munito di porta, adibito a stalla; 2) una scala scoverta, in muratura, che mette al piano superiore; 3)Un'altra scala pure scoverta, strettissima, che mena dalla terrazza sovrastante ai corpi di fabbrica...; 4)Una porta, che da accesso alla torre sud-Est, nella quale è un piccolo ambiente, pure adibito a stalla; 5)Una porta grande, per la quale si entra in parecchi locali terreni, dei quali si dirà a suo luogo; 6)La scala principale, che conduce al piano superiore; 7)Un locale scoperto, munito di porta, ad uso di deposito. La presenza di questa nuova scala veniva, di fatto, a sostituire il primo tratto di rampa ripida a gradini che portava su alle Torri, traslando così il tutto a primo piano, così com'è tuttora. Con questi interventi il complesso Casa prevalse sul sistema Fortezza . Di questi significativi ampliamenti e modifiche strutturali apportate nel corso del tempo al maniero non c'è traccia alcuna, neanche un semplice schizzo come nemmeno nomi dei committenti. Un accenno alle sale del maniero si ritrova in quella che è considerata la più antica descrizione del castello finora rinvenuta, cioè l'inventario dei beni dell'infeudamento di Pulsano stilato il 17 giugno 1617 per Sergio Muscettola, primo Principe di Leporano, dove leggiamo: Nos cum predictis Commissario, Procuratore Sindaco, Autoribus, hominibus predictae Terrae Pulsani, in quo supra erant tre Smirigli de metallo, in cuius possessioned predictus Procurator fuit a predicto Commissario introductus: ibidem Procuratore nomine quo supra cepit, et apprehendit corporalem, paci ficam vacuam ipsius Fortellitii, seu Castri, aperiendo e claudendo farnam ipsius, per eam intrando ed exeundo, ibidem stando, marando ut in sala, et in cameris ambulando, intrando, ed exeundo et alia faciendo, quo ad modum veri, realis et corvoralis apprehensionis possessionis predicte denotant et inducunt paci fice, et quiete nemine contradicenti inventis in uno magazzeno dicti Castri sei pile de olio vacanti et circa cento tomoli de grano, reservandosi de misurarlo, et in uno Cellaro dicti Castri dieci Tobia vini vacua, et un Carratello vamoset. A distanza di circa tre secoli, altre notizie vengono fornite dalla già nota scrittrice inglese, Janet Ross, che visitò il Castello nel 1889, in compagnia del Senatore del Regno James Lacaita: benchè la sua interessante descrizione sia limitata a taluni aspetti del maniero. Giungendo la Ross a Pulsano, dopo aver visitato il Castello di Leporano, la prima cosa da cui venne colpita fu il vedere la roccaforte in uno stato di assoluto abbandono e visitando il Castello dall'interno evidenziò che le camere una volta abitate, sono ora usate come granai; ma serbano tuttavia qualcosa dell 'antico splendore, nei superbi camini, nelle porte dorate nelle finestre a dipinti. Era esattamente ciò che ancora rimaneva dell'arredamento dei Muscettola, dopo il loro definitivo trasferimento in Leporano, nel nuovo Palazzo Principesco. La Ross osservò ancora che un ampio scalone di pietra conduce dal cortile al primo piano, ma diventa poi una scala stretta ed incomoda per salire alle torri e sul tetto. La scala cui si riferisce la scrittrice non è quella che oggi porta al primo piano, come alcuni erroneamente intendono, ma quella edificata dai Muscettola per rendere indipendente il rilevamento delle segnalazioni provenienti dalle torri costiere. Lassù, in locali grandissimi, vi sono ancora delle palle enormi di pietra, bucate nel mezzo, e che fissate sopra un palo movibile di ferro al sommo di una scala, venivano precipitate sugli assalitori del Castello. Oggi rimangono alcuni di questi esemplari: uno si trova nella ex sala Consiliare del Castello, al primo piano, e un'altro, di diametro più piccolo, nel cortile dell'ex palazzo Lomastro, già dei Marotta, in Via Vittorio Veneto. Nella relazione del Baldari è scritto che: nel cortile, a ridosso del muro est, vi è la bocca di un ampio pozzo, che secondo un'antica leggenda popolare, sarebbe il punto di accesso sotterraneo che collegava il Casale con un rifugio sicuro a sud del paese, in direzione del mare, rappresentando, pertanto, uno dei sistemi difensivi allora in uso. La leggenda vuole, tuttavia, che questo sia stato teatro di fantasmi e morti misteriose. Il nostro rappresenta uno dei più rari esempi di fortilizi, nel suo genere unico in tutto il circondario, dalla mole possente da cui traspaiono ancora i segni tangibili del suo antico e glorioso passato. Sino all'anno passato (rispetto alla data di pubblicazione del libro qui riportato) il castello è stato sede della civica amministrazione; come in molti altri centri, il vecchio simbolo del potere è stato convertito in usi civici a vantaggio della collettività. Quantunque le ingiurie del tempo non l'abbiano gravemente segnato, rimane pur sempre bisognoso di un serio restauro per ritornare a rivivere e splendere di luce propria (il restauro oggi è quasi a compimento).

Indirizzo

Pulsano (Taranto)

via Costantinopoli n.33

GPS 40,38490 N 17,35463 E

Telefono

3939271310

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