Se da Corso Cavour si svolta per via Sant’antonio a Barletta si nota una chiesetta. Questa, che oggi prende il nome di chiesa di S. Antonio, fu fondata dai Frati Minori Conventuali e inizialmente fu intitolata a San Francesco. A dimostrazione di questa denominazione giungono fino a noi antichi documenti, il primo dei quali risale al 1565. In un altro documento redatto in data 17 ottobre 1566 si attesta il versamento di 246 ducati, una somma molto rilevante per quei tempi, che sarebbe servita alla costruzione della chiesa e del convento di S. Francesco di Barolo. Dopo molto tempo, quando i due edifici furono completati, vennero lasciati in completo degrado. I frati conventuali, infatti, non avevano le risorse per far fronte ai lavori di manutenzione necessari, ragion per cui, si videro costretti anche a vendere parte del giardino annesso al convento, in cui, in seguito, furono costruite abitazioni per i cittadini.
La chiesa è chiusa al culto
Le ragioni sono rintracciabili già a partire dalla fine del ‘700, quando il complesso sacro dovette far fronte ad una serie di avversità. Il motivo per cui la chiesa cambiò nome è dovuto, molto probabilmente, al ruolo sempre attivo che la Confraternita di Sant’Antonio ebbe in questo edificio. Non è chiaro quando questo avvenne, ma con ogni probabilità, si crede che il cambiamento della denominazione sia avvenuto nel periodo che va dal 1792 al 1813.
Già dal 1799 cominciarono una serie di problemi, quando il conventò ospitò i padri Domenicani, la cui casa era stata occupata dai rivoluzionari francesi. Dopo un periodo di tranquillità e di allontanamento dei francesi, questi tornarono nel 1805 e occuparono il convento adiacente alla chieda di Sant’Antonio. Dopo quattro anni, nel 1809, con le leggi Murat, si ebbe la soppressione del convento i cui locali, furono affidati al comune che ne fece uso civile o istituzionale. In seguito, quegli spazi furono usati come caserma della gendarmeria prima e dal 1860 come caserma dei carabinieri. La chiesa, che inizialmente aveva resistito alle numerose avversità, in mancanza di frati, era passata sotto l’ala protettiva dei confratelli che, devoti al santo di Padova, ne promuovevano il culto. Questi vi rimasero fino al 1954 quando si ebbe, per intercessione di Monsignor Dimiccoli, il ritorno dei Frati Minori Conventuali, i quali, però, non seppero rimediare al lento degrado del tempio, che, proprio per questo, dal 1959 fu chiuso al culto.
Esternamente la chiesa assume le caratteristiche tipiche di una struttura del ‘500. La facciata presenta tre ingressi e due finestre in alto tra le quali è visibile una cavità in cui è posta la statua del Santo. Sopra le finestre, ancora più in alto, è un grande rosone.
Entrando si nota una sola aula, e non la classica suddivisione in tre navate, voluta per raccogliere i fedeli in un unico spazio. Se volgiamo gli occhi al soffitto vediamo una raffianta volta veneziana, tutta ornata con angeli dipinti su uno sfondo azzurro, risalente al XVIII secolo. Sui lati sono presenti dieci grandi cappelle, delimitate da enormi arcate, che furono assegnate, nel tempo, a dieci nobili famiglie della città. Al 1700 risale, invece, il grande altare in marmo intarsiato molto prezioso, dietro il quale si nota un ampio spazio lasciato libero perché destinato al coro. Oggi, la chiesa è ancora chiusa al culto e il suo spazio viene utilizzato per iniziative ed eventi durante i quali è possibile ammirarla.
La redazione declina ogni responsabilità nel caso in cui le informazioni fornite su www.iltaccodibacco.it siano errate, mancanti o incomplete.
Progettato e realizzato in Italia - 2024 © - il Tacco di Bacco
Se hai stampato queste pagine, ricordati di cestinarle nel raccoglitore della carta.
If you print these pages don't forget to trash them in a recycle bin.