PALERMO. Sabato 5 aprile 2025 alle ore 11.30, presso la Sala delle Verifiche del
Complesso Monumentale dello Steri (Palazzo Chiaromonte, Piazza Marina, Palermo), si inaugura la mostra
“Arturo Vermi e il Gruppo del Cenobio: Ferrari, La Pietra, Sordini, Verga, Vermi”, a cura di
Aldo Gerbino, accompagnata da un catalogo prodotto da
Moebius Edizioni con testi del curatore, di
Marcello Palminteri e
Gabriele Perretta.
La mostra, organizzata dallo
JUS Museum di Napoli in collaborazione con l’
Associazione-Archivio Arturo Vermi, l’
Archivio Agostino Ferrari e l’
Archivio Ettore Sordini, è promossa con il patrocinio dell’
Università degli Studi di Palermo, dell’
Accademia di Scienze Mediche “G.F. Ingrassia” e del
Sistema Museale di Ateneo.
In esposizione un nutrito gruppo di opere di Arturo Vermi, realizzate tra il 1961 e il 1975, che testimoniano il percorso di conquista di una individualissima scrittura segnica, elemento caratterizzante delle sue opere e di quelle del “Gruppo del Cenobio”. Gruppo che Arturo Vermi fonderà nel 1962 insieme ad Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Ettore Sordini e Angelo Verga, uniti da un comune atteggiamento sulla pittura e sulle potenzialità ancora inespresse, con ciò manifestando la propria appartenenza alla storia dell’evoluzione del fenomeno linguistico, con la volontà di far confluire nel segno il carattere millenario di una scrittura fatta di simboli, di tracce, di segnali. Un procedimento – come segnala Marcello Palminteri – “giocato sul valore timbrico, sulla fluttuazione del ritmo e sulla trama delle sequenze, accrescendo il valore del gesto, attivando affinità che sembrerebbero più proprie della musica, laddove l’atto del comporre combina la libertà espressiva con la necessità del ritmo, del tempo: il segno presta la sua immagine alla vicenda delle trasformazioni, disponendosi in successione di intervalli, in ripetizioni verticali (come avviene nelle opere di Arturo Vermi), orizzontalmente o diagonalmente (in Angelo Verga), attestandosi in zone fisse o fluttuanti (in Ettore Sordini), generando ipotesi di mappe ed anticipando la sua vocazione architettonica (in Ugo La Pietra), disponendosi in forma di scrittura (in Agostino Ferrari).”
Arturo Vermi definisce ben presto la sua poetica, la sua singolarissima cifra stilistica: sin dai primi anni Sessanta, nella semplificazione estrema della superficie, emergono strutture visive sempre più snelle. Nascono le Lavagne, le Lapidi e, soprattutto, i Diari. Qui il segno, sempre più sottile, più o meno fitto o regolare, diventa ipotesi di scrittura, grammatica del sentimento. Sono pagine ora di dimensione palmare, ora di imponenza egizia: ama sperimentare e per questo i supporti saranno carte, tele, legni su cui interviene con oli, acrilici, smalti o più semplicemente con chine, penne biro o pennarelli. Già nel titolo, possiamo scorgere la componente intimistica di queste opere, in cui il segno, il ripetersi dei tratti, che apparentemente potrebbe sembrare una “formula” è invece un segno emotivo ovvero (come già annotava Guido Ballo nel 1964), un segno di valore poetico.
Come scrive Aldo Gerbino, “ciò che attrae in profondità l’inquieto esercizio di Arturo Vermi, è la compartimentazione del segno, dello spazio, soprattutto nel momento in cui ci restituisce la sua personale fruizione del tempo. Un trascinamento, una rivelazione che scosta ogni occasionale tensione figurativa verso l’essenzialità, quasi in un punto preciso pur vagolo nello spazio: ora particella, ora un acquisto pregno di simbolo arcano, quasi graffito in foglio, in tela, muto e assoluto.”
Il tempo, secondo Arturo Vermi, – come sottolinea Gabriele Perretta – “è spazio interiore e lo spazio è tempo esteriore. (…) Egli ha pensato spesso a questo procedimento come ad un preliminare. La linea o, più esattamente, quella scrittura minuta, guidata da impulsi motori, prende il posto che nella pittura avevano prima occupato masse, volumi e materia.”
L’esperienza del Gruppo del Cenobio fu l’unico esempio milanese della cosiddetta “corrente segnica” ed è parallela all’orientamento dei compagni romani, ovvero a quel gruppo in cui emergevano Capogrossi, Sanfilippo, Accardi, Novelli, Perilli, Tancredi Parmeggiani, Twombly.
La mostra “Arturo Vermi e il Gruppo del Cenobio: Ferrari, La Pietra, Sordini, Verga, Vermi”, rimarrà aperta, fino al 28 aprile 2025, secondo gli orari del Complesso Monumentale dello Steri (musei.unipa.it/complesso.html). L’accesso alla mostra è gratuito.
Web:
www.jusmuseum.com/mostra-ar...