Un successo oltre le aspettative per la mostra
“Liberty in Italia. Artisti alla ricerca del moderno” inaugurata a Palazzo Magnani a Reggio Emilia lo scorso novembre con chiusura prevista per il 2 aprile 2017. Un evento spettacolare, una vera e propria indagine panoramica sulla storia del Liberty in Italia che tocca tutte le declinazioni artistiche del fenomeno nelle 300 opere esposte: progetti architettonici e decorativi, dipinti, manifesti, ceramiche, sculture e grafica.
Tre sale di Palazzo Magnani sono dedicate completamente alle pittura, branca artistica in cui non è possibile riconoscere uno stile Liberty unitario (anche per le difficoltà ad abbandonare i canoni ed i linguaggi della tradizione) nonostante non manchino testimonianze di artisti come Casorati, Boccioni e Corcos che, soprattutto in epoca giovanile ricalcano alcuni stilemi dell'approccio decorativo del filone internazionale.
Ampio spazio e sale dedicate anche ad illustrazione e grafica, forse il settore che meglio rappresenta l'espressione artistica del Liberty in Italia. Grazie all'esposizione di opere provenienti da archivi privati e dalla Calcografia Nazionale di Roma è possibile riconoscere la connessione tra la produzione grafica ed i grandi temi della letteratura decadente. Una connessione che si tradusse, soprattutto nel campo della grafica editoriale, in fecondi binomi artista/letterato: due esempi su tutti quelli di
De Carolis-D’Annunzio e Nonni-Beltramelli.
Un tema trattato in maniera approfondita nella mostra è quello architettonico sfociato nella costruzione di grandi opere come il Casinò di San Pellegrino Terme e nella realizzazione delle tipiche case d'artista. Il primo è una costruzione in stile Liberty inaugurata nel 1907 e nata come struttura polivalente per l'intrattenimento, la lettura e il gioco. Un maestoso esempio di bellezza in cui un enorme vestibolo decorato da otto colonne in marmo rosso accoglieva i visitatori pronti a sfidare la fortuna in una delle sale strutturate per accogliere tavoli da gioco e roulette europee,
tradizionalmente composte da 37 numeri invece che i classici 38 tipici della roulette americana, (contenente anche il doppio 0). Eleganza, intrattenimento e cultura di massa si coniugano in un'opera architettonica arricchita dal lavoro dell'architetto Romolo Squadrelli, dalle vetrate di Giovanni Beltrami e dalle sculture di Nicola Vedano.
Non solo casinò, quindi, ma anche case di artisti come esempio di perfetto connubio tra arte, letteratura ed architettura. Un connubio che si tradusse nella progettazione di edifici in grado di rappresentare le varie anime del Liberty e di cui sarà possibile avere la testimonianza grazie all'esposizione di progetti, oggetti e bozzetti di artisti come
Ettore Ximenes, Paolo Sironi, Vittorio Grassi e Duilio Cambellotti.
All'interno della mostra viene dedicata grande attenzione alle arti decorative. Se l'esplosione del Liberty in Italia è associabile all'esposizione di Torino del 1902, in ritardo rispetto agli altri Paesi Europei, sono diverse anche le varie declinazioni. Nascono così il “Dolce Stil novo”, florealismo di matrice storicista ed i primi esempi di quello che sarebbe poi stato definito modernismo grazie ai lavori di Randone, Vincenzo Jerace ed Ernesto Basile.
Nel campo della scultura lo stile Liberty è riscontrabile soprattutto nel lavoro di artisti come Domenico Trentacoste o Pietro Canonica che, ispirati dalla sinuosità delle linee e dai temi delle sculture pubbliche di fine '800 realizzarono
alcune delle opere di maggior importanza del periodo. Accanto a questi due nomi citazione d'obbligo per una serie di scultori che, stanchi del Simbolismo dell'epoca precedente, iniziarono a guardare i maestri stranieri per i propri lavori: Leonardo Bistolfi, Attilio Selva, Giovanni Primi.
La tendenza più assimilabile allo stile internazionale del Liberty si espresse all'interno della grande pittura decorativa, sia per quanto riguarda l'uso dei colori che per quello dell'uso delle campiture piatte. Una tendenza ben sintetizzata nei cicli di affreschi pubblici e privati di artisti come Edoardo Gioia, Adolfo De Carolis, Giulio Bargellini e Antonio Rizzi.
Ultimo settore della mostra, quello dei manifesti: in un'epoca in cui nascono le basi di quello che verrà definito in seguito design ed in cui si sviluppa la tendenza ad apprezzare la bellezza dell'oggetto di uso quotidiano, il manifesto diventa un canale creativo in cui l'artista può esprimersi appieno. È in questo clima culturale, dominato anche dagli effetti della rivoluzione industriale, che artisti come Adolfo De Carolis, Adolfo Hohenstein, Aleardo Terzi, Plinio Nomellini iniziano a dedicarsi all'arte del manifesto in cui sintetizzano i canoni figurativi tipici del periodo.
Web:
www.palazzomagnani.it