2014, siamo la civiltà del "mi piace", tutti schiavi di un social network e della corsa ad accattonare quanti più click possibile per avere un briciolo di notorietà... Appena aperta la finestra ti si schiudono fervidamente una serie di "chattine"... tutti che ti chiedono aiuto, tutti pronti a "marchettizzare" (da marchetta) la propria presunta "arte" in cambio dell'agognato click! Meccanismo perverso, innescato dalla ricerca spasmodica ed egocentrica di emergere, mediocremente, nella scarsezza generale propinata da radio e tv. E allora, si, ci possiamo affannare a cercare di promuovere iniziative che possano davvero ricordarci quali sono le arti, e, molto sommessamente, possiamo provare anche noi a godere, anche solo di riflesso, di quell'arte. Ed è un'impresa difficile ogni volta, "quando fai debiti col sonno e assegni a vuoto con l'amore", svegliare dal torpore collettivo la generazione del "mi piace"... Ma ogni volta è una grande soddisfazione constatare che non tutto è vano e anzi... il Teorema, si rivela per ciò che è : proposizione dimostrata logicamente a partire da postulati o assiomi o da altre proposizioni derivate!
Ci piace ricordare il nostro ospite con la seguente bella recensione di Giorgio Zito di "La mia generazione" un disco per gli amanti della musica e dell'arte. Vi aspettiamo... anche senza il click!
Marco Ferradini
La mia generazione
di Giorgio Zito
Marco Ferradini? Chi, quello di Teorema? A volte si giudica un artista troppo in fretta, soprattutto chi è più vicino alle cose underground e indipendenti nutre sospetto e diffidenza verso chi raggiunge il successo commerciale, magari con un brano che non rappresenta completamente la dimensione artistica dell'autore. A ripensarci, non era poi così male il testo di quella canzone che tutte le mie amiche all'epoca cantavano, quando io ero impegnato ad ascoltare cose che ritenevo più profonde e importanti, tutto preso dal mio ruolo di cultore di rock underground e cantautori cosiddetti impegnati. Così un giorno scopri che quella canzone fu scritta da Ferradini insieme a Herbert Pagani.
Herbert Pagani? Chi , quello di Cin cin con gli occhiali (rieccoci al ragionamento di cui sopra)? Si, lui, ma anche quello di Albergo a ore, quello dei primi testi propriamente politici di Giorgio Gabercon le sue traduzioni in italiano dei brani di Jacques Brel, ed anche quello che ha svecchiato la radiofonia italiana, dalle onde e dai microfoni di Radio Montearlo.
Ricapitolando: Ferradini, allora giovane esordiente, incontra Pagani, e da quell'incontro, fondamentale per la sua crescita artistica, nascerà l'E.P. Schiavo senza catene (1981), al cui interno troviamo, oltre al brano omonimo e alla celebre Teorema, anche Weekend e Questa sera, brani scritti a quattro mani e tutti presenti in questo splendido omaggio. Perché Ferradini evidentemente non si è mai dimenticato diPagani (al contrario di tanti artisti e critici italiani, per non dire della discografia), e grazie all'input ricevuto dal musicista Davide Casali, che lo ha spinto a riprendere il canzoniere dell'amico, è riuscito a mettere in piedi un doppio album in cui ritroviamo venti delle più belle canzoni dell'amico, raccogliendo intorno a se un nutrito gruppo di colleghi.
Riascoltiamo così, e riscopriamo, la grandezza di un brano come Albergo a ore (con Giovanni Nutie Syria) una delle più belle canzoni d'autore italiane di sempre, o la intima Week end (con Flavio Oreglio eFabio Treves) in cui i due autori raccontano la loro amicizia consolidata in un week end in montagna, e veri e propri capolavori come L'erba selvaggia (con un sempre più bravo Eugenio Finardi e Moni Ovadia), oDa niente a niente (con Mauro Ermanno Giovanardi e Federico l'Olandese Volante).
Perfettamente riusciti anche i due brani composti dal solo Ferradini:Stelle negli oroscopi, cantata con Ron e Fabio Concato, che apre il disco e in cui l'autore ricorda i momenti in cui nascevano le canzoni conPagani, e Jean e Paul (con Andrea Mirò) su una famiglia ebrea parigina costretta a separarsi dall'arrivo del nazismo, tema, quello della persecuzione degli ebrei, che torna nel canzoniere di Herbert, in La stella d'oro (qui eseguita con Alberto Fortis e Legramandi).
Da brani più propriamente politici come Signori Presidenti (con Lucio Fabbri e Fabio Treves) a quelli più personali, come La mia generazione (con Caroline Pagani) in cui Pagani metteva a nudo impietosamente la sua famiglia, Ferradini e i suoi ospiti (otre a quelli citati, prendono parte al disco anche Shel Shapiro, Simon Luca e Anna Jenceck) rendono omaggio ad uno dei più grandi e dimenticati esponenti della canzone d'autore italiana, con un disco ricco di voci ed emozioni. Più che un omaggio, un atto d'amore.
Il disco si chiude con Ti ringrazio vita, versione italiana di Gracias a la vida di Violeta Parra, e l'aggiunta della frase ti ringrazio vita, che ci hai dato Herbert, a cui noi ci permettiamo di aggiungere un grazie a Ferradini che ce lo ha fatto riscoprire, ed un grazie a Pagani, per averci fatto scoprire, per tramite delle sua canzoni, un Ferradini grande autore e interprete.
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