Ramin BAHRAMI & Gioele DIX
“30per 100”
Ramin BAHRAMI – pianoforte
Gioele DIX – voce recitante
A volte, seguendo percorsi difficili da spiegare, due mondi apparentemente lontani si incontrano e creano qualcosa di nuovo…
In questo progetto, per la verità, sono diversi gli incroci coraggiosi e inattesi, in primo luogo quelli che danno origine al titolo: i folgoranti “Romanzi in una pagina” contenuti nella “Centuria”, piccolo capolavoro della letteratura italiana del XX secolo scritto da Giorgio Manganelli che incontrano le “Variazioni Goldberg” di Johann Sebastian Bach. Trenta variazioni musicali costituiscono le “Variazioni Goldberg” di Bach e cento è il numero di micro-storie contenute nella “Centuria” di Manganelli: da cui il titolo “30 per 100”, una divertita indicazione matematica, che prova a dare una dimensione a ciò che non è misurabile: l’arte, la sorpresa, la musica, l’incontro vertiginoso di mondi lontani.
E poi l’incontro fra due artisti così diversi avvenuto per via di stima e visibile affetto reciproco: un musicista curioso delle parole come Ramin Bahrami ed un attore affascinato dalla
musica come Gioele Dix danno vita, insieme e con il pubblico, ad una nuova lingua comune tra musica e letteratura.
La naturale comicità e l’istrionica padronanza del palco di Gioele Dix incontrano il virtuosismo di un maestro del pianoforte come Ramin Bahrami che si rivela un’irresistibile spalla per le improvvisazioni e la comica affabulazione del compagno di scena. Le “Variazioni Goldberg” (BWV 988), composte da J. S. Bach fra il 1741 e il 1745 sono un’opera per clavicembalo costruita tramite un’aria e 30 variazioni.
Giorgio Manganelli, scrittore milanese, scomparso nel 1990 all’età di 68 anni, è una delle figure più interessanti dell’avanguardia letteraria italiana, vicino al Gruppo 63, fu consulente editoriale di Mondadori, Einaudi, Adelphi, apprezzato traduttore dall’inglese e giornalista. Leggere “Centuria” significa esporsi ad un continuo smarrimento del senso e dell’ordine dell’Universo.
Ramin BAHRAMI è considerato uno dei più interessanti interpreti di Bach al pianoforte. Dopo l’esecuzione dei Concerti di Johann Sebastian Bach a Lipsia nel 2009 con lam Gewandhausorchester diretta da Riccardo Chailly, la critica tedesca lo considererà: “un mago del suono, un poeta della tastiera… artista straordinario che ha il coraggio di affrontare Bach su una via veramente personale”. (Leipziger volkszeitung). La ricerca interpretativa del pianista iraniano è rivolta alla monumentale produzione tastieristica di J. S. Bach, che Bahrami affronta con il rispetto e la sensibilità cosmopolita della quale è intrisa la sua cultura e la sua formazione. Bahrami si è esibito in importanti festival pianistici. Nato a Teheran si diploma con Piero Rattalino al Conservatorio “G. Verdi” di Milano, approfondisce gli studi all’Accademia Pianistica di Imola e con Wolfgang Bloser alla Hochschule für Musik di Stoccarda. Recentemente ha avuto il privilegio di inaugurare la stagione di musica da camera di Santa Cecilia a Roma e al Beethoven Festival di Varsavia in collaborazione con il flautista Massimo Mercelli, con cui ha registrato le sonate per flauto e piano per Decca. Ha inciso l’Offerta Musicale di J. S. Bach con le prime parti di Santa Cecilia.
Gioele DIX Sono nato a Milano la mattina del 3 gennaio 1956. Nevicava di brutto già dalla notte prima. Non che mi ricordi, me l’ha raccontato mio padre. Dice che, nell’ansia e la fretta di portare in tempo mia madre in clinica, per poco non ci capottavamo tutti (e tre). A partire dall’età di sette anni, mi misi in testa che da grande avrei fatto l’attore. Questo me lo ricordo bene anch’io. Capivo di esserci portato, perché sapevo spesso cavarmi d’impaccio recitando. Come diceva il mio amico Bruno Olivieri, al tempo attore in cerca di fortuna come me: “molto movimento, nessuna direzione”. Confesso che, quando mi capitava di leggere qualche dolente intervista a certi figli d’arte condannati a combattere col fantasma dei loro padri, mi incazzavo parecchio. Ma proprio con Bruno e altri coraggiosi colleghi trovammo il modo di mettere in piedi una Compagnia, poi diventata Cooperativa: il Teatro degli Eguali. Il nome scelto era orgogliosamente programmatico e posso dire che, pur nelle tante difficoltà, riuscimmo a tener fede a un progetto ideologicamente limpido: dedicarsi al mestiere dell’attore, con la convinzione che il teatro potesse essere utile anche agli altri e non soltanto al nostro individuale narcisismo. In seguito, mi capitò la fortuna di lavorare accanto ad artisti che furono decisivi per la mia formazione: Antonio Salines, attore e regista intelligente e generoso; gli attori della splendida compagnia del Teatro dell’Elfo; l’indimenticabile Franco Parenti, al quale, per quasi tre anni, sera dopo sera, ho rubato tutto il rubabile. “Vedrai, fra qualche anno ti farai un nome” mi dicevano fiduciosi gli amici e i parenti che affollavano – solo loro – il mio one man show al Derby di Milano.
Concerto organizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Monopoli in occasione di “ProsperoFest”.
Web:
www.amicimusicamonopoli.com