ENSEMBLE NUOVA CAMERISTICA
Federica Pellegrini,
flauto
Benedetta Miro,
arpa
concerto in collaborazione con la
BCC - Banca di Taranto
Benjamin Britten
(Lowestoft, 1913 – Aldeburgh, 1976)
Simple Sinphony
Ottorino Respighi
(Bologna, 1879 – Roma, 1936)
Siciliana
dalle Antiche Arie e Danze
Pietro Mascagni
(Livorno, 1863 – Roma, 1945)
Intermezzo
da Cavalleria Rusticana
Giovanni Paisiello
(Taranto, 1740 - Napoli, 1816)
Il Matrimonio Inaspettato
Sinfonia
Wolfgang Amadeus Mozart
(Salisburgo, 1756 - Vienna, 1791)
Concerto per flauto e arpa in do maggiore K299
Il Concerto per flauto e arpa in do maggiore K299 risale al soggiorno parigino di W. A. Mozart del 1778, un soggiorno del tutto diverso rispetto a quello, trionfale, compiuto da bambino, e tale da riservare delusioni e amarezze al ragazzo ventiduenne, che incontrò una sostanziale indifferenza da parte dell'ambiente della città, nel quale stentò ad inserirsi anche per la sua scarsa propensione verso il gusto francese.
In qualche caso, tuttavia, Mozart seppe approfittare delle occasioni offertegli dalla ricca e colta società aristocratica, presso la quale la pratica della musica “da salotto” era diffusissima, come naturale integrazione dell'educazione dell'individuo. Particolarmente diffusa, presso l'aristocrazia del gentil sesso, era l'arpa, impiegata soprattutto, come alternativa al pianoforte, nella funzione di accompagnamento. Lo strumento non si avvaleva ancora, per raggiungere la completa scala di semitoni, del sistema di pedali introdotto da Cousineau e Krumpholz alla fine del secolo e perfezionato nel 1812 da Erard, ma poteva comunque spaziare in una gamma vasta grazie a un sistema di ganci azionato a mano dall'esecutore, che consentiva la modifica di un semitono per l'intonazione delle corde.
Ecco dunque che nacque, nell'aprile 1778, il Concerto per flauto ed arpa, destinato ad una coppia di aristocratici. «Penso di averle già detto» scrisse Mozart al padre il 14 maggio «che il Duca di Guines [in realtà conte, già ambasciatore a Londra] suona assai bene il flauto, e che la figlia, alla quale insegno composizione, suona magnificamente l'arpa». La partitura che Mozart confezionò su misura per questi esecutori - piuttosto ampia nelle dimensioni anche se non trascendentale tecnicamente - è del tutto improntata allo spirito concettualmente disimpegnato e brillante della moda parigina (sottolineato dalla tonalità di do maggiore e dal carattere decorativo degli strumenti solisti); ma la preziosissima fattura e il superiore ingegno fanno di questo pezzo “da salotto” un piccolo capolavoro nel suo genere; soprattutto è mirabile l'equilibrio che sovrintende al rapporto di solidarietà fra i due dissimili strumenti (il flauto incline alla funzione solistica, l'arpa a quella di accompagnamento) e alla contrapposizione fra questi e l'orchestra (smarrite sono purtroppo le cadenze originarie).
Web:
www.amicidellamusicataranto.it