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Parco regionale Salina di Punta della contessa

Riserva naturale, Parco naturalistico, Spiagie,

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Il Parco naturale regionale Salina di Punta della Contessa è un'oasi di protezione e ZPS di Brindisi compreso tra Capo di Torre Cavallo e Punta della Contessa.
La zona umida, di 214 ettari, ha un grande interesse ornitologico e paesaggistico per la presenza di un insieme di bacini costieri temporanei con substrato di limi e argille pleistoceniche, alimentati da corsi d'acqua canalizzati provenienti dall'entroterra, denominati "Le Chianche" e "Foggia di Rau", mentre i bacini più a sud sono alimentati anche da sorgenti di acqua dolce e subiscono l'introduzione di acqua del mare soprattutto dopo forti mareggiate.
I bacini sono separati dal mare dalla spiaggia sabbiosa che si estende anche per una larghezza di 15 metri. L'intera area ha pregevoli aspetti vegetazionali ed è costituita da estesi salicornieti e da ambienti lagunari con Ruppia cirrhosa.
Importantissimo sito di interesse per la nidificazione e sosta dell'avifauna migratoria acquatica: sono state segnalate circa 14 specie nidificanti, tra cui beccacce di mare, cigni, folaga, aironi, germani reali, moretta la vegetazione è costituita in prevalenza da rupopia chirrosa, agropyron junceum, ammophilla sp. e molte appartenenti ad altre categorie fenologiche che risultano d'interesse internazionale.
Nell'area sono stati costruite delle piccole "vedette" dalle quali e' possibile dilettarsi con il " Birdwatching".
Rientra nell'ambito del Parco anche l'area di Fiume Grande"Foggia di Rau" dove è possibile trovare anche la tartaruga Emys orbicularis, popolazione che, però, conosce negli ultimi decenni una decrescita demografica.
Le Saline Regie, che costituiscono i bacini più a nord rispetto gli stagni, ebbero intenso sfruttamente commerciale tra il XIII e il XVIII secolo, con un tentativo di riuso nel XIX secolo. Da qui proveniva il sale che veniva donato ai cittadini locali su disposizioni di re Ferdinando I d'Aragona (1465-66), al fine di favorire il ripopolamento della città.
Con la fine dello sfruttamento commerciale della zona, l'area divenne una estensione paludosa asciutta d'estate.
Al centro di questo territorio si può osservare l'antica torre - verosimilmente rinascimentale - munita di caditoie della Masseria Villanova, inglobante nel nucleo centrale che insiste su preesistenze medievali legate all'abbazia ha prendeva il nome di Santa Maria de Ferorellis, toponimo che ha origine dalla diffusione nell'area delle feruleche. Questo edificio rappresentava un complesso ecclesiale di rito greco attivo dal XII al XVI secolo, prima di essere trasformato in ente economico denominato Ferorelli sino al XVIII secolo.
L'antico edificio è vincolato ope legis in base al codice Urbani sui beni culturali.
L'attuale denominizione Villanova deriva dalla famiglia che ne è stata proprietaria per secoli.
In un tempo remoto, ben lontano dal consumismo moderno, il sale rappresentava un bene importante non solo per l'elevata importanza alimentare ma anche per l'elevato valore commerciale che aveva, infatti in passato possedere il sale voleva dire possedere una ricchezza. Il sale oltre a dare sapore ai cibi veniva utilizzato per la conservazione della carne. Per questo motivo possiamo intuire quanto fossero importanti le saline che sono poste non molto lontano da Masseria Villanova a sud, lungo il litorale Brindisino che porta verso Cerano.
Il funzionamento delle saline è abbastanza semplice: si tratta di bacini o vasche comunicanti con il mare e fra loro; man mano che il sole fa evaporare l'acqua marina la concentrazione del sale aumenta e attraverso vari passaggi in vasche sempre piu' piccole si ottengono i depositi di sale.
Queste saline in uso prevalentemente fra il XIII e il XVIII un tempo conosciute come saline Regie furono una delle fonti economiche principali (su disposizione di re Ferdinando I D' Aragona nel 1465) per garantire i fondi necessari per la ricostruzione degli edifici delle mura ed il ripopolamento della citta' dopo il terremoto e la peste.

Nel 1734 le saline furono testimoni dello sbarco di una nave (alle 2,00 di notte) che porto gli invasori ad impadronirsi della torre del sale. Successivamente l'attività di estrazione del sale fu abbandonata e presto queste "miniere di sale" divennero un area palustre che da pochi anni per fortuna è stata trasformata in riserva naturale.
Oggi si possono ancora intravedere le rovine del deposito del sale.

Negli stagli stagni si possono scorgere ben 14 specie di uccelli migratori tra cui beccacce di mare, cigni, folaga, aironi, germani reali, moretta la vegetazione è costituita in prevalenza da rupopia chirrosa, agropyron junceum, ammophilla sp. Nell'area sono stati costruite delle piccole "vedette" dalle quali e' possibile dilettarsi con il " Birdwatching".
Quest’area, infatti, si trova lungo le principali rotte degli spostamenti migratori per il passaggio degli uccelli dall’Europa all’Africa e viceversa, e di conseguenza essa rappresenta oggi un’importante area di sosta, svernamento e di nidificazione per molte specie, tra cui alcune rare.
Da un punto di vista conservazionistico, l’area era stata già riconosciuta come oasi faunistica e sottoposta a vincolo sia idrogeologico che di salvaguardia ambientale. È stata successivamente proposta, oltre che come SIC (Sito di interesse comunitario) ai sensi della Direttiva “Habitat”, come Zona di protezione speciale (ZPS) secondo la Direttiva “Uccelli”. Nel 2002 è avvenuta la sua definitiva trasformazione in Parco naturale regionale, con la denominazione di “Salina di Punta della Contessa”.
Il parco è suddiviso tra un’area ad elevato valore naturalistico e paesaggistico, ed una buffer zone, che presenta un maggior grado di antropizzazione e ha un’estensione complessiva di circa 1.600 ettari, di cui poco più di 200 sono rappresentati dall’area SIC, mentre la restante parte è occupata da terreni agricoli, principalmente seminativi e carciofeti; poco diffusi sono gli oliveti.
In quanto confinante a nord con il polo chimico di Brindisi e a sud con la centrale ENEL di Brindisi Sud, l’area è inserita tra quelle “a rischio ambientale”.
La flora del parco si presenta piuttosto omogenea ma comprende specie di grande interesse. Tra gli habitat prioritari possiamo annoverare le lagune costiere e gli stagni temporanei mediterranei. All’interno dei bacini è presente una vegetazione sommersa costituita prevalentemente da Ruppia cirrhosa (Petagna) Grande.
I bacini sono separati dal mare da un’esile cordone dunale, caratterizzato da specie psammofile quali: Agropyron junceum, Cakile maritima, Calystegia soldanella, Echinophora spinosa, Euphorbia peplis, Matthiola incana, Medicago marina. Nella zona sud del sito le dune diventano più alte e ospitano una vegetazione caratterizzata dalla presenza di Ammophila littoralis.
L’area SIC è occupata quasi esclusivamente da vegetazione alo-igrofila: ampie superfici intorno ai bacini sono popolate dalla cannuccia di palude (Phragmites australis), mentre nella restante zona paludosa troviamo le cosiddette steppe salate e i salicornieti.
L’area retrodunale è dominata dalla presenza di Spartina juncea e Juncus maritimus, mentre il territorio circostante i bacini comprende specie vegetali di ambienti umidi, quali: Bolboschoenus maritimus, Halimione portucolacoides, Juncus acutus.
Tra le più specie più diffuse nei salicornieti: Artrhocnemum macrostachyum, Limonium bellidifolium, Limonium serotinum, Limonium virgatum.
Sono presenti inoltre specie e habitat di rilevante interesse conservazionistico. Nella zona nord si può trovare la Bassia hirsuta, che appartiene ad entrambe le liste rosse (nazionale e regionale – vedi box). Altre specie interessanti del parco sono Cressa cretica e Juncus litoralis (minacciate), Erica manipuliflora, Limonium bellidifolium e Sarcocornia perennis (vulnerabili).
La vera risorsa naturale del parco è tuttavia l’avifauna. Sono presenti, in differenti periodi dell’anno, ma prevalentemente durante i periodi del passo e di svernamento, tutte le anatre di superficie (codoni, volpoche, germani reali, alzavole, marzaiole, mestoloni) e gli acquatici di fondo (folaghe, moriglioni, svassi e tuffetti); trampolieri vistosi, come le spatole, gli aironi (bianchi, cenerini, garzette e guardabuoi); uccelli marini (beccacce di mare, fratini, piovanelli, gabbiani reali, comuni e corallini, cormorani); limicoli (chiurli, totano moro, pettegola, voltapietre, combattenti, pavoncelle) e, nelle zone più interne, fagiani, rapaci (gheppi, falchi di palude, poiane) e numerosi passeriformi di zone aperte quali allodole, strillozzi, stiaccini, usignoli di fiume, cappellacce, fringillidi vari, ballerine bianche, becca moschini, storne e culbianchi.
All'interno del parco si può osserevare anche la torre costisera "Mattarelle".
Torre Mattarelle è posta in posizione emergente e panoramica, a causa della forte erosione naturale della costa e del suo costante arretramento, risulta in buona parte crollata.
La sua costruzione cominciò nel 1567, sotto la guida del maestro muratore brindisino Virgilio Pugliese e continuati nel 1569 da Giovanni Parise.

Indirizzo

Brindisi (Brindisi)

Strada per Villanova

GPS 40,60365 N 18,00596 E


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