Nella struttura, realizzata appositamente e che consta di oltre 3000 metri quadrati, è esposta una delle maggiori raccolte a livello europeo di reperti fossili di mammiferi, rettili, anfibi e insetti risalenti al Pleistocene inferiore (1,6 – 1,4 milioni di anni fa). I resti dei mammiferi di grandi dimensioni sono esposti nelle “culle” (così vengono chiamati i nuclei che contengono i fossili nella giacitura di scavo), contornate da un allestimento pensato in modo comunicativo e didattico. I reperti sono stati restaurati solo in parte e si continuerà a farlo anche a museo aperto, dal momento che è previsto un laboratorio di restauro al suo interno.
I fossili provengono da un grande giacimento di lignite che si trova a breve distanza dal museo e l’intitolazione del museo ricorda il dipendente della miniera che per primo raccolse e salvò dalla distruzione l’importante scoperta. L’attività mineraria sviluppatasi nel Bacino di Pietrafitta, con il suo bagaglio di "archeologia industriale", intesa non solo come storia delle opere e dei macchinari utilizzati dall'industria, ma soprattutto come vicende di quanti hanno lavorato nella miniera e quindi storia sociale di un particolare ambito industriale e geografico, costituisce un ulteriore elemento a riconferma dell'importanza culturale dell'area.
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