Inaugurazione del 44° Festival della Valle d'Itria - Giulietta e Romeo di Nicola Vaccaj
Classica e Lirica
Teatro
_Ph Fabrizio Sansoni
Il 44° Festival della Valle d'Itria di Martina Franca, inaugura questa nuova edizione con un'opera dimenticata, ma che ebbe molto successo a suo tempo: Giulietta e Romeo di Nicola Vaccaj. Il libretto fu scritto da Felice Romani, che ovviamente si ispirò all'omonimo lavoro di Shakespeare. L'opera, in due atti, debuttò al Teatro alla Canobbiana di Milano il 31 ottobre del 1825 con Giovanni Battista Verger. Fu l'ultimo successo teatrale di Vaccaj, il quale, dopo Giulietta e Romeo, scrisse soltanto altre nove opere.
Giulietta e Romeo di Nicola Vaccaj (13, 15 e 31 luglio), gioiello del belcanto del 1825, andrà in scena a Martina Franca nell’edizione critica di Ilaria Narici, per la regia di Cecilia Logorio, affidato alla direzione di Sesto Quatrini, con l’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala e il Coro del Teatro Municipale di Piacenza.
L'opera ebbe molto successo anche oltreconfine, fu per la prima volta rappresentata a Barcellona il 26 maggio 1827, in seguito anche a Parigi l'11 settembre 1827, a Lisbona nell'autunno del 1828, al Teatro Regio di Parma il 26 dicembre 1829 con Eugenia Tadolini e Clorinda Corradi, a Londra il 10 aprile 1832 e a Città del Messico nel luglio del 1841. A Graz fu rappresentata, per la prima volta tradotta in tedesco da I. C. Kollmann, il 12 ottobre 1833 e con la stessa traduzione anche a Budapest il 31 luglio 1845.
Lo stesso Felice Romani rielaborò lo stesso libretto per I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini, rappresentata per la prima volta a Venezia nel 1830. La freschezza e il talento musicale dell'opera di Bellini, allora uno dei talenti musicali italiani in ascesa, oscurò l'opera di Vaccaj che ormai rappresentava il passato e pativa i legami con il melodramma di stampo settecentesco.
Una delle curiosità di questa opera è il personaggio di Romeo interpretato da un contralto, quindi da una voce femminile, questa tipologia di caratteri si chiama en travesti, si trova, oltre che nelle opere interpretate dai famosi sopranisti (ovvero castrati) del '700, anche in celebri personaggi come ad esempio quello del paggio Cherubino, ne Le nozze di Figaro di Mozart, interpretato appunto da una voce femminile.
Il mezzo soprano Maria Malibran, che interpretò una versione di questa opera di Vaccaj, chiese all'autore di aggiungere un terzo atto a Romeo e Giulietta, questa nuova versione debuttò al Teatro alla Scala nell'autunno del 1835. La stessa Malibran fece sostituire il finale dell'opera belliniana I Capuleti e i Montecchi con il finale del Giulietta e Romeo di Vaccaj a lei più congeniale. (Fonte Wikipedia)
«Il mio lavoro è partito dal pensiero sul lutto e la natura dell’amore – dice la regista –, ma ha dovuto fare i conti con le aspettative che la storia di Giulietta e Romeo crea. Se qualcuno infatti ci domandasse: “Quali sono le prime cinque cose che ti vengono in mente se ti dico Giulietta e Romeo?”, sono certa che tra esse, oltre all’amore proibito, al tragico suicidio e alla guerra tra famiglie rivali e Verona, ci sarebbe il famoso balcone indipendentemente dal fatto che nella versione di Vaccaj la scena del balcone non esista proprio. Ho chiesto ai miei collaboratori di giocare e mettere insieme tutte queste istanze: alla scenografa Alessia Colosso ho chiesto di immaginare uno spazio che raccontasse il potere di questo padre-padrone, all’interno del quale però esistesse lo spazio del segreto di Giulietta, dove poterla spiare nella sua intimità dall’inizio. Per quanto riguarda i costumi – prosegue Ligorio –, lo studio di Giuseppe Palella si è basato sull’osservazione e la reinterpretazione delle tradizioni mediterranee. Uno sguardo materico, appassionato e viscerale, ma contemporaneamente sensibile, in cui ogni dettaglio non solo è ricco di bellezza e amore per i personaggi dolenti di questa storia, ma ci aiutata a crederli reali».
«Nell’opera di Vaccaj ogni personaggio è tratteggiato con una sorta di leitmotiv – dice Sesto Quatrini – In questo senso, quello di Giulietta può essere facilmente individuato da chiunque conosca la storia dei due amanti veronesi: i temi e le linee vocali esprimono la natura dolce del personaggio attraverso un andamento orizzontale che sale all’acuto e che induce ad un’emissione gentile del canto. Le linee di Romeo sono in alcuni casi più spavalde, in altri delineano le caratteristiche emotive di un’adolescenza amorosa. Capellio è il personaggio negativo e la sua vocalità, che rimanda a un virtuosismo quasi rossiniano, si addice al suo essere spietato. La scrittura vocale di Vaccaj è un ibrido tra una visione belliniana e rossiniana del canto e proprio per questo la trovo unica».
Come ogni anno, il Festival ha proposto l’opera inaugurale in anteprima per i giovani sotto i trenta anni, registrando oltre 450 richieste, in netto aumento rispetto alle edizioni precedenti.
Quella di Romeo e Giulietta è probabilmente la storia d’amore più nota nella tradizione letteraria occidentale e affonda le sue radici nelle Metamorfosi di Ovidio con la vicenda di Piramo e Tisbe per poi trovare la massima diffusione con la tragedia di Shakespeare. Amata dal pubblico, nel corso dei secoli è stata scelta come soggetto da tanti compositori fra i quali Nicola Vaccaj (1790-1848) che, con la sua opera Giulietta e Romeo, crea un manifesto del belcanto italiano. Contemporaneo di Rossini, Bellini e Donizetti, Vaccaj è stato uno stimato teorico e didatta del canto, celebre il suo Metodo pratico di canto italiano da camera. Su libretto di Felice Romani, Giulietta e Romeo va in scena per la prima volta al Teatro della Canobbiana di Milano nel 1825 con recitativi secchi. Dieci anni più tardi, sempre nella città lombarda ma al Teatro alla Scala, il titolo torna in una nuova versione con recitativi accompagnati: nel ruolo di Romeo, Maria Malibran, cantante con un ruolo decisivo per la storia di questo titolo e per il suo finale: è infatti nota la vicenda secondo la quale la Malibran suggerisce prima e poi ottiene la sostituzione dell’ultima scena della partitura di Bellini dei Capuleti e Montecchi con quella di Vaccaj, il “finale Vaccaj”, in occasione di una messa in scena bolognese del 1832, scelta che trovò consenso e impiego durante tutto l’Ottocento.
Giulietta e Romeo
Dramma in due atti di Felice Romani
Musica di Nicola Vaccaj
Revisione sull’autografo di Ilaria Narici e Bruno Gandolfi
Edizione Casa Ricordi, Milano
Locandina
Capellio Leonardo Cortellazzi
Giulietta Leonor Bonilla
Romeo Raffaella Lupinacci
Adele Paoletta Marrocu
Tebaldo Vasa Stajkic
Frate Christian Senn
Direttore Sesto Quatrini
Regia Cecilia Ligorio
Scene Alessia Colosso
Costumi Giuseppe Palella
Luci Luciano Novelli
Orchestra Accademia Teatro alla Scala
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Maestro del Coro Corrado Casati
Martina Franca (Taranto)
Palazzo Ducale
Piazza Roma
ore 21:00
ingresso a pagamento
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