da mercoledì 9 a sabato 12 maggio 2018
Our Little Packages
Teatro
A Koreja il Premio UBU Claudio Morganti con Piergiorgio Giacchè in FOUR LITTLE PACKAGES, quattro conferenze brevi incastrate tra musica e lettura
il Woyzeck di Buchner, la musica, video e filmati sono gli ingredienti per “studiare mentre si pratica” e “praticare mentre si studia”
9-12 maggio 2018
Cantieri Teatrali Koreja - Lecce
Per l’ultimo appuntamento di STRADE MAESTRE 2017/2018 Koreja ospita Claudio Morganti, attore, drammaturgo e regista teatrale italiano Premio Ubu nel 2012 e Premio Lo Straniero 2010. Allievo di Carlo Cecchi, forma con Alfonso Santagata, con cui lavora per 12 anni, la compagnia Santagata-Morganti. Dal 1993 fonda una propria compagnia iniziando un percorso personale sull'opera di Shakespeare. È fra gli interpreti del film Palombella rossa (1989) di Nanni Moretti. L’appuntamento rientra nella Rassegna MAGGIO SALENTINO 2018.
Da mercoledì 9 a sabato 12 maggio ore 20.45 Koreja ospita FOUR LITTLE PACKAGES, quattro conferenze brevi incastrate tra musica e lettura, un ciclo di quattro brevi conferenze-spettacolo in forma di monologo. Lo schema si ripropone uguale per tutti gli incontri. La conferenza prende il via dall’ascolto di un breve brano musicale e prosegue con la visione di immagini e filmati, un ospite speciale e la lettura di un brano tratto dal Woyzeck di George Buchner. Ospite delle quattro serate, Piergiorgio Giacché. Nel dettaglio, il format è così composto: semplice ascolto di un pezzo musicale (Area, Osanna, Garybaldi, B M S); conferenza a tema (Territorio, Spettatore, Morte, Improvvisazione); intervento sullo stessa tema di Piergiorgio Giacchè e la lettura di Morganti di alcune scene del Woyzeck di Buchner .
In Four Little Packages non si fa finta di “non recitare”, ma si tenta di recitare riducendo la dimensione mimetica ai minimi termini. (E naturalmente lo spazio dell’“accadimento” è affidato alla lettura e non alla conferenza). Lo “spettacolo” svanisce rendendo difficile e nel contempo eroico qualunque tentativo di parlare di Four Little Packages (il lavoro più bello ed importante che ho fin qui realizzato – come sostiene Morganti): Ascoltare 5 minuti di musica non è spettacolo (è semmai teatro dei suoni o della memoria); seguire una conferenza che tenta (seppur inutilmente) di dire i sensi originari del teatro, non è spettacolo; ascoltare un ospite che pur di offrire il suo contributo non esita a darsi in pasto ad un sagomatore non è spettacolo; sprofondare di punto in bianco in Woyzeck costruendo all’impronta ritmo e giocando con la grana della voce nel tentativo di catturare teatro, non è certamente spettacolo.
[…] Da qualche tempo, vado sostenendo che il territorio di conoscenza e competenza di un attore si costruisce nell’arco di un’intera esistenza (ma questo lo diceva già Mejerchol’d), e che si compone di due grandi direttrici: pratica e studio.
Sostengo, inoltre, che se vogliamo che questo territorio sia solido e fluido nello stesso tempo, se vogliamo che sia in movimento, liquido e spaccato, dobbiamo cercare di bilanciare in egual misura pratica e studio. Non separando i momenti (quello della pratica da quello dello studio), ma – per quanto è possibile – farli coincidere, metterli in atto contemporaneamente. Fare in modo, cioè: A) di studiare mentre si pratica, e B) di praticare mentre si studia. Se vogliamo addentrarci brevemente nella questione metodologica, chiediamoci allora come questo possa verificarsi. A) Studiare mentre si pratica. Per esempio, esiste una modalità di prova che io chiamo semplicemente “ripasso”. È una sorta di citazione leggera del percorso. Una specie di memoria in piedi. Si tratta di mantenersi in prossimità dell’azione, senza precipitare al suo interno. Una condizione che permetta, a seconda dell’estro, di entrare e uscire dall’azione a piacimento.
Non “mettercela tutta”, insomma, ma tenerne un po’ per sé. Direi un bel po’ per sé! Concedersi il lusso di riflettere su ciò che si fa, nel momento stesso in cui lo si sta facendo. (Moltissimi attori non riescono a provare in questo modo: o si buttano anima e corpo, o stanno completamente fuori dall’atto. Si precludono, cioè, la possibilità di studiare mentre praticano) B) Praticare mentre si studia. Diciamo che questo è quel che ho cercato di fare con Four Little Packages. Che cosa dovrebbe fare un conferenziere? O meglio, che cosa dovrebbe fare un attore in veste di conferenziere, un attore che volesse rinunciare ai tic e ai “birignào” di qualsivoglia “personaggio”? Qual è dunque, in una parola, l’azione di un conferenziere? Naturalmente, è cercare di far capire in pieno ed in profondità quello che dice. Questa finalità è ciò che informa l’azione e che porta inevitabilmente ad uno svolgimento del compito, utilizzando tecniche attorali. Se si vuole raggiungere lo scopo, è necessario, per esempio, misurare toni, intensità, pause.
Si tratta, in realtà di esercitarsi, dato che siamo in teatro, nel gioco dell’arte della retorica, la quale viene descritta come l’arte del parlare e dello scrivere secondo precise regole, al fine di istruire, persuadere, dilettare e commuovere. Se poi la conferenza è scritta dall’attore stesso, l’assunzione di responsabilità (indispensabile, qualunque cosa si faccia di fronte ad un pubblico) viene ancor più favorita. […]
da mercoledì 9 a sabato 12 maggio 2018
Lecce (Lecce)
Teatro Koreja
via Guido Dorso 70
ore 20:45
ingresso a pagamento
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