Presentazione del libro “Il Male del Nord” di PINO APRILE
Incontri culturali
Presentazione del libro “Il Male del Nord” perché o si fa l’Italia da Sud o si muore. Il nuovo Terroni dopo la pandemia di PINO APRILE, dialoga con l’autore Roberta Criscio, interviene dott. Nicola de Sabato (“medico sentinella” emergenza Covid-19)
1 Descrizione libro
Il covid-19 è il messaggero (più del telefonino) venuto ad annunciare e sancire la fine della civiltà industriale e la diffusione planetaria di quella informatica; la fine del modello economico che si basa sulla concentrazione di tutte le risorse e delle possibilità in poche megalopoli che crescono a spese di tutto il resto, generando disuguaglianze sociali e territoriali: ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri, servizi ultramoderni per pochi e nulla per gli altri. Il virus ha imperversato e imperversa proprio nelle cattedrali delle disuguaglianze, inducendo all’abbandono delle megalopoli.
L’isolamento e il ritorno ai paesini abbandonati del Mezzogiorno e delle aree appenniniche interne, causa virus, ha confermato per alcuni e fatto scoprire a tutti gli altri che la presenza fisica sul posto di lavoro è raramente necessaria e si può far tutto o quasi “da remoto”, da quei borghi da cui si era fuggiti e che ora vengono riabitati.
Il futuro è nelle zone in cui sembrava si stesse perdendo non solo il presente, ma anche il passato: il Sud colpevolmente condannato dallo Stato italiano, nonostante i ripetuti richiami dell’Unione Europea lasciati cadere nel vuoto, a unica macroregione del continente senza servizi e infrastrutture di livello europeo. Tanto che l’UE, nel piano di ripartenza finanziato con 173 miliardi, dice esplicitamente che vanno privilegiati il Mezzogiorno, perché a più alto differenziale di sviluppo e il recupero delle aree interne. Alla stessa conclusione giungono le analisi e i rapporti di economisti di università diverse (Bolzano, Barcellona, Napoli, Bari, Cosenza…) e la Svimez.
È l’ultima occasione per fare un Paese dell’Italia, mai davvero unita e costruita a mano armata con un Nord che ha fondato la sua crescita sullo sfruttamento del Sud colonia interna.
CHI E’ PINO APRILE
Giornalista, ha lavorato in Rai al settimanale di approfondimento del Tg1, TV7, e con Sergio Zavoli, nell’inchiesta a puntate “Viaggio nel Sud”; a vent’anni era già cronista alla “Gazzetta del Mezzogiorno”, interrompendo gli studi di Fisica alla Sapienza, Roma (inutili le iscrizioni a Lettere Moderne, Lecce, e a Scienze Politiche, Bari); è stato vicedirettore di “Oggi” e direttore di “Gente”; velista, ha diretto il mensile “Fare Vela”. La professione lo ha portato ovunque nel mondo e gli ha fatto incontrare i grandi del Novecento. Fu il primo a intervistare in carcere Alì Agca, l’attentatore di papa Giovanni Paolo II; l’unico a realizzare un reportage nell’allora impenetrabile Albania di Enver Hoxha e a venirne fuori; l’unico a intervistare Nicu Ceausescu dopo la rivoluzione rumena; raggiunse i khmer rossi nella giungla cambogiana, quando non si sapeva più se fossero stati o no sterminati e in Germania il 9 novembre 1989 (lì, per puro caso!) vide cadere il muro di Berlino.
Scrittore di libri tradotti in diversi Paesi: il primo, per immeritevole spinta del premio Nobel Konrad Lorenz, “Elogio dell’imbecille”, nel 1997, sui meccanismi di moltiplicazione della stupidità, è stato a lungo best seller in Spagna (un caso editoriale), mentre in Giappone la prima edizione fu pensata per i manager delle multinazionali; poi, “Elogio dell’errore”, “Il trionfo dell’apparenza”; tre libri di mare e vela: “Il mare minore”, “A mari estremi”, “Mare uomini e passioni”. “Terroni”, rilettura non fiabesca dell’Unità d’Italia e della Questione meridionale, nel 2010, ha fatto registrare tirature che non si vedevano da mezzo secolo, con centinaia di ristampe, decine di premi; “Giù al Sud” ne ha quasi replicato il successo e l’aggiunta di “Mai più terroni”, “Il Sud puzza”, “Terroni ‘ndernescional”, “Carnefici”, “Attenti al Sud” hanno trasformato l’opera di Aprile in un fenomeno più politico che editoriale. “L’Italia è finita” porta a maturazione un’analisi della malaunità del Paese esposta ininterrottamente per circa dieci anni, nelle sue diverse manifestazioni (economia, politica, società, cultura, narrazione storica)
Statte (Taranto)
LARGO LEPANTO (Piazzale della Chiesa Maria SS. del S. Rosario)
ore 19:30
ingresso libero
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