Igor´ Fëdorovič Stravinskij
L’histoire du soldat
1. Marche du soldat
2. Musique pour la scène 1: air au bord du ruisseau
3. Musique pour la scène 2: pastorale
4. Marche royale
5. Petit concert
6. Trois danses: Tango / Valse / Ragtime
7. Danse du diable
8. Petit choral / Grand choral
9. Marche triomphale du diable
Violino Gabriele Ceci Clarinetto Cosimo Leuzzi
Tromba Alessio Dimonte Trombone Francesco Carbonara
Fagotto Marcello De Giuseppe Contrabbasso Dunia Popovic
Percussioni Stefano Baldoni
Direzione Luisella Chiarini
Voce recitante Vito Di Leo
Sulla strada del ritorno a casa un soldato in licenza inconrra il diavolo, che lo blandisce e gli propone un baratto: se il soldato gli avesse ceduto il suo violino avrebbe avuto in cambio un libro magico, in grado di realizzare ogni desiderio.
Il soldato accetta e vive tre giorni in cui i suoi sogni sembrani avverarsi tutti.
Ma quando il soldato, senza il suo violino, arriva a casa scopre che in realtà sono passati tre anni e la sua donna si è sposata. A che serve il denaro senza l’amore?
Il soldato, in preda allo sconforto, si rimette in marcia e giunge nella terra governata da un re la cui figlia, malata, sposerà chi riuscirà a guarirla. Nel frattempo il soldato ha astutamente riconquistato il suo violino e proprio grazie al violino la principessa è sedotta: danzerà un tango, un valzer e un ragtime fino a cadere fra le braccia del soldato. Sembra il lieto fine di una fiaba, ma quando i due giovani si metteranno in strada per raggiungere la patria del soldato, il diavolo li aspetterà all’incrocio del destino per riprendersi violino e anima e al soldato non resterà che seguirlo a capo chino.
È la trama dell’opera da camera composta da Stravinskij nel 1918 su testo dell’amico Charles-Ferdinand Ramuz, in cui appare evidente l’osmosi tra i tratti biografici, autobiografici, storici ed estetici che si sommano nella gestazione di questo lavoro dalla forma peculiare. In fondo – come ha suggerito il regista Peter Sellars – L’Histoire du Soldat è l’opera di un profugo sul tema dell’essere profughi., nata dall’incontro di due esuli: un compositore che aveva abbandonato la Russia rivoluzionaria e uno scrittore autoesiliato nella propria terra. «Ho concepito la prima idea dell’Histoire du Soldat nella primavera del 1917 – racconta Stravinsky – […] m’era venuta parecchie volte alla mente fin dall’inizio della Prima Guerra Mondiale. Il genere di lavoro cui pensavo doveva esigere un organico di esecutori semplice e modesto al punto da permettere una serie di allestimenti in una tournée nelle cittadine svizzere ed essere altrettanto chiaro nel suo intreccio in modo che se ne afferrasse facilmente il senso. Il soggetto mi venne dalla lettura di quella novella di Afanasiev che racconta del soldato e del diavolo […] La scelta degli strumenti fu influenzata da un importantissimo evento della mia vita in quel periodo: la scoperta del jazz americano… L’organico si richiama a quello della banda jazz in quanto ogni famiglia strumentale – archi, legni, ottoni, percussioni – è rappresentata dai suoi estremi, nel registro acuto e nel registro basso. Inoltre gli stessi strumenti venivano impiegati nella musica jazz, eccetto il fagotto, che, secondo me, stava per il sassofono […] La conoscenza che io avevo del jazz derivava soltanto da letture occasionali di fogli pentagrammati di questa musica. Non avendo mai potuto ascoltare il jazz improvvisato o suonato dal vivo ero però in grado di assimilarne lo stile ritmico, così com’era scritto pur se non come veniva eseguito. Ero in grado di immaginarmi il suono del jazz, comunque, o almeno mi compiacevo di pensarlo. Il jazz significava comunque un insieme di sonorità del tutto nuove nella mia musica e L’Histoire du soldat segna la mia definitiva rottura con la produzione della scuola sinfonica russa».
Qui tutta la programmazione estiva e autunnale del Conservatorio Nino Rota
https://conservatoriodimonopoli.org/concerti/
Web:
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