Comunicato Stampa
Muratcentoventidue Artecontemporanea
FLOWERS
Lello Gelao / Francesca Loprieno/ Lauren Moffatt/ Ursula Palla/ Chiara Passa/ Sabrina Ratté/ Raeda Saadeh
I fiori hanno suscitato l’interesse degli artisti di ogni tempo e cultura con significati e ruoli diversi, a volte sono solo elementi decorativi, altre rappresentano un vero universo di simboli.
Anche negli ultimi decenni, gli artisti hanno continuato a guardare ai fiori: dall’ispiratrice della pop art Georgia O’Keeffe, passando per Andy Warhol o David Hockney, fino a Jeff Koons , il fiore non ha perso nulla del suo fascino tra gli artisti contemporanei.
In un momento in cui la crisi climatica ci sta portando a ripensare il nostro rapporto con la natura e il mondo vivente, il nostro fascino per loro sta crescendo, ben oltre il mero piacere estetico. Possiamo chiederci cosa possiamo imparare dai fiori, dalla loro resilienza, dal loro costante adattamento all'ambiente. Vulnerabili ed essenziali, sono una forza motrice indispensabile alla vita. Simboli di fragilità e rinascita, stanno diventando un indicatore particolarmente potente per illuminare questioni attuali.
Ognuno degli artisti in mostra è riuscito a sfruttare il potere visivo e concettuale dei fiori in modi nuovi e inaspettati attraverso dipinti, sculture, fotografie, video installazioni.
Lello Gelao è un artista italiano che vive e lavora a Bari. La sua ricerca, che si è sempre svolta nell’ambito del linguaggio pittorico, verte da alcuni anni sui temi del paesaggio e del ritratto attingendo ad un immaginario che è quello dei mass media e della fotografia. L’abilità di Gelao consiste nel rappresentare la complessità della figura umana con linee semplici e colori piatti. Infatti, i suoi volti e busti colpiscono per la loro immediatezza e profondità emotiva, pur nella linearità delle forme. Così ogni ritratto sembra catturare una verità intima, capace di coinvolgere il pubblico su più livelli.
L’opera “ Fiori” è caratterizzata da colori audaci e vivaci e dalle forme semplificate. Continuando a usare grandi campi di colore piatti, l'artista rivolge la sua attenzione alla flora nello stesso modo in cui si concentra sui suoi soggetti umani. Si concentra sulla morfologia dei fiori, appiattendo la complessità della pianta per coglierne il fascino e la personalità. L’ opera finita esprime armonia ed equilibrio. L'artista si dedica anche alla creazione di sculture, come “Five Flowers” qui in mostra che, pur essendo realizzate con fogli di alluminio e fili di ferro, appaiono leggere e aeree, trasformando una forma d’arte statica in un gioco dinamico di movimento, volume e colore.
Francesca Loprieno è un’artista italiana che vive e lavora a Parigi. Sperimenta differenti linguaggi, privilegiando la fotografia, il video e l’installazione, e fa dell’attraversamento e del viaggio, sostanziato dalla memoria personale e collettiva, il suo attuale campo di ricerca. Il suo lavoro è un personale tentativo di messa in dialogo tra la percezione del paesaggio e il suo intimo attraversarlo con l’intento di raccoglierne tracce sensibili e impercettibili, frammenti di un diario intimo nel quale l’identità e l’alterità si compenetrano per generare una storia più ampia e collettiva.
L’artista propone un’installazione dal titolo Harnes: nel fiore impresso sul telo, evoca un’immagine archetipica e al tempo stesso intima, esito di un progetto in più fasi che si dipanano tra il 2017 e il 2025. L’opera s’inserisce in una più ampia indagine sul paesaggio e sugli elementi naturali, usati come chiavi di accesso al luogo d’origine materno: una regione del nord della Francia profondamente segnata dalla migrazione italiana degli anni Cinquanta.
Questo fragile elemento botanico, isolato e ingigantito, si fa emblema di una femminilità primordiale, ma anche di una fragilità esistenziale che sfiora l’universale. Il fiore, nel suo silenzioso dispiegarsi, non è solo materia vivente: diviene segno, simbolo, metafora della Madre Terra, della memoria genealogica e della potenza creatrice.
In questo gesto d’ingrandimento e contemplazione, l’artista non solo celebra le origini, ma interroga il senso stesso dell’identità, rivelando quanto la natura possa farsi specchio dell’anima e custode delle radici.
Lauren Moffatt è un'artista australiana che vive tra Valencia e Berlino. Lavora con pratiche sperimentali utilizzando media differenti come pittura, performance e tecnologie immersive. Le sue opere, spesso presentate in molteplici forme, esplorano la paradossale soggettività dei corpi connessi e l'attrito ai confini tra il mondo virtuale e quello fisico. Assumono solitamente la forma di ambientazioni e personaggi della speculative fiction (macrogenere che comprende fantasy, fantascienza, horror e i loro sottogeneri), e sono concepiti utilizzando una miscela di tecnologie obsolete e pionieristiche, e che spesso occupano sia lo spazio fisico che quello virtuale.
L’artista propone un dittico costituito da Compost XXII e Compost XXII bis , due video che fanno parte di Flowers for Suzanne Clair (dal nome di un personaggio secondario nel romanzo catastrofico di J. G. Ballard The Crystal World) un corpus di opere sul rapporto tra umano e non umano, radicato in questioni contemporanee anticipate nei libri di J.G. Ballard e altri autori come Ursula K. Le Guin.
In questi lavori crea uno strano tipo di digitalità organica che ruota attorno a un processo di raccolta e digitalizzazione di esemplari di piante attraverso uno scambio tra il fisico e il virtuale. Fondendo dettagli fotografici di fiori con trame aleatorie, queste specie vegetali fittizie sono finestre sull'alterità intravista, attraverso un prisma, della vita biologica.
Ursula Palla, è nata a Coira, città in cui è cresciuta; attualmente vive e lavora a Zurigo. Nelle sue opere, intreccia video con sculture spaziali e lavora con materiali delicati come lo zucchero fuso, la polvere di carbone o la neve. La fragilità della natura e del mondo animale è al centro di molte delle sue opere. Ursula Palla lavora con video e installazioni, creando esperienze visive immersive in cui spazi reali e virtuali si intersecano. Il suo processo è radicato in una ricerca approfondita, molto simile a quella di uno scienziato. Di conseguenza, le sue opere risuonano su più livelli: esteticamente, affascinano con una bellezza fragile ma suggestiva, mentre a un livello più profondo, portano con sé sfumature critiche, a volte inquietanti, o un tocco di sottile umorismo.
Presenta Flowers 4 che è stato girato in Olanda, al mercato dei fiori di Aalsmeer. Il video offre uno spaccato del lavoro quotidiano dei tintori, che immergono fiori bianchi, in particolare garofani, astri, rose e gipsofile, in bagni colorati. La tintura e il confezionamento dei fiori sono ripresi in un ambiente in cui il profumo naturale dei fiori cede gradualmente il passo all'odore dei colori sintetici. La brutalità di questo processo, che ricorda l'estetica di un mattatoio, contrasta nettamente con la naturalezza e la bellezza dei fiori. Il mercato dei fiori diventa lo scenario di una messa in scena assurda che evidenzia come l'uomo cerchi di plasmare la natura secondo la propria visione. L'installazione video riflette sul modo in cui l’uomo interviene sulla natura. I fiori, epitome della bellezza naturale, diventano la metafora dell'artificialità, e oggetti preziosi diventano ordinari trasformandosi in rifiuti pericolosi.
Chiara Passa, artista visiva (Roma, 1973), lavora nel campo della media art dal 1997.
Tra i pionieri, in Italia, nell'impiego del digitale come strumento di creazione artistica, Chiara progetta le sue opere adoperando più mezzi: l'animazione, la video installazione interattiva e la realtà virtuale esplorando il confine tra reale e immaginario, utilizzando forme geometriche essenziali che sfociano in una visione dinamica e tridimensionale dello spazio. Le installazioni coinvolgono in prima persona lo spettatore spingendolo a confrontarsi con un'altra spazialità, un altrove digitale. Un'idea di performance è alla base delle sue opere, dove il luogo è autonomo e si muove oltre la sua funzionalità.
Object Oriented Bulb n 3 è una scultura virtuale e interattiva che reinterpreta forme litiche e bulbi floreali attraverso la metamorfosi digitale. Quest'opera trasforma concettualmente materiali antichi in sculture fluide e generative, svelando dimensioni nascoste tramite l'interazione del pubblico. Gli spettatori manipolano forme 3D con clic e tocchi, alterando la materialità attraverso algoritmi che deformano e frammentano la struttura. L'opera interattiva esplora il contrasto tra permanenza scultorea e fluidità digitale, creando uno spazio partecipativo dove materia e codice convergono. Object Oriented Bulb n 3 invita a dissolvere i confini tra il fisico e il computazionale.
Utilizzando un mix di fotografia, animazione 3D e tecnologie analogiche, l'artista Sabrina Ratté, nata in Canada e residente a Parigi, indaga l'interazione tra ambiente e soggettività. La sua pratica include video, animazioni, installazioni, sculture, performance audiovisive e stampe, tutte funzionali a un'esplorazione multidisciplinare dello spazio, sia digitale che fisico.
L’artista propone a Bari il secondo dei quattro video della serie Floralia realizzata nel 2021, in questi giorni proposta al Meet Digital Culture Center a Milano. Per la questa serie video, Ratté trae ispirazione dagli scritti di Donna J. Haraway, autrice di A Cyborg Manifesto, e dagli scrittori di fantascienza Ursula K. Le Guin e Greg Egan, mentre immagina un futuro speculativo in cui campioni di specie vegetali estinte vengono conservati ed esposti in una sala archivio virtuale.
Nelle quattro opere Ratté simula quattro ecosistemi, visualizzando una fusione di materia organica e tecnologia in cui, come spiega Ratté, la vita passata e la nuova tecnologia "coesistono in una tensione perpetua del presente".
Ogni video raffigura i vari ecosistemi mentre sperimentano momenti di interferenza, causati da ricordi che fuoriescono dai campioni di piante mentre l'energia antica viene rilasciata dalle loro forme organiche, "rivelando tracce di un passato che continua a infestare il luogo". Floralia , ispirata agli scritti di Donna Haraway e Ursula K. Le Guin, trasporta lo spettatore in un futuro speculativo in cui specie vegetali estinte sono conservate digitalmente, in un archivio dove memoria e percezione si sovrappongono, sollevando interrogativi sulla continuità tra il passato e il futuro. Le opere video sono accompagnate da sound design e registrazioni sul campo dell'artista canadese Andrea-Jane Cornell, nonché dalla composizione della colonna sonora della stessa Ratté
Raeda Saadeh è nata in Palestina a Umm al-Fahm nel 1977 e ha studiato alla Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme, dove oggi vive e lavora. Fotografa di fama internazionale, le sue opere vengono esposte in tutto il mondo. I suoi mezzi di espressione sono oltre alla fotografia, l’installazione, il video e le performance. Il lavoro di Saadeh usa il corpo come strumento per esplorare identità, genere e spazio, nonché la relazione tra luogo e il sé. Le sue performance, i suoi video e le sue opere fotografiche sono incentrate sui confini come fenomeno culturale, topografico e fisico.
L‘artista presenta la video performance "Love..., no love" proposta per la settima edizione di Arctic Action nelle Isole Svalbard, in cui sfoglia trenta rosee rosse nella natura selvaggia fuori Longyearbyen.
Raeda crea opere, come in questo caso, motivate dal suo essere una donna palestinese poiché l'arte può essere una risposta emancipatrice a una società spesso definita da conflitti patriarcali, tradizionali e religiosi.
La donna, come soggetto ricorrente nelle sue installazioni e performance, è rappresentata come se vivesse in uno stato di occupazione. Questa occupazione o forza "occupante" è il risultato delle condizioni politiche del suo ambiente e ciò influenza la qualità altrimenti pacifica del suo mondo. Ci sono elementi sia privati che pubblici che manipolano questo mondo. Anche la sua libertà personale è limitata ma cerca giustizia e anela al cambiamento e va avanti con forza instancabile e nonostante tutto, guarda al suo futuro con un sorriso e a volte, sente quasi di dover assumere una sorta di follia nel suo comportamento per poter vivere indenne dall'oppressione.
Luogo
Muratcentoventidue-Artecontemporanea
Via G. Murat 122/b – Bari
Inaugurazione
Sabato 24 maggio 2025 ore 19.30
Periodo
24 maggio – 30 giugno 2025
Orari di apertura
La mostra sarà visitabile il mercoledì, il giovedì e il venerdì dalle 18.00 alle 20.00
Lunedì, martedì e sabato su appuntamento
Informazioni
3348714094 – 392.5985840
http://info@muratcentoventidue.com
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http://www.muratcentoventidue.com
http://www.facebook.com/Muratcentove
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BIO
Lello Gelao è nato a Bari dove vive e lavora. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Bari laureandosi in Pittura. Nel 2006 ha conseguito la specializzazione in grafica presso l’Accademia di Belle Arti di Bari . Insegna Disegno e Storia dell’Arte presso il Liceo Scientifico “Arcangelo Scacchi” di Bari. Dopo aver esordito in gallerie storiche di Bari come Centrosei-Arte Contemporanea, Galleria Campanile, Galleria Ester Milano Cimmarrusti , ha esposto in una serie di mostre in Italia e all’estero ( Verona, Bolzano, Malo , Milano, Parigi, Nizza, New Delhi, Düsseldorf ). Nel 2010 si è tenuta una sua personale a Düsseldorf presso la Galleria Peter Tedden, nell’ambito della Quadriennale di Düsseldorf. Nel 2006 ha contribuito alla nascita di Muratcentoventidue Artecontemporanea un’associazione che, a Bari, si occupa della promozione dell’arte contemporanea. Tra le sue ultime mostre: 2010 Uomini, Galleria Peter Tedden, Düsseldorf, Germany;2013 Invisible Present, Galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea, Bari: Nel 2018 “What we once were”, Muratcentoventidue Artecontemporanea (Bari;)Nel 2018, “Gala”, Spazio Murat, Bari ; 2018, Emschergold-Sammlung Tedden, Galerie Münsterland, Emsdetten, Germany, 2019, “Female Portraits” , Muratcentoventidue Artecontemporanea, Bari ;nel 2021, “Animals” , Muratcentoventidue Artecontemporanea, Bari, nel 2024 Flags, Muratcentoventidue . Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private.
Francesca Loprieno è un’artista italiana che vive e lavora a Parigi. Si è laureata presso l’Accademia di Belle Arti in “Fenomenologia dell’arte contemporanea” (Roma) e “Fotografia e Video” presso l’Ecole Nationale Supérieure des Arts décoratifs (Parigi). Sperimenta differenti linguaggi, privilegiando la fotografia, il video e l’installazione.
Tra i progetti più significativi del suo percorso si segnalano: Identi-Kit (2011), presentato alla 54ª Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. 471 (2018), vincitore del Premio della Fondazione Primoli di Roma per la promozione della cultura artistica e letteraria tra Italia e Francia, e successivamente acquisito dalla stessa fondazione. Detour 2.0 – A journey through creative catalysts (2021), progetto espositivo al Palais de Tokyo di Parigi a cura della Moleskine Foundation, che ha incluso l’opera nella sua collezione. Nel corso degli anni ha esposto in numerosi spazi in Italia e all’estero, tra cui: D Galerie, Parigi (2022,2023,2024); Muratcentoventidue, Bari (2023, 2025); Red Lab Gallery, Milano (2021); Galerie Hors-Champ, Saint Mathurin sur Loire, Francia (2021); Maison d’Emma, Saint Mathieu de Treviers, Francia (2020); Galerie L’Aberrante, Montpellier, Francia (2019); Maison du Geste et de l’Image, Parigi, Francia (2018-2019); Piramida di Tirana, National Gallery of Cetinje, Museum of Contemporary Art of Rijeka e Magazzini del Sale di Venezia (2014), all’interno del progetto Coexistence for a new Adriatic Koiné promosso dal Museo Pino Pascali di Polignano a Mare (BA). È stata finalista al Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee nel 2023 e nel 2024, e al Premio Combat Prize nel 2024. Nel 2023 ha vinto il Premio New Post Photography MIA Fair Milano. Vive e lavora a Parigi.
Lauren Moffatt Australia, 1982. Vive e lavora tra Valencia e Berlino. Lauren ha completato i suoi studi in pittura, teoria e pratica dell'arte dei nuovi media e della creazione audiovisiva rispettivamente presso l'Ecole Supérieure des Beaux Arts (AU), l'Université Paris VIII (FR) e Le Fresnoy Studio National des Arts Contemporains (FR).
Lauren Moffatt lavora con ambienti immersivi e pratiche narrative sperimentali. Le sue opere, spesso presentate in formati ibridi e iterativi, esplorano la soggettività paradossale dei corpi connessi e i confini sfumati tra vita digitale e organica.
Nel 2021 le è stato assegnato il DKB VR Art Prize (DE) e nel 2022 il I Certamen Internacional de Arte Digital (ES) e il Revista MAKMA Aquisition Prize (ES). il Neuflize Innovation Grant (FR), il MUSE Digital Art Prize (IT) e il LOOP Discovery Award (ES).
Nel 2025, Lauren ha ricevuto una residenza di produzione S+T+ARTS (UE), organizzata dal beta festival (IE).
Le opere di Lauren sono state esposte presso Haus der Kulturen der Welt (DE), Centre Pompidou (FR), La Gaïté Lyrique (FR), SXSW (US), Haus am Lützowplatz (DE), UNSW Galleries (AU), Daegu Art Museum ( KOR), Le Grand Palais Ephémère (FR), SAVVY Contemporary (DE), FACT Liverpool (UK) The Sundance Film Festival (US) ZKM (DE), Q21 Freiraum (AT) e presso Hartware MedienkunstVerein (DE).
Ursula Palla, nata a Coira in Svizzera, vive e lavora a Zurigo in Svizzera. Mostre personali selezionate: 2022 Kunst(Zeug)Haus Rapperswil/CH, Bündner Kunstmuseum Chur/CH, Cabane Rorschacherberg/CH2021 Saccheti Contemporary Ascona/CH, 2020 mostra personale - artgenève/ GenèveCH 2020 Galerie Gisèle Linder Basel/CH-2019 Kunstraum Kreuzlingen/CH, Kunsthalle Wil/CH 2018 Historisches Museum des Kantons Aargau Schloss Hallwyl/CH und Schloss Wildegg/CH 2017 Kunstmuseum Bern/CH 2016 Galerie Sam Scherrer Zürich/CH, 2013 Museum Langmatt Baden/CH, 2011 Kunsthalle Arbon/CH 2010 Kunstraum Walcheturm Zürich/CH 2006 c-art gallery Bregenz/A,2005 Galerie Evelyne Canus Basel/CH 2004 Kunstraum Walcheturm Zürich/CH, 2002 Kunsthalle Schaffhausen/CH 1999 Helmhaus - Zürich/CH
Mostre collettive selezionate:2022 Kunstmuseum Thun/CH, Museo Villa dei Cedri Bellinzona/CH, Int. Art Meeting Athens/GR, 2021 Kunstmuseum Olten Aareweg/CH, Muratecentoventidue Bari/I, Kunstmueum Thurgau Ittingen/CH, Kunstraum Dornbirn/A, 2020 Espace Monte Christo (Fondation Villa Datris) Paris/F, Kunsthalle Ziegelhütte Appenzell/CH, 2019 Kunstmuseum Den Haag/NL, Cairo Biennale/E, Fondation Villa Datris Isle sur la Sorgue/F, MARS Milano/I 2018 2B Galeria Budapest/HUN, artfair Paris/F (selezione svizzera di opere video femminili), Centro per l'arte contemporanea Plovdiv/Bulgaria, LAM-Art Museum Lisse/NL, 2017 LLuc Fluxa-Art projectes Palma de Mallorca/E, Kunstraum Baden/CH, Motorenhalle Dresden/DE, Le CYEL la Roche-sur-Yon/F, 2016 Bündner Kunstmuseum Chur/CH, 2015 Fondazione Cini Venedzia/I, Hamburger Kunsthalle Hamburg/DE, Musée du papier peint Mézières/CH, 2014 Stadtgalerie Saarbrücken/DE, Galerie Michael Sturm Stuttgart/DE, 2013 Kunstmuseum Bern/CH 2012 Kunstmuseum Olten/CH 2011 Substitut Berlin/DE, Contemporary Art Festival tina b. Prag/CZ 2010 Espace d’art contemporain Porrentruy/CH, 2009 Galerie HelmRinderknecht Berlin/DE 2008 Musée d’Art moderne St.Etienne/F, Künstlerhaus Wien/A, 2007 ZKM Zentrum Kunst+Medien Karslruhe/D, Oktobersalon Belgrad/Serbien, 2006 Biennale Shumen/BG, Palazzo delle Arti Napoli/I, 2005 Musée de Monmartre Paris/F, 2004 Swiss Institute New York/USA, CynetArt Dresden/D, 2003 Kunsthalle Zürich/CH, Kunsthalle Wien/A, Neues Museum Weserburg Bremen/D 2002 Kunsthaus Baselland Muttenz/CH,
2000 Kunstraum Innsbruck/A 1999 Kunsthaus Zürich/CH
Chiara Passa, (Roma, 1973) lavora nel campo della media art dal 1997. Si è laureata (M.F.A.) presso l'Accademia di Belle Arti di Roma, e ha conseguito un Master in media audiovisivi presso la Facoltà di Lettere Moderne. Al momento vive e lavora a Roma dove insegna, presso l’Accademia di Belle Arti, Digital Video.Indaga lo spazio in tutte le sue estensioni e forme combinando diverse tecniche e tecnologie per realizzare principalmente installazioni sottoforma di wall-drawings interattivi, progetti di realtà aumentata e virtuale pensati come strumenti creativi e punti di osservazione da dove analizzare lo spazio oltre la dimensione fisica. I suoi lavori sono presenti in ambito internazionale in festival, con-ferenze e istituzioni; tra queste: «Still Life» Solo show at Zabludowicz Collection London (2021); «MADATAC XI» Bienal Virtual de Arte de los Nuevos Medios Digitales, Madrid (2020); «Object Oriented Space». Solo show at Museum MLAC Rome (2019); «Virtual Natives – Sculpture», Roehrs & Boetsch gallery, Zurich (2019); «Oslo Night show», HEK Museum Basel (2018); «InSonic» immersive art show, ZKM | Centre for Art and Media Museum, Karlsrhue (2017); «From live architecture: Dimensioning», solo show at Furtherfield gallery, London (2016); «Off Biennale Cairo» (2015-2016); «ISEA Disruption», Conference and exhibition at Vancouver Art Gallery. (2015); «Morphos», Vortex Dome – immersion media, Los Angeles (2014); Media Art Histories IV – RENEW conference, Riga. (2013). FILE | Electronic Language International Festival, São Paulo. (2011); Electrofringe – festival of new media art, Newcastle, Australia. (2008); BizArtCenter, Shanghai (2005); MACRO – Museo di Arte Contemporanea, Roma (2004), 11° Biennale of young artists of Europe and the Mediterranean countries: «Cosmos – a sea of art», Athens. (2003); 48a Biennale di Venezia (with Oreste group), Venezia (1999) e Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (1999).
Sabrina Ratté (Québec, 1982) è un’artista visiva canadese con base a Montréal, il cui lavoro indaga l’incontro tra tecnologia e biologia, l’interazione tra materialità e virtualità e l’evoluzione speculativa dell’ambiente. Attraverso l’uso di strumenti come scansioni 3D, sintetizzatori video analogici e animazione 3D, le sue opere danno vita a ecosistemi digitali che si manifestano in installazioni interattive, video, stampe digitali, sculture e realtà virtuale. Ispirata dalla fantascienza, dalla filosofia e dalla teoria critica, Ratté immagina mondi senza esseri umani, in cui i resti dimenticati continuano a trasformarsi, creando nuove connessioni con l’ecosistema.
I suoi lavori sono stati esposti in istituzioni internazionali, tra cui il Laforet Museum di Tokyo, il Musée des Beaux-Arts di Montréal, il Centre Pompidou di Parigi, il PHI Center di Montréal, il Max Ernst Museum di Brühl e il Museum of the Moving Image di New York e il Meet Digital Culture Center a Milano.
Ha realizzato mostre personali alla Gaîté Lyrique di Parigi, a Fotografiska Shanghai e presso Arsenal Contemporary Art a Montréal e New York. Le sue opere fanno parte della collezione permanente del Musée d’Art Contemporain de Montréal. Nel 2020 ha vinto il prestigioso Sobey Art Award in Canada, nel 2023 il Prix Samuel de Champlain, par l’Institut France- Canada, Paris.
Raeda Saadeh 1977, Um El-Fahem, palestinese vive e lavora a Gerusalemme. Ha conseguito il Bachelor of Fine Art e il Master of Fine Arts presso la School of Visual Arts di New York.
Tra le mostre personali selezionate figurano AM Qattan Foundation, Ramallah (2019, 2000); Rose Issa Projects, Londra (2012, 2010); Galleria Anadiel, Gerusalemme (2003); e Scuola di Arti Visive, New York (2000). Le mostre collettive includono Cultuurcentrum Brugge, Bruges (2015); Museo d'Arte di Busan, Seul (2014); Victoria & Albert Museum, Londra (2012); Centro australiano per la fotografia, Paddington (2012); Museo Van Abbe, Eindhoven (2011); Konsthall C, Svezia (2011); Centro espositivo di Beirut (2010); La giacca blu, Liverpool (2010); Centro Paul Klee, Berna (2009); Haus der Kulturen der Welt, Berlino (2008); Musée National d'Art Moderne et Contemporain d'Alger, Algeria (2008); Museo d'Arte Moderna Kunsten Aalborg, Danimarca (2007); e Magasin 3 Stockholm Konsthall (2007). Ha inoltre partecipato alla Biennale di Sharjah (2007) e alla Biennale di Sydney (2006).
Saadeh è stata insignita di numerose borse di studio, tra cui la Chimera in bronzo, l'ICASTICA, la prima Biennale Internazionale d'Arte di Arezzo (2013) e il premio Giovane Artista dell'Anno dalla Fondazione AM Qattan, Ramallah (2000).
Le opere di Saadeh sono presenti nelle collezioni del Victoria & Albert Museum di Londra, del Fonds Regional d'Art Contemporain de Lorraine di Metz e del Magasin di Grenoble.
Web:
www.muratcentoventidue.com/...