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Oasi Santa Maria dell'Isola

CHIESA CONVENTO

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Testo tratto dal sito ITC- CNR sede di BARI all'indirizzo

http://www.itc.cnr.it/ba/sc/CNV/CNV0018.html#CNV0018

Il complesso monastico di S. Maria dell'Isola è situato a circa 1,5 km dal centro di Conversano, sulla via per Rutigliano.
Dall'esterno il complesso appare molto semplice, in contrasto con la ricchezza di particolari degli ambienti interni e con le numerose modificazioni subite nel tempo. Sulla facciata della chiesa spicca il portale d'ingresso quattrocentesco, con arco a sesto acuto, recante le tracce di un affresco del XVII secolo; alla destra del portale vi è il nartece di accesso al convento. Sul prospetto posteriore è evidente l'abside poligonale della chiesa e sul lato est si intravede un campanile a vela con due bifore.
Le fonti francescane collegano la costruzione del complesso all'apparizione della Madonna ad una fanciulla e alla scoperta di una grotta naturale, in cui sono stati rinvenuti affreschi di epoche diverse, il più antico dei quali, raffigurante la Vergine col Bambino, è ascrivibile al XIII secolo. Dopo una processione voluta dal vescovo Pietro de Migolla (1448-1464), il luogo divenne meta di un fervido pellegrinaggio per i poteri miracolosi attribuiti alle goccioline d'acqua che trasudavano dalle pareti della grotta.
Fu però Giulio Antonio Acquaviva d'Aragona (1456-1481), nel 1462, a dare avvio all'erezione della chiesa sulla grotta, come testimonia una lapide attualmente situata nel coro della navata sud. La chiesa consisteva di un ambiente monoaulato, rintracciabile nelle due campate centrali dell'attuale navata destra, ed era coperto da cupole in asse. Nel 1463 fu affidata ai frati Minori Osservanti; la presenza dei francescani coincise con una prima campagna di ristrutturazione della fabbrica, che ne comportò l'allungamento attraverso l'aggiunta di una campata in direzione dell'ingresso ovest, coperta da volta a crociera costolonata e, a est, del coro (anch'esso coperto da una volta a crociera costolonata) e di un'abside poligonale coperta da una volta a spicchi costolonati.

In questa fase dei lavori, venne aggiunto un piccolo convento, di cui sopravvive parte del chiostro (1'attuale "chiostro piccolo"), in direzione sud. Esso presenta archi acuti retti da grossi pilastri cruciformi in corrispondenza degli angoli e lungo i lati da colonnine binate (una circolare, una ottagonale), con capitelli a decorazione vegetale, a eccezione di uno con volti rudemente sbozzati. La copertura dei tre bracci sopravvissuti dell'ambulacro è a volta a crociera semplice.

Attiguo alla chiesa è invece il chiostro grande (iniziato nel 1481), con arcate a sesto acuto sorrette da pilastri e ambulacro coperto da volte a crociera costolonate, alternate a volte a crociera semplice, divise le une dalle altre mediante archi trasversi a sesto acuto. Reca nel mezzo un pozzo sormontato da una rostriera in ferro del XVIII secolo. Le pareti dell'ambulacro sono affrescate da un ciclo di scene tratte da episodi biblici sulla vita di Giuseppe l'Ebreo. Nelle lunette sono presenti altri affreschi tra cui l'albero dei fondatori dell'Ordine dei Minori Osservanti.

Un importante rinnovamento, che coinvolse l'interno della chiesa, si ebbe partire da circa il 1523, quando Andrea Matteo III (1481-1528) Acquaviva d'Aragona fece erigere un fastoso monumento sepolcrale in onore di suo padre, Giulio Antonio Acquaviva, morto presso Muro Leccese nel 1481 combattendo contro i Turchi.

L'opera, oggi collocata nel coro della navata, probabilmente non in posizione originaria, fu realizzata in pietra dipinta da Nuzzo Barba (scultore e architetto di Galatina) e risulta divisa in tre ordini, occupati da Virtù cardinali e teologali, santi, puttini, e al centro dalle figure distese di Giulio Antonio e di sua moglie Caterina dl Balzo Orsini in abiti francescani, al di sopra dei quali una nicchia contiene la Vergine in trono col Bambino. Due statue raffiguranti Andrea Matteo e sua moglie Caterina della Ratta sono collocate su mensole ai lati del coro ed attestano la committenza dell'imponente opera.
Allo stesso Barba si deve anche un'edicola della Vergine dell'Isola (1478) in pietra scolpita e dipinta, commissionata dal conte Giulio Antonio, ed un tempo contenente una preziosa icona trecentesca della Vergine col Bambino, oggi conservata in una collezione privata napoletana.
L'edicola (attualmente al centro dell'altare ligneo nella terza campata sud) doveva costituire l'alzata dell'altare maggiore posto a conclusione dell'impianto monoaulato originario. Anche il pulpito cilindrico, in pietra tenera, è opera autografa dell'artista galatinese e presenta al centro lo stemma degli Acquaviva d'Aragona sorretto da due angeli.
Qualche anno più tardi, sotto Giovanni Antonio Acquaviva, successo ad Andrea Matteo nel 1528, i Francescani intrapresero un ulteriore ampliamento della chiesa, accostando sul lato nord-est dell'impianto una seconda navata, recante la data incisa del 1530 nella chiave della volta della prima campata ovest.

Nel Seicento l'interno della chiesa fu arricchito, nelle cappellette laterali, da macchine lignee in cui furono inseriti sette pregevoli altari, di cui gli altari di S. Girolamo e di S. Pasquale sono andati dispersi nella seconda metà del XX secolo. Nella navata destra sono collocati gli altari di S. Maria dell'Isola (1649), di S. Francesco (1665) e di S. Bernardino; nella navata sinistra gli altari di S.Antonio (1663 o 1680), dell'Annunziata e, in fondo alla navata, quello del Crocifisso. Qui è situato il Cristo Nero, crocifisso particolarmente venerato dai cittadini di Conversano. L'altare seicentesco dell'Annunziata è sormontato da una tela di un seguace del pittore Paolo Finoglio. Nella chiesa si conserva anche un grande dipinto seicentesco raffigurante il Martirio dei Francescani a Nagasaki (1630 circa), commissionato dai conti Giangitolamo II e Isabella Filomarino in ricordo del beato Rodolfo Acquaviva, morto missionario in estremo oriente.
Per la sistemazione degli altari, nei secoli XVII e XVIII, vennero coperte le pareti laterali della chiesa, che dovevano essere un tempo interamente affrescate. I restauri effettuati in diverse occasioni, infatti, hanno portato alla luce una serie di affreschi del XV-XVI secolo, occultati dall'intonaco che li ricopriva. I più antichi sono quelli della terza campata sud: alcuni di essi, occultati dietro 1'altare di S.Maria dell'Isola, sono riapparsi a seguito della rimozione di quest'ultimo durante i recenti restauri. Si tratta di una Madonna del Latte, di un Eterno benedicente a mezzo busto e di una assai lacunosa Vergine Annunziata, situati a sinistra dell'altare e in parte a esso sottoposti e, a destra, di un trittico che raffigura la Santissima Trinità tra San Francesco (frammentario) e San Giacomo. Sempre a destra dell'altare, ma in un registro inferiore rispetto al trittico, è il frammento di un Santo Vescovo, la sinopia di un Cristo in pietà e una Madonna con Bambino in trono con offerente.
Mentre la Madonna del latte e il Santo Vescovo, databili intorno al 1462-63, sono riferibili ad esempi trecenteschi, in sintonia con l'impianto architettonico originario, il trittico e la sottostante Madonna in trono con Bambino sono sicuramente posteriori, come lo è anche la Crocifissione con i dolenti e i santi Francesco e Bernardino, sull'arco di trionfo; forse leggermente più tarda, invece, è la Madonna in trono, coronata dagli angeli, che adora il Bambino tra quattro Santi, sulla parete sinistra del coro.
Nella seconda campata della navata sud i recenti restauri hanno consentito di recuperare, sotto una Santa Elisabetta d'Ungheria della prima metà del Cinquecento, una interessante Madonna con Bambino e offerente (identificato come Giulio Antonio Acquaviva). Più tardo, datato 1512, ed opera di un pittore locale, è il grande affresco sulla parete della prima campata della navata destra, raffigurante nel registro inferiore San Bemardino tra San Nicola e San Gregorio e, in quello superiore, l'Annunciazione. Non antecedente al 1530 è invece la decorazione a fresco, assai lacunosa, che doveva ricoprire interamente pareti e volta della prima campata della navata sinistra: restano fasce di motivi geometrici e, sulla parete nord, due frammentarie figure di Santi, identificabili come San Sebastiano e Sant'Antonio Abate.
Tra il 1727 e il 1737 furono edificati i vani al di sopra della chiesa.
Quando nel 1866 l'Ordine dei Minori Osservanti venne soppresso, il monastero passò prima sotto il controllo del regio demanio, poi ad un acquirente privato, infine alle autorità ecclesiastiche. Oggi il complesso è affidato alla Comunità delle suore Serve del Signore.

BIBLIOGRAFIA
ARMIDA, 2001: Conversano, città d'arte. ARMIDA, Conversano, pp. 55-58.
Associazione turistica PRO LOCO-Conversano, 2004: Conversano. SCHENA EDITORE, Fasano di Brindisi, pp. 51-53.
Clara Gelao, 2006: Puglia Rinascimentale. EDIPUGLIA- Jaca Book, Milano, pp. 46-59.
Clara Gelao-Isabella La Selva, 1983: La chiesa e il monastero di Santa Maria dell'Isola a Conversano. Grafica Scisci-Conversano, Conversano, pp. 11-103
Marina Esposito e Laura Mitarotondo, 1999: Chiesa e Convento del Carmine a Conversano. Congedo editore, Galatina, pag. 77.
Rosa Lorusso Romito e Anna Maria Tagarelli, 1993: La Chiesa e il Convento di San Francesco a Conversano. Congedo editore, Galatina, pp. 74-75.
Vito L'Abbate, 1983: Il territorio a sud-est di Bari in età medievale. SCHENA EDITORE, Fasano di Brindisi, pp. 131- 133.
Vito L'Abbate, 1984: Storia e cultura in terra di Bari, Vol. II. Congedo editore, Galatina, pp. 27-35.

SITOGRAFIA
http://www.comune.conversano.ba.it/photogallery/foto.php?category=arte_monumenti

Indirizzo

Conversano (Bari)

CONVERSANO
VIA RUTIGLIANO KM 1.3

GPS 40,96840 N 17,11377 E

Telefono

080 495 4924

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