L’eredità di Caravaggio in Europa, dipinti del ‘600 in collezioni private

Il 28 dicembre 1911 il giovane laureando Roberto Longhi discute la sua tesi su Michelangelo Merisi da Caravaggio. Il giovane storico intuì per primo la portata rivoluzionaria dell’opera dell’artista Lombardo e quarant’anni dopo organizza la prima mostra del Caravaggio, presentandolo al pubblico dopo l’oblio in cui era caduto. La visione ed i temi caravaggeschi, dalle tematiche alle scelte stilistiche e meramente iconografiche, suggestionarono la pittura del suo tempo che dopo di lui non fu più la stessa. A Roma negli stessi anni in cui Caravaggio lascia le sue opere, e dopo la sua fuga, sono presenti artisti provenienti dalle parti più disparate della penisola e d’Europa, la sua pittura influenzerà la loro opera talora con vere e proprie adesioni, talaltre con influenze più o meno consapevoli, questi di ritorno alle loro patrie porteranno con sè il nuovo linguaggio caravaggesco aprendo nuovi scenari alla pittura Europea. Caravaggio segna durante la sua fuga tra Roma, Napoli, Malta e Messina un nuovo percorso pittorico e un nuovo modo di guardare che nasce dalla sua poetica di “diligente” adesione al vero. Una realtà registrata così com’è, senza essere idealizzata, non può che mostrare i suoi lati oscuri, l’emergere delle ombre, mentre la luce che cade quasi accidentalmente assume nella teatralità del racconto caravaggesco un valore salvifico. Quelle tenebre che si addensano tra le passioni umane ci raccontano un’epoca, quella vissuta dal Merisi e dai suoi seguaci, presenti in mostra tra i fedelissimi caravaggeschi della “prima ora” fino ai caravaggeschi “riformati”, da Battistello Caracciolo, a Orazio Gentileschi, Filippo Vitale fino ai francesi Louis Finson, Trophime Bigot, ai fiamminghi Gerard Seghers, Matthias Stomer e Jacob Jordaens per citare alcuni degli artisti autori delle opere presenti in mostra.
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