Chiude Bariunderground
Carissimi lettori, dal prossimo Settembre questo blog non sarà più attivo.
Ringrazio profondamente tutti coloro che ci hanno seguiti in questi anni e spero vivamente che dalle ceneri di questo 'esperimento' possa nascere qualcosa di migliore, un portale più adatto a riflettere la vitale quanto sommersa realtà underground della nostra città.
Bari è una città in movimento, le cui spinte al rinnovamento però, soprattutto quando provengono dal basso e specialmente dalla musica e dalla cultura giovanile, vengono sistematicamente soffocate, private dello spazio e dell'ossigeno di cui avrebbero bisogno per fiorire, e che permetterebbero un più vasto e vitale sviluppo dell'intera cultura cittadina. Così avvenne negli anni '70 e '80 e così negli anni successivi, e la situazione attuale, per quanto più favorevole, non è molto diversa.
Enzo Mansueto, musicista della punk band barese dei primi '80 Skizo, nel suo resoconto della Bari degli anni '70-'80, vera e propria fucina di un "punk spontaneo, creativo e multiforme", scrive che a "Bari, spazzata la Giungla, resta il deserto. Vi rimarrà per sempre." [Marco Philopat, Lumi di punk, Milano 2006].
Se è vero che la fine del centro sociale di Stanic, segnò anche il declino della scena punk della città, uno degli obiettivi principali, al momento della fondazione di questo blog, era dimostrare che Bari non era la sonnacchiosa città che appariva, priva di divertimenti e di vivacità culturale (e controculturale). Ed è vero. Bari conta un numero di band musicali che supera le centinaia, l'intero territorio è ricco di festival e iniziative artistiche e letterarie e c'è un profondo (e sotterraneo) fermento culturale. Quelli che mancano sono però gli spazi, e non mi riferisco solo a quelli concessi - e grazie al cielo concessi - in occasione di campagne elettorali o finanziati dal comune per colorare un'altresì piatta estate (e che comunque non può neanche lontanamente essere paragonata a quella di altre città del nord o della capitale stessa). Quelli che mancano sono spazi stabili e condivisi, riconosciuti come luoghi di elaborazione culturale (culturale nel senso più vasto del termine), spazi che quando vengono conquistati sono subito soffocati o duramente osteggiati. Quello che manca è la percezione di poter realmente cambiare le cose, di poter rendere questa città a misura di giovane, a misura d'Europa, a misura nostra. Quello che manca è qualcosa che ci permetta di dire "Non me ne andrei mai di qui" e non per il mare, per la terra e per la sua bellezza, ma perchè qui "mi sento vivo", qui "c'è sempre qualcosa da fare", qui "mi sento al centro del mondo".
La verità è che siamo ancora ne "La Provincia dell'Impero". Ma Bari è una città in movimento, o almeno lo è la sua gioventù. Sempre ammesso che col tempo non finisca per essere annichilita dal peso di una realtà soffocante e sempre uguale a se stessa o non scelga piuttosto di spostarsi dove c'è più ossigeno per fiorire, così come avvenne negli anni '70 e '80 e negli anni successivi.
Da http://bariunderground.splinder.com/