In viaggio con i Radiodervish - Concerto di mercoledì 28 ottobre
La Bibbia diceva che in alcune terre doveva scorrere latte e miele e invece da secoli scorre sangue. I Radiodervish, con la loro musica, questo sangue lo sciolgono e lo rendono incredibilmente dolce.
Appena varcata la soglia del portone enorme di questo castello di Sannicandro, dapprima vieni accolto da uno spettacolo architettonico, la pietra che modellata riesce ad essere accogliente, quasi come un abbraccio, poi le luci ed infine loro.
I loro strumenti iniziano a vibrare, la voce di Nabil echeggia nell’aria e inizia a scavarti dentro ed è come se si togliessero le ancore e si partisse per un viaggio approdando in molti porti, dalla saggezza e il dolore dell’Africa alla magia di Gerusalemme, dai vecchi mercati al coraggio dei disperati che vengono a vedere cosa sta oltre la linea dell’orizzonte.
Si possono percorrere chilometri in una sola vita senza mai scalfire la superficie dei luoghi: invece la voce di Nabil ti vibra dentro, ti emoziona ed è quasi come se tu in quei posti che narra ci stai camminando. Ne senti l’odore, vedi i colori, senti le voci, il modo profondo e a tratti lamentoso di cantare degli arabi, questo trascinare la voce, come se tutto debba essere ripetuto, amplificato per dare più potenza. Cammini ed apprendi la vita, cammini e sani le ferite del giorno prima, cammini e vedi quello che avevi già visto ricco di nuove sfumature.
Nonostante la maggior parte delle canzoni siano in arabo e di conseguenza non ne posso apprezzare il testo, la voce di Nabil mi entra nel sangue, mi porta via da queste città prigioniere del sonno, da questo cielo sterile e mi accompagna verso un nuovo sole. E scopro che in fondo è come se lo capissi perché il linguaggio utilizzato è quello universale dell’amore.
Sapevo che il concerto volgeva al termine e che sarei approdata di nuovo ad “Itaca” e come diceva Kavafis “Sempre devi avere in mente Itaca,raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo sulla strada:che cos’altro ti aspetti? E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare”.
Questo concerto è un arricchimento per noi viaggiatori erranti, passeggeri del nostro stupore.
Finito si ritorna a casa, la nave viene attraccata, l’esistenza liberata, svincolata rifluisce in me. ESISTO…
Ma comunque si è divisi a metà…una parte è qui, l’altra parte è aldilà del mare!
Alessandra Convertino