Il pianismo contemporaneo passa di certo dalle mani di Brad Mehldau, in concerto per la stagione di FasanoMusica (BR) lo scorso martedì 23 marzo.
Inutile cercare di definirlo, Mehldau è forse il suono stesso della musica dei nostri tempi, la perfetta sintesi di ciò che oggi essa rappresenta, tra accademismo e modernità.
Due punti di partenza su cui Mehldau costruisce un’architettura formale e narrativa precisa, una giustapposizione di estremi che provocano una sorta di caos controllatissimo. Sono sufficienti poche note per riconoscere il suo linguaggio assolutamente unico e senza termini di paragone: Mehldau è Mehldau!
Il pianista americano passeggia nella sua musica con disinvoltura, fluido, leggero, improvvisa superando l’improvvisazione, che diventa meditazione dell’istante, trascinando tutto e tutti nel suo universo misterioso.
A Brad Mehldau è sufficiente una piccola cellula, un piccolo pretesto melodico, per dare vita alla sua personalissima composizione estemporanea, come una cattedrale che nasce da un brandello di sabbia.
La fonte da cui attinge poco importa, classica e jazz mescolate in un unicum di forte impatto, riletture che scavano dal repertorio pop/rock:
Radiohead, Nick Drake, Massive Attack, Nirvana, The Verve.
Con questi ultimi inizia il concerto. Una potente ondata armonica, che lentamente – ma con fermezza, giunge al parossismo: un’energia ritmica sempre presente, accompagnata dai suoi riconoscibili ostinati e agili ribattuti.
Gioca con le dissonanze Meldhau, con il ritmo, gioca con la fantasia, su quei tasti abilmente domati da una tecnica impeccabile e da una padronanza indiscussa dello strumento, scivolando inavvertitamente tra fraseggi romantici ed esplosioni be-bop.
In sintesi, abbiamo ascoltato
un concerto impressionante, talvolta sconcertante, quasi tumultuoso, con picchi emozionali a tratti drammatici ma anche ricco di esplorazioni calme e pacifiche, il tutto in un’atmosfera un po’ sospesa.
Un piccolo particolare:
avrebbe suonato probabilmente un secondo bis, se non fosse stato disturbato prima, ed irritato poi, per gli incresciosi frastuoni provenienti dal retropalco del teatro Kennedy, e dall’attraversamento della platea (poco rispettoso e con uno strascico di rumori al seguito), da parte di quello che si presume fosse un dipendente del teatro. Spesso purtroppo, l’inciviltà parte proprio da coloro che dovrebbero assicurare il corretto svolgimento dello spettacolo, proteggendo pubblico e artisti. Accade anche questo e abbiamo rischiato grosso, Brad ci perdonerà…. oppure no.
(M&M)