il Tacco di Bacco

Sul vino troppe parole e poca qualità in Puglia di Vittorio Cavaliere

Sul vino troppe parole e poca qualità in Puglia di Vittorio Cavaliere
Cavaliere – Dibattito aperto con una documentata critica ai produttori (cantine sociali comprese) Sul vino tante parole e poca qualità Ritengo doveroso chiarire che non sono uno scrittore, ciò nonostante mi è capitato spesso di raccontare dei miei ricordi, di ciò che provo per la natura, dei frutti della mia terra, dei vini e delle vigne, di tutto ciò che è operosa testimonianza di fatica, passione e cultura di chi ha popolato prima di noi questo splendido pezzo d’Italia chiamato Puglia. Quello che provo ogni volta che analizzo il fenomeno vino-mercato però è un turbamento, tra le cause, la mia ottusa ricerca della qualità, unica frontiera che contemplo. Se mi viene posta la domanda, com’è il momento del vino in Puglia? Nonostante la faziosità, influenzata dall’amore per questa regione, riesco a dare poco spazio all’ottimismo e rispondo, con una odiosa ma precisa espressione: critico di sostanziale crisi. So quanto nel marketing la parola crisi è bandita, tento di leggerla abbandonando il campanile e analizzando con scrupolo il mercato, la produzione, il credito e la finanza. Cosciente che in tale percorso è più facile attirare antipatie che simpatie. Nel mio tracciato eviterò di fare la classifi ca dei più colpevoli, anche se alcune dolorose considerazioni non possono essere taciute, in primis toccherò la produzione, la più colpita, la più impreparata. Doverosa però una chiara premessa, la crisi del vino in Puglia ha una matrice più antica di quella raccontata. Inspiegabilmente, mi spiace riaffermarlo, tanti addetti ai lavori non solo non hanno saputo leggerla, ma si sono lasciati portare sulla strada peggiore, offrendo al mercato messaggi confusi che corroborati dalla subdola crisi mondiale hanno reso tutto più difficile. Un aggravante, che ancora oggi incombe è l’invasione nel comparto di gente che viene da altri settori, spesso superficiali se non presuntuosi, magari forti di un capitale che si pensava di accrescere a dismisura, sapendo di trovare l’Eldorado, anche perché così gli veniva raccontato. Ritenendo inutile conservare veli sulla cattiva informazione che ha imperato durante tutta la costruzione della bolla speculativa, sicuramente la causa più grave, mi accingo ad evidenziare alcuni aspettinon trascurabili. Da anni mi chiedo “Chi guida le guide?” Tralascio le minori perché oltre la raccolta di pubblicità, quindi un benefi cio per un comparto in ogni caso in crisi, diffi cilmente influenti. Le più blasonate, inseguite dai produttori per un riconoscimento di merito, invece richiedono investimenti notevoli. Svestendo le guide di quella sacralità, per me, immeritata, e considerarle solo come strumento coadiuvante alla personale interpretazione del vino da parte del consumatore, sarebbe utile per diff erenziare gli investimenti centrando meglio il focus. Altro punto da debellare, in questo caso in maniera radicale, è l’invasione di campo di maghi e streghe del marketing, autoproclamatosi a tale ruolo, non solo privano chi ne ha diritto e specifi cità, ma in maniera assolutamente nociva riescono pure ad ottenere da politici distratti e creduloni soldi per far del male ad un comparto che non può permetterselo. Proprio in Puglia il fenomeno è così fiorente, che quello che costoro millantano come marketing del territorio altro non è che demarketing. Occorre che i produttori tentino una maggiore coesione, raramente l’auspicata squadra viene vista in campo, va assolutamente rivista la posizione di molte cantine sociali, che si accontentano di trasformare uva senza considerare la filiera. Si parla ancora di grado alcolico, anziché di proprietà organolettiche, il costo del vino sfuso, è avvilente, così come si abbassano i prezzi si abbassa la voglia di raccogliere l’uva. Cari amici non illudetevi che la crisi del vino pugliese sia solo fi glia di quella globale, convinti che il consumo deve essere moderato e consapevole, bisogna affermare la qualità, che non può essere presunta ma defi nita, cerchiamo nel rispetto assoluto della tradizione di intervenire sull’immagine del vino pugliese, che dovrà subire un autentico restyling. Coinvolgiamo i consumatori e tutti gli addetti al comparto, senza intimorirli, bandendo vocaboli privi di fondatezza, alla saccenteria sostituiamo la semplicità, solo così affronteremo il passaggio verso la conoscenza in modo naturale e coinvolgente. Come prevedevo gli aspetti non esaminati sono tanti, non so se meriterò ancora ospitalità su queste pagine, ma affermo con convinzione che i correttivi esistono, vanno discussi, confrontati e confortati dai tanti amici che vedono la Puglia come terra di riscatto come autentica Madre e non come una matrigna a cui spillare qualche spicciolo. (pubblicato su Gazzetta Economia) VITTORIO CAVALIERE Presidente Associazione culturale Ricerca e qualità

02/04/2010 00:00
Redazione - il Tacco di Bacco

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